Imprese coraggiose
L’impresa agisce in un ambiente complesso. Appaiono quasi come dati scontati – che in realtà non sono -, ma dinamismo, complicazione, velocità e cambiamento sono caratteristiche comuni a tutti i sistemi produttivi e sociali occidentali (e non solo). C’è però da chiedersi chi davvero riesce a tenere il passo con il mutamento delle cose. Domanda da fare anche alle imprese. E anche tenendo conto che gli elementi da mettere in fila per capire meglio cosa sta accadendo sono molti.
Paola Paniccia – Ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università di Tor Vergata – ragiona in “L’industria manifatturiera italiana: le sfide e il coraggio” partendo proprio dalla complessità per chiedersi come le imprese manifatturiere hanno reagito.
“Produttori e consumatori che cambiano – spiega nell’articolo uscito sull’ultimo numero di Sinergie -, nuovi paesi e nuove economie che conquistano quote sempre più ampie del mercato manifatturiero internazionale, emergenti molteplici forme di offerta e ruolo sempre più determinate della tecnologia nel produrre e nel consumare manufatti e servizi, costituiscono una evidenza della complessità che viviamo. Contestualmente, la competitività sollecita giochi sinergici attraverso la cooperazione a molteplici livelli (imprese, territori, paesi)”. E non basta, perché il ragionamento prosegue spiegando che tutto questo “ha messo a dura prova le imprese manifatturiere e in primis la loro capacità imprenditoriale di mettere in campo nuove sfide. In Italia ancor più”.
L’autrice quindi cerca di rispondere a due quesiti un po’ trascurati. Prima di tutto su chi si assume la responsabilità delle decisioni fondamentali da cui, in un modo o nell’altro, dipende la vita o la morte di una impresa. Poi, su quali siano le qualità di cui occorre dotarsi e quali i valori di fondo cui ancorare il ruolo dell’imprenditore e dell’imprenditorialità.
Domande cruciali, alle quali Paniccia risponde esplorando l’evoluzione dell’economia e della società delle imprese in questi ultimi anni, le sfide intraprese, i passi compiuti. Uno dei casi presi in considerazione è quello della Fiat.
La conclusione è che “l’imprenditorialità deve fornirsi di particolari qualità e soprattutto manifestarsi nell’esercizio di capacità sempre più elevate”. Vince – è uno dei passaggi cruciali del tutto -, la consapevolezza delle “capacità cognitive” e dei “diversi aspetti della personalità dell’individuo, così come i suoi valori culturali e morali” che “giocano tutti un ruolo fondamentale nel prendere decisioni”.
Ma Paniccia va anche oltre e aggiunge: “Tra le virtù necessarie e indispensabili per ‘ben fare’ noi mettiamo la virtù del coraggio. Da non confondere con la temerarietà (…)”.
L’articolo di Paola Paniccia può non trovare sempre tutti d’accordo, ma è da leggere fino in fondo.
L’industria manifatturiera italiana: le sfide e il coraggio
Paola Paniccia
Sinergie, Italian Journal of Management n. 95, settembre-dicembre 2014
L’impresa agisce in un ambiente complesso. Appaiono quasi come dati scontati – che in realtà non sono -, ma dinamismo, complicazione, velocità e cambiamento sono caratteristiche comuni a tutti i sistemi produttivi e sociali occidentali (e non solo). C’è però da chiedersi chi davvero riesce a tenere il passo con il mutamento delle cose. Domanda da fare anche alle imprese. E anche tenendo conto che gli elementi da mettere in fila per capire meglio cosa sta accadendo sono molti.
Paola Paniccia – Ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università di Tor Vergata – ragiona in “L’industria manifatturiera italiana: le sfide e il coraggio” partendo proprio dalla complessità per chiedersi come le imprese manifatturiere hanno reagito.
“Produttori e consumatori che cambiano – spiega nell’articolo uscito sull’ultimo numero di Sinergie -, nuovi paesi e nuove economie che conquistano quote sempre più ampie del mercato manifatturiero internazionale, emergenti molteplici forme di offerta e ruolo sempre più determinate della tecnologia nel produrre e nel consumare manufatti e servizi, costituiscono una evidenza della complessità che viviamo. Contestualmente, la competitività sollecita giochi sinergici attraverso la cooperazione a molteplici livelli (imprese, territori, paesi)”. E non basta, perché il ragionamento prosegue spiegando che tutto questo “ha messo a dura prova le imprese manifatturiere e in primis la loro capacità imprenditoriale di mettere in campo nuove sfide. In Italia ancor più”.
L’autrice quindi cerca di rispondere a due quesiti un po’ trascurati. Prima di tutto su chi si assume la responsabilità delle decisioni fondamentali da cui, in un modo o nell’altro, dipende la vita o la morte di una impresa. Poi, su quali siano le qualità di cui occorre dotarsi e quali i valori di fondo cui ancorare il ruolo dell’imprenditore e dell’imprenditorialità.
Domande cruciali, alle quali Paniccia risponde esplorando l’evoluzione dell’economia e della società delle imprese in questi ultimi anni, le sfide intraprese, i passi compiuti. Uno dei casi presi in considerazione è quello della Fiat.
La conclusione è che “l’imprenditorialità deve fornirsi di particolari qualità e soprattutto manifestarsi nell’esercizio di capacità sempre più elevate”. Vince – è uno dei passaggi cruciali del tutto -, la consapevolezza delle “capacità cognitive” e dei “diversi aspetti della personalità dell’individuo, così come i suoi valori culturali e morali” che “giocano tutti un ruolo fondamentale nel prendere decisioni”.
Ma Paniccia va anche oltre e aggiunge: “Tra le virtù necessarie e indispensabili per ‘ben fare’ noi mettiamo la virtù del coraggio. Da non confondere con la temerarietà (…)”.
L’articolo di Paola Paniccia può non trovare sempre tutti d’accordo, ma è da leggere fino in fondo.
L’industria manifatturiera italiana: le sfide e il coraggio
Paola Paniccia
Sinergie, Italian Journal of Management n. 95, settembre-dicembre 2014