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Imprese che fanno cultura

In un lavoro di tesi presentato alla Cà Foscari, l’esame dettagliato dell’unione fra la cultura della produzione e la cultura a tutto campo

La buona impresa produce anche cultura. E la sostiene, se necessario. Pratica evolutasi nel tempo con l’evolversi della stessa idea di impresa e di imprenditore, quella delle organizzazioni della produzione che hanno anche al loro attivo il mecenatismo, o comunque una forte partecipazione alla vita culturale dell’ambito in cui si muovono, è ormai cosa acquisita e diffusa, ma ancora da comprendere nei suoi aspetti più di dettaglio..

Per compiere un passo verso questa direzione, è utile leggere “Il rapporto tra innovazione culturale e imprese del nord-est”, lavoro di tesi di Erica Francesconi all’Università Cà Foscari di Venezia che ragiona proprio sulle relazioni fra eventi culturali e impegno delle imprese osservati nel loro svolgersi in un’area importante per l’industria in Italia. In particolare, poi, il lavoro guarda ai legami fra eventi, industrie e Pubblica Amministrazione Regionale (quella del Veneto).

Viene spiegato nel testo: “Il rapporto tra le aziende private e il settore culturale si sviluppa secondo diverse tipologie di collaborazione, ma ad oggi persiste ancora la formula del mecenatismo: una forma di finanziamento privato che permette all’azienda di avere maggiore visibilità e a chi opera nel settore culturale questo permette di avere a disposizione dei fondi con cui realizzare progetti artistici e culturali, di interesse condiviso fra le due realtà”.

Condizione di scambio fra interessi solo apparentemente diversi – quelli dell’impresa e quelli della cultura -, il rapporto fra azienda e fatto culturale viene quindi indagato prima dal punto di vista teorico, poi da quello operativo. Il lavoro prende in considerazione alcuni casi e modalità di collaborazione – dal classico mecenatismo al crowdfunding -, come quelli del C4 (Centro Cultura e Contemporaneo di Caldogno), e delle associazioni Atipografia e Illustri. Realtà che hanno avuto a che fare con imprese come Unicredit, Arclinea, Dainese, Deroma, il Gruppo Maltauro, Telwin, Trend Group ma anche il Gruppo Mastrotto, Girolibero e Zeppelin, Burgo Group, Selle Royal e molte altre ancora. Di ognuna di esse vengono colti l’essenza della collaborazione, i risultati, le difficoltà, il dipanarsi nel tempo.

Ne emerge una storia di saggia industria  che affascina nel suo intento di produrre qualità non solo materiale.

Il lavoro di Erica Francesconi è un buon strumento per approfondire l’alchimia delle relazioni fra impresa e cultura, fra chi dovrebbe pensare – nella vulgata economica -, solo al profitto e chi invece ha come obiettivo altro al posto della chiusura in positivo dei bilanci.

Il rapporto tra innovazione culturale e imprese del nord-est

Erica Francesconi

Corso di Laurea Magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, Università Cà Foscari Venezia, 2015

In un lavoro di tesi presentato alla Cà Foscari, l’esame dettagliato dell’unione fra la cultura della produzione e la cultura a tutto campo

La buona impresa produce anche cultura. E la sostiene, se necessario. Pratica evolutasi nel tempo con l’evolversi della stessa idea di impresa e di imprenditore, quella delle organizzazioni della produzione che hanno anche al loro attivo il mecenatismo, o comunque una forte partecipazione alla vita culturale dell’ambito in cui si muovono, è ormai cosa acquisita e diffusa, ma ancora da comprendere nei suoi aspetti più di dettaglio..

Per compiere un passo verso questa direzione, è utile leggere “Il rapporto tra innovazione culturale e imprese del nord-est”, lavoro di tesi di Erica Francesconi all’Università Cà Foscari di Venezia che ragiona proprio sulle relazioni fra eventi culturali e impegno delle imprese osservati nel loro svolgersi in un’area importante per l’industria in Italia. In particolare, poi, il lavoro guarda ai legami fra eventi, industrie e Pubblica Amministrazione Regionale (quella del Veneto).

Viene spiegato nel testo: “Il rapporto tra le aziende private e il settore culturale si sviluppa secondo diverse tipologie di collaborazione, ma ad oggi persiste ancora la formula del mecenatismo: una forma di finanziamento privato che permette all’azienda di avere maggiore visibilità e a chi opera nel settore culturale questo permette di avere a disposizione dei fondi con cui realizzare progetti artistici e culturali, di interesse condiviso fra le due realtà”.

Condizione di scambio fra interessi solo apparentemente diversi – quelli dell’impresa e quelli della cultura -, il rapporto fra azienda e fatto culturale viene quindi indagato prima dal punto di vista teorico, poi da quello operativo. Il lavoro prende in considerazione alcuni casi e modalità di collaborazione – dal classico mecenatismo al crowdfunding -, come quelli del C4 (Centro Cultura e Contemporaneo di Caldogno), e delle associazioni Atipografia e Illustri. Realtà che hanno avuto a che fare con imprese come Unicredit, Arclinea, Dainese, Deroma, il Gruppo Maltauro, Telwin, Trend Group ma anche il Gruppo Mastrotto, Girolibero e Zeppelin, Burgo Group, Selle Royal e molte altre ancora. Di ognuna di esse vengono colti l’essenza della collaborazione, i risultati, le difficoltà, il dipanarsi nel tempo.

Ne emerge una storia di saggia industria  che affascina nel suo intento di produrre qualità non solo materiale.

Il lavoro di Erica Francesconi è un buon strumento per approfondire l’alchimia delle relazioni fra impresa e cultura, fra chi dovrebbe pensare – nella vulgata economica -, solo al profitto e chi invece ha come obiettivo altro al posto della chiusura in positivo dei bilanci.

Il rapporto tra innovazione culturale e imprese del nord-est

Erica Francesconi

Corso di Laurea Magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, Università Cà Foscari Venezia, 2015

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