Imprenditori ovunque
Gli imprenditori sono uguali in tutto il mondo. Certo, non ci sono imprese-fotocopia. Ma lo spirito imprenditoriale esaltato da numerosi teorici e concretizzato in migliaia di aziende, effettivamente ha dei tratti comuni, che travalicano i confini e i continenti. “Prove” in questo senso, tuttavia, non ve ne sono molte.
Per questo è interessante leggere “Achievement Motivation, Strategic Orientations, and Business Performance in Entrepreneurial Firms: How Different are Japanese and Americans Founders?”, uno studio condotto da quattro autori sparzi in tre centri di ricerca: Rohit Deshpandé, Amir Grinstein della Ben-Gurion University, Sang-Hoon Kim della Seoul National University e Elie Ofek di Harvard.
La ricerca aveva l’obiettivo di capire se vi siano differenze nelle scelte strategiche e negli orientamenti, oltre che negli esiti, fra imprese americane e giapponesi, con una particolare attenzione sulle motivazioni dei cosiddetti “fondatori” delle imprese stesse. Niente di teorico, però, visto che l’analisi è stata condotta con un sondaggio fra 397 “fondatori” giapponesi e 189 americani.
I risultati per certi versi sono sorprendenti. Pur se collocati in Paesi culturalmente diversi, gli imprenditori giapponesi e quelli USA hanno di fatto stili simili che portano a scelte conseguenti.
Gli autori fanno degli esempi. In Giappone e negli USA, il successo passa sempre per la cura del cliente e per il contenimento dei costi; mentre l’attenzione ai livelli tecnologici è inversamente proporzionale ai livelli di redditività.
Soprattutto però, ciò che emerge dalle oltre 500 interviste è quello spirito imprenditoriale che conduce persone di cultura e abitudini di vita diverse alle stesse modalità di scelta e di comportante. Un fiuto, un sentire, uno scatto, un’iniziativa che connotano in maniera pressoché uguale gli imprenditori in qualsiasi parte del mondo. Una specie di magia diffusa che sorprende e che ogni giorno si ripete.
Rohit Deshpandé, Amir Grinstein, Sang-Hoon Kim e Elie Ofek
International Marketing Review, Volume 30/3, 2013.
Gli imprenditori sono uguali in tutto il mondo. Certo, non ci sono imprese-fotocopia. Ma lo spirito imprenditoriale esaltato da numerosi teorici e concretizzato in migliaia di aziende, effettivamente ha dei tratti comuni, che travalicano i confini e i continenti. “Prove” in questo senso, tuttavia, non ve ne sono molte.
Per questo è interessante leggere “Achievement Motivation, Strategic Orientations, and Business Performance in Entrepreneurial Firms: How Different are Japanese and Americans Founders?”, uno studio condotto da quattro autori sparzi in tre centri di ricerca: Rohit Deshpandé, Amir Grinstein della Ben-Gurion University, Sang-Hoon Kim della Seoul National University e Elie Ofek di Harvard.
La ricerca aveva l’obiettivo di capire se vi siano differenze nelle scelte strategiche e negli orientamenti, oltre che negli esiti, fra imprese americane e giapponesi, con una particolare attenzione sulle motivazioni dei cosiddetti “fondatori” delle imprese stesse. Niente di teorico, però, visto che l’analisi è stata condotta con un sondaggio fra 397 “fondatori” giapponesi e 189 americani.
I risultati per certi versi sono sorprendenti. Pur se collocati in Paesi culturalmente diversi, gli imprenditori giapponesi e quelli USA hanno di fatto stili simili che portano a scelte conseguenti.
Gli autori fanno degli esempi. In Giappone e negli USA, il successo passa sempre per la cura del cliente e per il contenimento dei costi; mentre l’attenzione ai livelli tecnologici è inversamente proporzionale ai livelli di redditività.
Soprattutto però, ciò che emerge dalle oltre 500 interviste è quello spirito imprenditoriale che conduce persone di cultura e abitudini di vita diverse alle stesse modalità di scelta e di comportante. Un fiuto, un sentire, uno scatto, un’iniziativa che connotano in maniera pressoché uguale gli imprenditori in qualsiasi parte del mondo. Una specie di magia diffusa che sorprende e che ogni giorno si ripete.
Rohit Deshpandé, Amir Grinstein, Sang-Hoon Kim e Elie Ofek
International Marketing Review, Volume 30/3, 2013.