Imprese sociali a tutto tondo
Una ricerca di INAPP mette a fuoco natura e capacità d’azione di una particolare forma di produzione
Imprese sociali, ma imprese comunque. Seppur particolari. Quasi dimenticate, e adesso riscoperte. Da studiare e comprendere. In fondo è da queste considerazioni che prende le mosse Le imprese sociali: organizzazioni dell’economia sociale nello sviluppo dei territori e delle comunità, ricerca di Sabina Polidori e Massimo Lori pubblicata da poco in un Working Paper INAPP.
Polidori e Lori (rispettivamente dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche e di Istat), lavorano specificando che la cornice di riferimento dell’indagine è la constatazione del ritorno di interesse nel dibattito politico-istituzionale pubblico, nazionale ed europeo, delle realtà dell’economia sociale. Un’attenzione che ha tra le cause anche il Codice del Terzo settore, oltre che il Piano d’azione europeo per l’economia sociale, ma anche l’oggettiva efficacia di questa particolare modalità di fare impresa.
L’indagine ha l’obiettivo di mettere a fuoco le imprese sociali sotto più punti di vista, partendo – spiegano i due autori -, dalla disamina delle stesse nel contesto dell’economia sociale anche dal punto di vista concettuale. La ricerca prosegue quindi con un’analisi quantitativa per mostrare la rilevanza e il peso economico di questa categoria di organizzazioni osservate sulla base delle loro principali caratteristiche strutturali (localizzazione geografica, dimensioni etc.). Un accento particolare, infine, viene posto sull’amministrazione condivisa delle imprese sociali: strumento anch’esso innovativo, anche per le politiche pubbliche rivolte al comparto.
Il lavoro di Polidori e Lori delinea così una particolare organizzazione della produzione importante anche dal punto di vista della cultura del produrre. Nelle conclusioni della ricerca si legge: “Le imprese sociali tendono infatti a massimizzare l’impatto sociale sotto un vincolo di sostenibilità economica, invertendo i fattori della funzione obiettivo dei modelli aziendali ‘tradizionali’”.
Sabina Polidori, Massimo Lori
Working Paper INAPP, n. 102
Una ricerca di INAPP mette a fuoco natura e capacità d’azione di una particolare forma di produzione
Imprese sociali, ma imprese comunque. Seppur particolari. Quasi dimenticate, e adesso riscoperte. Da studiare e comprendere. In fondo è da queste considerazioni che prende le mosse Le imprese sociali: organizzazioni dell’economia sociale nello sviluppo dei territori e delle comunità, ricerca di Sabina Polidori e Massimo Lori pubblicata da poco in un Working Paper INAPP.
Polidori e Lori (rispettivamente dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche e di Istat), lavorano specificando che la cornice di riferimento dell’indagine è la constatazione del ritorno di interesse nel dibattito politico-istituzionale pubblico, nazionale ed europeo, delle realtà dell’economia sociale. Un’attenzione che ha tra le cause anche il Codice del Terzo settore, oltre che il Piano d’azione europeo per l’economia sociale, ma anche l’oggettiva efficacia di questa particolare modalità di fare impresa.
L’indagine ha l’obiettivo di mettere a fuoco le imprese sociali sotto più punti di vista, partendo – spiegano i due autori -, dalla disamina delle stesse nel contesto dell’economia sociale anche dal punto di vista concettuale. La ricerca prosegue quindi con un’analisi quantitativa per mostrare la rilevanza e il peso economico di questa categoria di organizzazioni osservate sulla base delle loro principali caratteristiche strutturali (localizzazione geografica, dimensioni etc.). Un accento particolare, infine, viene posto sull’amministrazione condivisa delle imprese sociali: strumento anch’esso innovativo, anche per le politiche pubbliche rivolte al comparto.
Il lavoro di Polidori e Lori delinea così una particolare organizzazione della produzione importante anche dal punto di vista della cultura del produrre. Nelle conclusioni della ricerca si legge: “Le imprese sociali tendono infatti a massimizzare l’impatto sociale sotto un vincolo di sostenibilità economica, invertendo i fattori della funzione obiettivo dei modelli aziendali ‘tradizionali’”.
Sabina Polidori, Massimo Lori
Working Paper INAPP, n. 102