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Il progetto Galileo di General Electric e le sfide hi tech per 500 giovani ingegneri italiani

Si chiama progetto “Galileo”, con un nome che evoca la migliore scienza italiana. E prevede investimenti per 600 milioni di dollari, tra la Toscana (cuore del progetto), la Lombardia, il Piemonte e la Puglia. A investire è la General Electric, multinazionale Usa tra le più grandi del mondo. E l’obiettivo è fare della “Nuovo Pignone” di Firenze il centro internazionale di ricerca di GE per turbine e compressori di nuova generazione. Un investimento massiccio. E un programma ambizioso. Per realizzare il quale saranno assunti nell’arco di poco tempo 500 ingegneri.

E’ un successo, per l’Italia, la nostra cultura scientifica, le capacità di formazione d’eccellenza delle nostre migliori università. Perché proprio questi fattori hanno contribuito a orientare la scelta di GE verso il nostro paese, battendo la concorrenza di Corea del Sud, Repubblica Ceca e Messico: la qualità delle nostre risorse umane, le speciali caratteristiche sia culturali che umane dei nostri giovani tecnici e ricercatori, quella “cultura politecnica” che si fonda su originali sintesi di competenze scientifiche e saperi umanistici che solo l’Italia sa esprimere a così alto livello e che innervano una straordinaria, competitiva cultura d’impresa.

Il progetto “Galileo” di GE (definito alla fine di gennaio con il contributo del governo e della Regione Toscana) conferma la crescente attrattività italiana per gli investimenti internazionali, proprio nei settori in cui sono determinanti le qualità del cosiddetto “capitale umano”, le attitudini delle persone. I recenti investimenti di Cisco, Bayer e di Apple per un centro di ricerca a Napoli ne sono ulteriori testimonianze. E provano la correttezza di una strada su cui continuare a insistere: formazione di alto livello, qualità nelle relazioni scuola-impresa (coinvolgendo sempre più gli istituti tecnici e la formazione professionale), ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.

GE, in particolare, ha un rapporto speciale con l’Italia. Nel ’94 ha rilevato dall’Eni la “Nuovo Pignone” di Firenze, l’ha ristrutturata radicalmente e l’ha rilanciata, facendone un centro di riferimento internazionale, come “GE Oil & Gas” e preparandola per poter sostenere adesso anche la sfida di “Galileo”. In anni recenti, ha rilevato la Avio di Cameri in provincia di Novara e ne ha fatto una realtà di straordinaria qualità produttiva hi tech nel settore aeronautico, una punta per “Industry 4.0”, la manifattura additiva, le più sofisticate applicazioni delle “stampanti 3D”. E continua a ritenere che l’Italia, non solo con gli stabilimenti diretti GE, ma anche con tutta la forza di una supply chain qualificata, possa essere un luogo ideale per la buona manifattura d’avanguardia, di spessore internazionale. Una scelta fondata. Che può fare da buon paradigma innovativo per altre multinazionali, ma anche per le migliori industrie dal “made in Italy”.

Si chiama progetto “Galileo”, con un nome che evoca la migliore scienza italiana. E prevede investimenti per 600 milioni di dollari, tra la Toscana (cuore del progetto), la Lombardia, il Piemonte e la Puglia. A investire è la General Electric, multinazionale Usa tra le più grandi del mondo. E l’obiettivo è fare della “Nuovo Pignone” di Firenze il centro internazionale di ricerca di GE per turbine e compressori di nuova generazione. Un investimento massiccio. E un programma ambizioso. Per realizzare il quale saranno assunti nell’arco di poco tempo 500 ingegneri.

E’ un successo, per l’Italia, la nostra cultura scientifica, le capacità di formazione d’eccellenza delle nostre migliori università. Perché proprio questi fattori hanno contribuito a orientare la scelta di GE verso il nostro paese, battendo la concorrenza di Corea del Sud, Repubblica Ceca e Messico: la qualità delle nostre risorse umane, le speciali caratteristiche sia culturali che umane dei nostri giovani tecnici e ricercatori, quella “cultura politecnica” che si fonda su originali sintesi di competenze scientifiche e saperi umanistici che solo l’Italia sa esprimere a così alto livello e che innervano una straordinaria, competitiva cultura d’impresa.

Il progetto “Galileo” di GE (definito alla fine di gennaio con il contributo del governo e della Regione Toscana) conferma la crescente attrattività italiana per gli investimenti internazionali, proprio nei settori in cui sono determinanti le qualità del cosiddetto “capitale umano”, le attitudini delle persone. I recenti investimenti di Cisco, Bayer e di Apple per un centro di ricerca a Napoli ne sono ulteriori testimonianze. E provano la correttezza di una strada su cui continuare a insistere: formazione di alto livello, qualità nelle relazioni scuola-impresa (coinvolgendo sempre più gli istituti tecnici e la formazione professionale), ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.

GE, in particolare, ha un rapporto speciale con l’Italia. Nel ’94 ha rilevato dall’Eni la “Nuovo Pignone” di Firenze, l’ha ristrutturata radicalmente e l’ha rilanciata, facendone un centro di riferimento internazionale, come “GE Oil & Gas” e preparandola per poter sostenere adesso anche la sfida di “Galileo”. In anni recenti, ha rilevato la Avio di Cameri in provincia di Novara e ne ha fatto una realtà di straordinaria qualità produttiva hi tech nel settore aeronautico, una punta per “Industry 4.0”, la manifattura additiva, le più sofisticate applicazioni delle “stampanti 3D”. E continua a ritenere che l’Italia, non solo con gli stabilimenti diretti GE, ma anche con tutta la forza di una supply chain qualificata, possa essere un luogo ideale per la buona manifattura d’avanguardia, di spessore internazionale. Una scelta fondata. Che può fare da buon paradigma innovativo per altre multinazionali, ma anche per le migliori industrie dal “made in Italy”.

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