Imprese d’uomini e donne
L’employer branding come ultime frontiera per dare vita ad un’organizzazione della produzione “viva” e dinamica
Le imprese sono uomini e donne che lavorano uniti per raggiungere un determinato obiettivo. Certo, c’è il profitto, ma non solo. Occorre molto di più per creare un’impresa. Serve, per esempio, una comunità d’intenti che si crea non solo dal punto dio vista economico. E’ quanto viene poi sintetizzato – nelle situazioni migliori – sotto il termine “gestione” delle risorse umane. Aspetto delicato delle organizzazioni della produzione, la gestione delle risorse umane va affrontata con attenzione. E a questo serve leggere “Employer branding: strategie per la gestione delle risorse umane”, tesi scritta da Silvia Montalbano nell’ambito della Scuola delle Scienze umane e del Patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Palermo.
L’impostazione della ricerca si capisce subito dall’introduzione. “Le imprese – viene infatti spiegato -, per conquistare il mercato necessitano di un gruppo di dipendenti, di un ‘esercito’, che incorpori l’identità aziendale, che si faccia promotore dei valori dell’azienda e che sia in grado di intervenire in caso di turbolenza ambientale per salvaguardare l’azienda di cui fanno parte e perseguire la mission aziendale”. L’autrice poi prosegue spiegando: “Le caratteristiche di questi ‘soldati’ quindi devono essere: competenze tecniche qualificate, voglia di impegnarsi nel lavoro, spiccata attitudine nel problem solving e soprattutto capacità di condividere e sostenere l’identità aziendale”. E non basta, perché se da un lato occorre vi sia un “senso d’impresa” da parte dei dipendenti, dall’altra occorre anche che “l’azienda, attraverso un attento lavoro” riesca a comunicare con i propri dipendenti, conoscerne i bisogni e le attese e interpretarli “nella giusta maniera trovando una soluzione adeguata”. Insomma per Silvia Montalbano “bisogna fare in modo che il dipendente non si senta mero esecutore di un compito ma una risorsa necessaria all’azienda, così facendo non sarà attratto da altre offerte di lavoro e da altri employer”.
Per fare tutto questo, vinee individuata quindi la tecnica dell’employer branding definita come “strategia di marketing finalizzata a creare un immagine aziendale coerente con l’identità dell’impresa” come luogo di lavoro, in sintonia con il target di riferimento e ben distinta da quella dei competitors, attraverso la quale attrarre e fidelizzare le persone di talento”.
E’ proprio attorno a questa idea che si sviluppo il lavoro di Montalbano che, dopo aver approfondito la definizione stessa di employer branding, passa ad esaminarne tutti i possibili risvolti e sviluppi.
Employer branding: strategie per la gestione delle risorse umane
Silvia Montalbano
Tesi, Scuola delle Scienze umane e del Patrimonio culturale. Scienze della Comunicazione Pubblica, d’Impresa e Società Dipartimento di Culture e Società, Università degli Studi di Palermo, 2018
L’employer branding come ultime frontiera per dare vita ad un’organizzazione della produzione “viva” e dinamica
Le imprese sono uomini e donne che lavorano uniti per raggiungere un determinato obiettivo. Certo, c’è il profitto, ma non solo. Occorre molto di più per creare un’impresa. Serve, per esempio, una comunità d’intenti che si crea non solo dal punto dio vista economico. E’ quanto viene poi sintetizzato – nelle situazioni migliori – sotto il termine “gestione” delle risorse umane. Aspetto delicato delle organizzazioni della produzione, la gestione delle risorse umane va affrontata con attenzione. E a questo serve leggere “Employer branding: strategie per la gestione delle risorse umane”, tesi scritta da Silvia Montalbano nell’ambito della Scuola delle Scienze umane e del Patrimonio culturale dell’Università degli Studi di Palermo.
L’impostazione della ricerca si capisce subito dall’introduzione. “Le imprese – viene infatti spiegato -, per conquistare il mercato necessitano di un gruppo di dipendenti, di un ‘esercito’, che incorpori l’identità aziendale, che si faccia promotore dei valori dell’azienda e che sia in grado di intervenire in caso di turbolenza ambientale per salvaguardare l’azienda di cui fanno parte e perseguire la mission aziendale”. L’autrice poi prosegue spiegando: “Le caratteristiche di questi ‘soldati’ quindi devono essere: competenze tecniche qualificate, voglia di impegnarsi nel lavoro, spiccata attitudine nel problem solving e soprattutto capacità di condividere e sostenere l’identità aziendale”. E non basta, perché se da un lato occorre vi sia un “senso d’impresa” da parte dei dipendenti, dall’altra occorre anche che “l’azienda, attraverso un attento lavoro” riesca a comunicare con i propri dipendenti, conoscerne i bisogni e le attese e interpretarli “nella giusta maniera trovando una soluzione adeguata”. Insomma per Silvia Montalbano “bisogna fare in modo che il dipendente non si senta mero esecutore di un compito ma una risorsa necessaria all’azienda, così facendo non sarà attratto da altre offerte di lavoro e da altri employer”.
Per fare tutto questo, vinee individuata quindi la tecnica dell’employer branding definita come “strategia di marketing finalizzata a creare un immagine aziendale coerente con l’identità dell’impresa” come luogo di lavoro, in sintonia con il target di riferimento e ben distinta da quella dei competitors, attraverso la quale attrarre e fidelizzare le persone di talento”.
E’ proprio attorno a questa idea che si sviluppo il lavoro di Montalbano che, dopo aver approfondito la definizione stessa di employer branding, passa ad esaminarne tutti i possibili risvolti e sviluppi.
Employer branding: strategie per la gestione delle risorse umane
Silvia Montalbano
Tesi, Scuola delle Scienze umane e del Patrimonio culturale. Scienze della Comunicazione Pubblica, d’Impresa e Società Dipartimento di Culture e Società, Università degli Studi di Palermo, 2018