Imprese etiche e responsabili, ma non sempre
L’impresa attenta al mondo che la circonda, quella socialmente responsabile, assume anche il significato di impresa etica. E di imprese “buone” ve ne sono ormai molte. Ma il binomio responsabilità sociale-comportamento etico d’impresa non è sempre assicurato. Anzi, alcuni osservatori attenti della realtà ne sono convinti: spesso si confonde l’etica d’impresa con una accorta azione di responsabilità verso la società, che si trasforma in strumento commerciale e di promozione.
Certo, l’argomento è di quelli delicati. Il confine fra etica vera ed etica finta è labile. A fare ordine nella materia ci hanno pensato Michael O’ Mara-Shimek (del College of Arts and Sciences, Boston University, Institute of Ethics in Communications and in Organizations), Manuel Guillén (Management Departmenti JJ Renau, Universitat de València), e Alexis J. Bañón Gomis (del Department of Business Organization, Universitat Politècnica València), che in un articolo apparso ad agosto danno forma ad uno schema utile per comprendere bene la realtà.
La ricerca, dunque, parte da questa considerazione: oggi, sia nella teoria che nella pratica, i concetti di responsabilità sociale delle imprese (RSI), di Corporate Social Responsibility (CSR) ed etica d’impresa non sono necessariamente correlati. La tesi degli autori è che le organizzazioni possono dimostrare alti livelli di proattività sociale nelle loro politiche in materia di RSI anche senza avere livelli lodevoli di qualità etica o di virtuosità.
Insomma, spiegano, occorre saper distinguere, all’interno dei singoli casi d’impresa. Perché un’azienda dal comportamento apparentemente virtuoso ed etico all’esterno, può rivelarsi mal gestita dal punto di vista dell’organizzazione e dell’attenzione al personale. Oppure viceversa, imprese con una cattiva prassi all’esterno, possono essere estremamente attente verso il proprio personale. Casi estremi, certo, ma la formula dell’equilibrio fra etica ed RSI può essere declinata in modi diversi e complessi.
Per fornire strumenti utili a capire meglio, quindi, i tre ricercatori arrivano a stabilire delle categorie di interpretazione della realtà. Viene quindi costruito il concetto di Organizzazione Etica di Qualità (OEQ), per valutare l’eccellenza morale delle azioni e delle politiche di responsabilità sociale intraprese. Accanto a questo, vengono anche costruiti altri due concetti che servono per individuare le due situazioni estreme. Da un lato la mancanza totale di virtuosità etica che caratterizza una CSR “immorale” (ICSR), dall’altro situazioni di CSR con alti profili morali (MCSR).
Quanto scritto da O’ Mara-Shimek, Guillén e Bañón Gomis non è l’ultima parola in tema di etica e responsabilità sociale d’impresa, ma è certamente una lettura importante da fare.
Approaching virtuousness through organizational ethical quality: toward a moral corporate social responsibility
Michael O’ Mara-Shimek, Manuel Guillén, Alexis J. Bañón Gomis
Business Ethics: A European Review, Volume 24, Issue Supplement S2, pages S144–S155, August 2015
L’impresa attenta al mondo che la circonda, quella socialmente responsabile, assume anche il significato di impresa etica. E di imprese “buone” ve ne sono ormai molte. Ma il binomio responsabilità sociale-comportamento etico d’impresa non è sempre assicurato. Anzi, alcuni osservatori attenti della realtà ne sono convinti: spesso si confonde l’etica d’impresa con una accorta azione di responsabilità verso la società, che si trasforma in strumento commerciale e di promozione.
Certo, l’argomento è di quelli delicati. Il confine fra etica vera ed etica finta è labile. A fare ordine nella materia ci hanno pensato Michael O’ Mara-Shimek (del College of Arts and Sciences, Boston University, Institute of Ethics in Communications and in Organizations), Manuel Guillén (Management Departmenti JJ Renau, Universitat de València), e Alexis J. Bañón Gomis (del Department of Business Organization, Universitat Politècnica València), che in un articolo apparso ad agosto danno forma ad uno schema utile per comprendere bene la realtà.
La ricerca, dunque, parte da questa considerazione: oggi, sia nella teoria che nella pratica, i concetti di responsabilità sociale delle imprese (RSI), di Corporate Social Responsibility (CSR) ed etica d’impresa non sono necessariamente correlati. La tesi degli autori è che le organizzazioni possono dimostrare alti livelli di proattività sociale nelle loro politiche in materia di RSI anche senza avere livelli lodevoli di qualità etica o di virtuosità.
Insomma, spiegano, occorre saper distinguere, all’interno dei singoli casi d’impresa. Perché un’azienda dal comportamento apparentemente virtuoso ed etico all’esterno, può rivelarsi mal gestita dal punto di vista dell’organizzazione e dell’attenzione al personale. Oppure viceversa, imprese con una cattiva prassi all’esterno, possono essere estremamente attente verso il proprio personale. Casi estremi, certo, ma la formula dell’equilibrio fra etica ed RSI può essere declinata in modi diversi e complessi.
Per fornire strumenti utili a capire meglio, quindi, i tre ricercatori arrivano a stabilire delle categorie di interpretazione della realtà. Viene quindi costruito il concetto di Organizzazione Etica di Qualità (OEQ), per valutare l’eccellenza morale delle azioni e delle politiche di responsabilità sociale intraprese. Accanto a questo, vengono anche costruiti altri due concetti che servono per individuare le due situazioni estreme. Da un lato la mancanza totale di virtuosità etica che caratterizza una CSR “immorale” (ICSR), dall’altro situazioni di CSR con alti profili morali (MCSR).
Quanto scritto da O’ Mara-Shimek, Guillén e Bañón Gomis non è l’ultima parola in tema di etica e responsabilità sociale d’impresa, ma è certamente una lettura importante da fare.
Approaching virtuousness through organizational ethical quality: toward a moral corporate social responsibility
Michael O’ Mara-Shimek, Manuel Guillén, Alexis J. Bañón Gomis
Business Ethics: A European Review, Volume 24, Issue Supplement S2, pages S144–S155, August 2015