Il valore dei musei d’impresa: custodire memoria di creatività e lavoro per fare crescere l’economia
I musei sono l’ossatura solida d’una comunità, per testimoniarne la storia e dunque rendere possibile costruirne il futuro. E i musei e gli archivi d’impresa documentano la vitalità dell’intraprendenza, dell’intelligenza creativa, del lavoro e dell’innovazione d’una comunità attiva, produttiva, socialmente inclusiva. In quest’intreccio fertile tra memoria e innovazione, appunto, stanno le radici delle capacità di sviluppo dell’economia italiana, d’una manifattura di qualità e d’un sistema di servizi ad alta tecnologia apprezzati sui mercati internazionali.
Sono queste le considerazioni di fondo che ispirano l’assemblea di Museimpresa, in programma a Milano il 24 maggio nella sede della Fondazione Aem. E che, proprio quest’anno, fanno leva sulle parole chiave della Giornata Internazionale dei musei, in calendario il 18 maggio, secondo le indicazioni dell’Icom (l’International Council of Museum, fondato nel 1946 per sostenere la conservazione e valorizzazione dei patrimoni culturali): “Sostenibilità e benessere”. Sulla sostenibilità, ambientale e sociale, proprio le imprese italiane sono testimoni privilegiate sui mercati globali, facendone da tempo un asset della propria competitività. E lavoro e, appunto, diffusione e benessere, sono gli effetti positivi della vocazione industriale dell’Italia, secondo grande paese manifatturiero europeo, dopo la Germania.
Per capire meglio, si può partire dalla più recente definizione che l’Icom dà dei musei e che anche Museimpresa ha fatto propria: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale”. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, “i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”.
Museo luogo vivo, strumento di approfondimento della storia e dell’esperienza umana. E veicolo di conoscenza diffusa. Uno spazio aperto, dialettico, democratico. E museo d’impresa come spazio in cui dare valore e prospettive alle culture materiali, secondo la lezione della scuola francese delle Annales, svincolando il racconto storico dalle sole dimensioni politiche e belliche. Le culture del lavoro, del cibo, degli scambi, della vita quotidiana, dell’attitudine al “fare, fare bene e fare del bene”. D’una tradizione diffusa nei territori italiani al “saper fare” che, proprio grazie anche all’impegno di Museimpresa, si va sempre più accompagnando al “far sapere”, rafforzando creatività e produttività.
C’è infatti una grande spinta alla crescita, scrivendo “una storia al futuro”. E musei e archivi si rivelano come veri e propri asset di competitività. Non solo per l’impresa protagonista. Ma anche per gli stakeholders. Con un intreccio tra consapevolezza dei valori del passato e capacità di costruire paradigmi di quello sviluppo che abbiamo già definito come sostenibile.
Creazione e innovazione, con la forza di un vero e proprio “orgoglio industriale”, sono appunto le caratteristiche fondamentali della nostra cultura d’impresa. E dunque memoria e racconto di un lungo, accidentato e complesso percorso attraverso le mutazioni di tecnologie produttive e prodotti, consumi e costumi. Perché l’impresa, come comunità di persone, è un attore sociale fondamentale della Storia. E il suo segno distintivo sta in una strategia ampia, che lega la “cultura politecnica” (sintesi originale di saperi umanistici e conoscenze scientifiche) ai processi produttivi, i linguaggi della comunicazione e del marketing ai prodotti. Con attenzione alle relazioni tra manifattura, servizi, creatività e ricerca scientifica, tra evoluzione della tecnologia e racconto degli artisti, scrittori e poeti, architetti, registi e fotografi, grafici pubblicitari e designer. Una civiltà delle immagini e delle parole, delle persone e delle macchine.
Alla base di questa attività di Museimpresa (nata più di vent’anni fa per iniziativa di Assolombarda e Confindustria e adesso forte di oltre 130 iscritti e sostenitori istituzionali) c’è, appunto, la convinzione, oramai consolidata, che le aziende siano luoghi fisici e mentali dove il passato e il futuro s’incontrano e determinano sviluppo economico e sociale.
Negli archivi delle nostre imprese, infatti, è custodito e raccontato il patrimonio della sapienza manifatturiera e della qualità dei servizi, cardini d’una diffusa cultura economica, sociale e civile: documenti, fotografie, film, pubblicità, disegni tecnici, ma anche contratti e libretti di lavoro che raccontano la dimensione soprattutto umana del lavorare, con le diverse relazioni industriali, le testimonianze di rapporti e conflitti, l’evoluzione dei legami tra imprenditori, dirigenti, tecnici e maestranze operaie. Un capitale sociale che caratterizza ogni impresa e ne definisce la storia e l’identità. Il ritratto mobile d’una straordinaria umanità.
