Imprenditori cattolici per davvero
Etica e impresa possono andare di pari passo. Basta volerlo. Anche se non è facile. E, in effetti, l’esplorazione dei percorsi di che avvicinano la gestione d’impresa con una visione etica della vita, è attività non solo oggi. Quando, poi, alla “semplice” generica etica si sostituisce l’approccio cristiano e cattolico e li si avvicina all’essere imprenditori, la questione si fa più complessa e, forse, ancora più interessante.
E’ quanto ha provato a fare Antonio Argandoña (dello IESE, Business School, Università della Navarra, Barcellona, Spagna), in un articolo pubblicato da Humanism in Economics and Business appena qualche settimana fa.
Argandoña affronta dalle prime righe il tema più che impegnativo: un cattolico, spiega, è una persona che, al di là del senso di vita o di pratiche morali o spirituali, dovrebbe seguire l’insegnamento della Chiesa cattolica anche nell’operato di tutti i giorni. Anche se imprenditore e quindi anche se legato dalla logica economica all’ottenimento del profotti alla fine del suo lavoro.
Insomma, per Argandoña non solo imprenditoria ed etica possono essere collegate, ma questo collegamento è in qualche modo obbligatorio quando chi è imprenditore si ritrova pure ad essere cristiano e cattolico. Precisazione d’obbligo, come si sa, visto che l’etica cattolica dell’economia può differire da quella cristiana ma protestante (non farebbe male, a questo proposito, tornare a scorrere le pagine dell’Etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber).
Il cristiano – è quindi l’idea di base dell’articolo -, è visto come una persona con una visione peculiare della vita e dei suoi obiettivi. Ma spesso, molto spesso, la volontà dell’etica cattolica dell’economia deve fare i conti con una realtà più pesante, stringente e spesso vincente. “Eppure – dice infatti l’autore -, quando vediamo il cristiano, e più in particolare la Chiesa cattolica, come un imprenditore o manager, cioè impegnato nel compito di creare e gestire imprese, la sua attività verso l’esterno non sembra diversa da quella di altri imprenditori, non cristiane”. E’ l’esplicitarsi del conflitto – eterno per certi versi – fra spinte della morale cristiana e provocazioni materiali. Conflitto apparente in molti casi, reale e concreto in molti altri.
Lo scopo dell’articolo è quello di capire quindi ciò che rende il cattolico che lavora un “imprenditore diverso”, attento all’altro, concentrato sul profitto ma anche sul percorso più eticamente cristiano per raggiungerlo. L’obiettivo di Argandoña è anche quello di rispondere alle domande che ci si può porre circa i vantaggi e gli svantaggi di essere un cattolico.
“Noi sosteniamo – viene spiegato -, che la religione fornisce ai manager una visione più ampia della loro attività e li aiuta a comprendere le ragioni del comportamento etico”. Con un traguardo possibile da raggiungere: profitto ed etica cristiana cattolica non sono incompatibili.
Percorrere un tratto di strada lungo il ragionamento che unisce etica cattolica ed azione imprenditoriale, è utile a tutti. Anche a chi cristiano e cattolico non è. E, naturalmente, anche a chi dice essere tale.
Why Is a Catholic Manager Different?
Antonio Argandoña (IESE, Business School, Università della Navarra, Barcellona, Spagna)
Humanism in Economics and Business. Issues in Business Ethics Volume 43, 2015, pp 201-214
Etica e impresa possono andare di pari passo. Basta volerlo. Anche se non è facile. E, in effetti, l’esplorazione dei percorsi di che avvicinano la gestione d’impresa con una visione etica della vita, è attività non solo oggi. Quando, poi, alla “semplice” generica etica si sostituisce l’approccio cristiano e cattolico e li si avvicina all’essere imprenditori, la questione si fa più complessa e, forse, ancora più interessante.
E’ quanto ha provato a fare Antonio Argandoña (dello IESE, Business School, Università della Navarra, Barcellona, Spagna), in un articolo pubblicato da Humanism in Economics and Business appena qualche settimana fa.
Argandoña affronta dalle prime righe il tema più che impegnativo: un cattolico, spiega, è una persona che, al di là del senso di vita o di pratiche morali o spirituali, dovrebbe seguire l’insegnamento della Chiesa cattolica anche nell’operato di tutti i giorni. Anche se imprenditore e quindi anche se legato dalla logica economica all’ottenimento del profotti alla fine del suo lavoro.
Insomma, per Argandoña non solo imprenditoria ed etica possono essere collegate, ma questo collegamento è in qualche modo obbligatorio quando chi è imprenditore si ritrova pure ad essere cristiano e cattolico. Precisazione d’obbligo, come si sa, visto che l’etica cattolica dell’economia può differire da quella cristiana ma protestante (non farebbe male, a questo proposito, tornare a scorrere le pagine dell’Etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber).
Il cristiano – è quindi l’idea di base dell’articolo -, è visto come una persona con una visione peculiare della vita e dei suoi obiettivi. Ma spesso, molto spesso, la volontà dell’etica cattolica dell’economia deve fare i conti con una realtà più pesante, stringente e spesso vincente. “Eppure – dice infatti l’autore -, quando vediamo il cristiano, e più in particolare la Chiesa cattolica, come un imprenditore o manager, cioè impegnato nel compito di creare e gestire imprese, la sua attività verso l’esterno non sembra diversa da quella di altri imprenditori, non cristiane”. E’ l’esplicitarsi del conflitto – eterno per certi versi – fra spinte della morale cristiana e provocazioni materiali. Conflitto apparente in molti casi, reale e concreto in molti altri.
Lo scopo dell’articolo è quello di capire quindi ciò che rende il cattolico che lavora un “imprenditore diverso”, attento all’altro, concentrato sul profitto ma anche sul percorso più eticamente cristiano per raggiungerlo. L’obiettivo di Argandoña è anche quello di rispondere alle domande che ci si può porre circa i vantaggi e gli svantaggi di essere un cattolico.
“Noi sosteniamo – viene spiegato -, che la religione fornisce ai manager una visione più ampia della loro attività e li aiuta a comprendere le ragioni del comportamento etico”. Con un traguardo possibile da raggiungere: profitto ed etica cristiana cattolica non sono incompatibili.
Percorrere un tratto di strada lungo il ragionamento che unisce etica cattolica ed azione imprenditoriale, è utile a tutti. Anche a chi cristiano e cattolico non è. E, naturalmente, anche a chi dice essere tale.
Why Is a Catholic Manager Different?
Antonio Argandoña (IESE, Business School, Università della Navarra, Barcellona, Spagna)
Humanism in Economics and Business. Issues in Business Ethics Volume 43, 2015, pp 201-214