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Scuole secondarie di II grado
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Impresa e lavoro, evoluzione comune

L’analisi comparata dei contratti collettivi fornisce un quadro puntuale delle regole da applicare

 

Le regole del lavoro che cambiano sulla base del confronto tra i protagonisti delle imprese. Dialogo (spesso) serrato, sempre costruttivo, la cui osservazione può dire molto sull’effettivo livello di quella cultura d’impresa che cerca di conciliare esigenze di lavoro e di vita, produttività con vivibilità degli ambienti di fabbrica e di ufficio. Si tratta di un traguardo conoscitivo che può essere avvicinato attraverso l’osservazione e la comparazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei diversi comparti industriali. E’ quanto fatto da Renato Brunetta (Presidente CNEL) e Chiara Altilio (Visiting Fellow presso lo stesso CNEL) con la ricerca “Non di solo lavoro vive l’uomo. Il contributo della contrattazione al corretto equilibrio tra persona, carichi di cura e lavoro. Una verifica sull’archivio CNEL dei contratti collettivi” pubblicata da poco nella serie “Casi e materiali di discussione: mercato del lavoro e contrattazione collettiva” dello stesso Consiglio.

I due autori partono da un lato dalla constatazione della sempre più pressante esigenza di conciliare vita e lavoro e, dall’altro, dalla necessità di un “percorso di monitoraggio e valutazione” su come queste esigenze (sancite anche dalla legge) siano per davvero tenute in conto nella realtà effettiva della produzione. Per iniziare una verifica puntuale sul tema, Brunetta e Altilio hanno scelto di verificare come i contratti collettivi di lavoro abbiano accolto quanto indicato delle norme e a seguiti del confronto tra imprese e organizzazioni sindacali. Base di lavoro è stato l’archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro.

L’analisi condotta ha riguardato quindi alcuni grandi gruppi di strumenti: i contributi, i rimborsi e i benefit, ma anche i servizi e le prestazioni previste così come gli aspetti relativi all’organizzazione del lavoro indicata dai singoli contratti esaminati settore per settore.

La fotografia che Brunetta e Altilio scattano dello stato dell’arte della contrattazione collettiva con riferimento agli strumenti di conciliazione tra vita e lavoro, è attenta ai particolari così come al quadro generale. E fornisce un’indicazione importante: se da una parte i contratti nazionali testimoniano dell’attenzione all’argomento e della volontà di mettere in pratica quanto dettato dalle leggi, dall’altra c’è ancora spazio per notevoli miglioramenti a partire dal trasferimento negli accordi di lavoro aziendali.

Importante l’incipit a tutta l’indagine: “I cambiamenti demografici, le nuove e crescenti vulnerabilità, la modifica delle strutture familiari e le stesse dinamiche occupazionali dei moderni mercati del lavoro influenzano profondamente il rapporto tra persona e processi economici. Non è più solo un problema, già di per sé complesso, di coniugare il benessere organizzativo con la produttività del lavoro. Sullo sfondo emerge l’urgenza di contribuire nel complesso a una società più giusta e inclusiva collocando nei fatti, e non solo a parole, le persone al centro delle dinamiche dei contesti produttivi e di lavoro. Contesti che sono sempre più chiamati a diventare luoghi di sviluppo di buone relazioni interpersonali dove cioè non sia più una eccezione, affidata alla sola responsabilità sociale d’impresa, l’idea che i bisogni della persona che lavora non sono secondari rispetto alle esigenze organizzative e produttive”.

Non di solo lavoro vive l’uomo. Il contributo della contrattazione al corretto equilibrio tra persona, carichi di cura e lavoro. Una verifica sull’archivio CNEL dei contratti collettivi

Renato Brunetta, Presidente CNEL, Chiara Altilio, Visiting Fellow presso il CNEL

Casi e materiali di discussione: mercato del lavoro e contrattazione collettiva, N. 10 | 2024

L’analisi comparata dei contratti collettivi fornisce un quadro puntuale delle regole da applicare

 

Le regole del lavoro che cambiano sulla base del confronto tra i protagonisti delle imprese. Dialogo (spesso) serrato, sempre costruttivo, la cui osservazione può dire molto sull’effettivo livello di quella cultura d’impresa che cerca di conciliare esigenze di lavoro e di vita, produttività con vivibilità degli ambienti di fabbrica e di ufficio. Si tratta di un traguardo conoscitivo che può essere avvicinato attraverso l’osservazione e la comparazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei diversi comparti industriali. E’ quanto fatto da Renato Brunetta (Presidente CNEL) e Chiara Altilio (Visiting Fellow presso lo stesso CNEL) con la ricerca “Non di solo lavoro vive l’uomo. Il contributo della contrattazione al corretto equilibrio tra persona, carichi di cura e lavoro. Una verifica sull’archivio CNEL dei contratti collettivi” pubblicata da poco nella serie “Casi e materiali di discussione: mercato del lavoro e contrattazione collettiva” dello stesso Consiglio.

I due autori partono da un lato dalla constatazione della sempre più pressante esigenza di conciliare vita e lavoro e, dall’altro, dalla necessità di un “percorso di monitoraggio e valutazione” su come queste esigenze (sancite anche dalla legge) siano per davvero tenute in conto nella realtà effettiva della produzione. Per iniziare una verifica puntuale sul tema, Brunetta e Altilio hanno scelto di verificare come i contratti collettivi di lavoro abbiano accolto quanto indicato delle norme e a seguiti del confronto tra imprese e organizzazioni sindacali. Base di lavoro è stato l’archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro.

L’analisi condotta ha riguardato quindi alcuni grandi gruppi di strumenti: i contributi, i rimborsi e i benefit, ma anche i servizi e le prestazioni previste così come gli aspetti relativi all’organizzazione del lavoro indicata dai singoli contratti esaminati settore per settore.

La fotografia che Brunetta e Altilio scattano dello stato dell’arte della contrattazione collettiva con riferimento agli strumenti di conciliazione tra vita e lavoro, è attenta ai particolari così come al quadro generale. E fornisce un’indicazione importante: se da una parte i contratti nazionali testimoniano dell’attenzione all’argomento e della volontà di mettere in pratica quanto dettato dalle leggi, dall’altra c’è ancora spazio per notevoli miglioramenti a partire dal trasferimento negli accordi di lavoro aziendali.

Importante l’incipit a tutta l’indagine: “I cambiamenti demografici, le nuove e crescenti vulnerabilità, la modifica delle strutture familiari e le stesse dinamiche occupazionali dei moderni mercati del lavoro influenzano profondamente il rapporto tra persona e processi economici. Non è più solo un problema, già di per sé complesso, di coniugare il benessere organizzativo con la produttività del lavoro. Sullo sfondo emerge l’urgenza di contribuire nel complesso a una società più giusta e inclusiva collocando nei fatti, e non solo a parole, le persone al centro delle dinamiche dei contesti produttivi e di lavoro. Contesti che sono sempre più chiamati a diventare luoghi di sviluppo di buone relazioni interpersonali dove cioè non sia più una eccezione, affidata alla sola responsabilità sociale d’impresa, l’idea che i bisogni della persona che lavora non sono secondari rispetto alle esigenze organizzative e produttive”.

Non di solo lavoro vive l’uomo. Il contributo della contrattazione al corretto equilibrio tra persona, carichi di cura e lavoro. Una verifica sull’archivio CNEL dei contratti collettivi

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