I musei sono l’ossatura solida d’una comunità, per testimoniarne la storia e dunque rendere possibile costruirne il futuro. E i musei e gli archivi d’impresa documentano la vitalità dell’intraprendenza, dell’intelligenza creativa, del lavoro e dell’innovazione d’una comunità attiva, produttiva, socialmente inclusiva. In quest’intreccio fertile tra memoria e innovazione, appunto, stanno le radici delle capacità di sviluppo dell’economia italiana, d’una manifattura di qualità e d’un sistema di servizi ad alta tecnologia apprezzati sui mercati internazionali.
Sono queste le considerazioni di fondo che ispirano l’assemblea di Museimpresa, in programma a Milano il 24 maggio nella sede della Fondazione Aem. E che, proprio quest’anno, fanno leva sulle parole chiave della Giornata Internazionale dei musei, in calendario il 18 maggio, secondo le indicazioni dell’Icom (l’International Council of Museum, fondato nel 1946 per sostenere la conservazione e valorizzazione dei patrimoni culturali): “Sostenibilità e benessere”. Sulla sostenibilità, ambientale e sociale, proprio le imprese italiane sono testimoni privilegiate sui mercati globali, facendone da tempo un asset della propria competitività. E lavoro e, appunto, diffusione e benessere, sono gli effetti positivi della vocazione industriale dell’Italia, secondo grande paese manifatturiero europeo, dopo la Germania.
Per capire meglio, si può partire dalla più recente definizione che l’Icom dà dei musei e che anche Museimpresa ha fatto propria: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale”. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, “i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”.
Museo luogo vivo, strumento di approfondimento della storia e dell’esperienza umana. E veicolo di conoscenza diffusa. Uno spazio aperto, dialettico, democratico. E museo d’impresa come spazio in cui dare valore e prospettive alle culture materiali, secondo la lezione della scuola francese delle Annales, svincolando il racconto storico dalle sole dimensioni politiche e belliche. Le culture del lavoro, del cibo, degli scambi, della vita quotidiana, dell’attitudine al “fare, fare bene e fare del bene”. D’una tradizione diffusa nei territori italiani al “saper fare” che, proprio grazie anche all’impegno di Museimpresa, si va sempre più accompagnando al “far sapere”, rafforzando creatività e produttività.
C’è infatti una grande spinta alla crescita, scrivendo “una storia al futuro”. E musei e archivi si rivelano come veri e propri asset di competitività. Non solo per l’impresa protagonista. Ma anche per gli stakeholders. Con un intreccio tra consapevolezza dei valori del passato e capacità di costruire paradigmi di quello sviluppo che abbiamo già definito come sostenibile.
Creazione e innovazione, con la forza di un vero e proprio “orgoglio industriale”, sono appunto le caratteristiche fondamentali della nostra cultura d’impresa. E dunque memoria e racconto di un lungo, accidentato e complesso percorso attraverso le mutazioni di tecnologie produttive e prodotti, consumi e costumi. Perché l’impresa, come comunità di persone, è un attore sociale fondamentale della Storia. E il suo segno distintivo sta in una strategia ampia, che lega la “cultura politecnica” (sintesi originale di saperi umanistici e conoscenze scientifiche) ai processi produttivi, i linguaggi della comunicazione e del marketing ai prodotti. Con attenzione alle relazioni tra manifattura, servizi, creatività e ricerca scientifica, tra evoluzione della tecnologia e racconto degli artisti, scrittori e poeti, architetti, registi e fotografi, grafici pubblicitari e designer. Una civiltà delle immagini e delle parole, delle persone e delle macchine.
Alla base di questa attività di Museimpresa (nata più di vent’anni fa per iniziativa di Assolombarda e Confindustria e adesso forte di oltre 130 iscritti e sostenitori istituzionali) c’è, appunto, la convinzione, oramai consolidata, che le aziende siano luoghi fisici e mentali dove il passato e il futuro s’incontrano e determinano sviluppo economico e sociale.
Negli archivi delle nostre imprese, infatti, è custodito e raccontato il patrimonio della sapienza manifatturiera e della qualità dei servizi, cardini d’una diffusa cultura economica, sociale e civile: documenti, fotografie, film, pubblicità, disegni tecnici, ma anche contratti e libretti di lavoro che raccontano la dimensione soprattutto umana del lavorare, con le diverse relazioni industriali, le testimonianze di rapporti e conflitti, l’evoluzione dei legami tra imprenditori, dirigenti, tecnici e maestranze operaie. Un capitale sociale che caratterizza ogni impresa e ne definisce la storia e l’identità. Il ritratto mobile d’una straordinaria umanità.