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Imprese e lavoro nell’epoca della creatività diffusa

Nell’epoca delle reti, della velocità e della creatività diffusa, dare vita ad un’impresa può essere più complesso di una volta, ma anche estremamente più facile, mentre il lavoro assume nuove forme che devono ancora essere comprese fino in fondo in tutti i loro aspetti. Ma occorre saper sfruttare le occasioni che nascono proprio dalle nuove e diverse condizioni sociali ed economiche che fanno da contesto all’azione imprenditoriale. E’ il cosiddetto capitalismo creativo che si fa strada e che è però necessario comprendere e sfruttare al meglio.

Leggere  “Creative Capitalism, Multitudinous Creativity: Radicalities and Alterities” curato da Giuseppe Cocco e Barbara Szaniecki serve per questi scopi.

Il libro si propone di raccontare il nuovo capitalismo e il nuovo lavoro che prendono vita dagli strumenti di comunicazione e di conoscenza a disposizione oggi, attraverso una serie di interventi organizzati in tre parti. Nella prima parte, dal titolo “Il capitalismo creativo”, cinque autori analizzano le forme del capitalismo contemporaneo: nuovi modi di lavorare che includono la flessibilità, la mobilità, e in particolare la precarietà; dall’altro, vi sono nuove forme di risparmio e di costruzione dei profitti. Fotografata la situazione, nella seconda parte del volume altri autori ragionano su quella che viene indicata come una “molteplice creatività”e quindi su una serie di esperimenti d’impresa e di creatività produttiva nel mondo. La terza parte, dal titolo “Creatività, nuove tecnologie e reti”, analizza le questioni relative al lavoro (anche precario), che si muove nell’ambito del  capitalismo creativo e il ruolo delle piattaforme digitali nella creazione di nuove forme di produzione.

E’ bello e interessante – fra i molti -, un passaggio che cerca di definire la creatività partendo da due degli autori presenti nel volume come il prodotto di tre “C” (Cultura, Comunicazione e Cooperazione), oppure di tre “T” (Talento, Tecnologia e Tolleranza).

Con quanto contenuto nel volume di Cocco e di Szaniecki si può non essere sempre d’accordo, ma si tratta di una buona lettura che fornisce provocazioni e spunti interessanti di cui tenere conto.

Creative Capitalism, Multitudinous Creativity: Radicalities and Alterities

Giuseppe Cocco e Barbara Szaniecki

Lexington books, 2015

Nell’epoca delle reti, della velocità e della creatività diffusa, dare vita ad un’impresa può essere più complesso di una volta, ma anche estremamente più facile, mentre il lavoro assume nuove forme che devono ancora essere comprese fino in fondo in tutti i loro aspetti. Ma occorre saper sfruttare le occasioni che nascono proprio dalle nuove e diverse condizioni sociali ed economiche che fanno da contesto all’azione imprenditoriale. E’ il cosiddetto capitalismo creativo che si fa strada e che è però necessario comprendere e sfruttare al meglio.

Leggere  “Creative Capitalism, Multitudinous Creativity: Radicalities and Alterities” curato da Giuseppe Cocco e Barbara Szaniecki serve per questi scopi.

Il libro si propone di raccontare il nuovo capitalismo e il nuovo lavoro che prendono vita dagli strumenti di comunicazione e di conoscenza a disposizione oggi, attraverso una serie di interventi organizzati in tre parti. Nella prima parte, dal titolo “Il capitalismo creativo”, cinque autori analizzano le forme del capitalismo contemporaneo: nuovi modi di lavorare che includono la flessibilità, la mobilità, e in particolare la precarietà; dall’altro, vi sono nuove forme di risparmio e di costruzione dei profitti. Fotografata la situazione, nella seconda parte del volume altri autori ragionano su quella che viene indicata come una “molteplice creatività”e quindi su una serie di esperimenti d’impresa e di creatività produttiva nel mondo. La terza parte, dal titolo “Creatività, nuove tecnologie e reti”, analizza le questioni relative al lavoro (anche precario), che si muove nell’ambito del  capitalismo creativo e il ruolo delle piattaforme digitali nella creazione di nuove forme di produzione.

E’ bello e interessante – fra i molti -, un passaggio che cerca di definire la creatività partendo da due degli autori presenti nel volume come il prodotto di tre “C” (Cultura, Comunicazione e Cooperazione), oppure di tre “T” (Talento, Tecnologia e Tolleranza).

Con quanto contenuto nel volume di Cocco e di Szaniecki si può non essere sempre d’accordo, ma si tratta di una buona lettura che fornisce provocazioni e spunti interessanti di cui tenere conto.

Creative Capitalism, Multitudinous Creativity: Radicalities and Alterities

Giuseppe Cocco e Barbara Szaniecki

Lexington books, 2015

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