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In tempi di crisi e lockdown si legge di più e crescono anche le biblioteche aziendali

Le crisi, talvolta, portano cambiamenti positivi e determinano, pur tra fratture e dolore, un miglioramento di aspetti importanti della nostra vita. La pandemia, con le chiusure, i confinamenti e le restrizioni economicamente e psicologicamente così faticose, ci ha comunque fatto riscoprire il valore profondo del silenzio, della solitudine riflessiva, del tempo svuotato dalle frenesie degli incontri corrivi e del lavoro ossessivo. E ci ha spinti, tra l’altro, a leggere meglio e, soprattutto, di più.
Ecco, appunto, la rivalutazione dei libri, delle parole che raccontano storie e definiscono pensieri e mondi, rivelano emozioni, prefigurano futuro. Nei primi due mesi di quest’anno le vendite dei libri di carta sono aumentate del 25% (nei canali cosiddetti “trade” e cioè librerie, grande distribuzione e negozi online), dopo un intero 2020 in cui il fatturato dell’editoria è cresciuto del 2,3% (poco, ma comunque in rialzo). E sono aumentati anche i lettori di ebook, dal 23% al 32% della popolazione fra i 15 e i 74 anni (dati 2020, calcolando sia chi legge solo ebook sia chi, come la maggior parte delle persone, li alterna con i volumi di carta). In aumento del 12% i consumatori di audiolibri.

Si è ampliata, insomma, proprio nei mesi della pandemia, la popolazione dei lettori, passati dai 26,3 milioni del 2019 ai 27,6 milioni del 2020, anche se restiamo molto indietro rispetto al resto dell’Europa: il 61% degli italiani dichiara di aver letto un libro (carta o ebook o audiolibro) durante l’anno, mentre in Francia la percentuale è del 92% e in Gran Bretagna dell’86%. Siamo sempre un paese con scadente inclinazione alla lettura (mentre in tanti, o troppi, si cimentano a scrivere). Ma, appunto in tempi di crisi, vale la pena, più che lamentarsi di ciò che non va, sottolineare i cambiamenti positivi e cercare di capire cosa fare per migliorare ancora.

“L’editoria è cresciuta, dimostrando grande solidità”, commenta Paola Dubini, professoressa di management della cultura all’Università Bocconi. E “librerie e biblioteche hanno fatto miracoli” (“la Repubblica”, 6 aprile). Settori economici considerati sino a ieri marginali, proprio di fronte al successo dei colossi delle vendite online, Amazon innanzitutto, hanno mostrato infatti una straordinaria capacità di reazione. Dopo la prima stagione della pandemia e delle chiusure generalizzate, edicole e librerie sono state considerate, dai vari provvedimenti di governo, come esercizi commerciali necessari. E i libri hanno potuto animare i nostri giorni di chiusura. Proprio le piccole librerie, legate alle zone di radicamento, hanno risposto meglio ai bisogni di clienti conosciuti, consigliando, suggerendo e cominciando a fare consegne a domicilio, con un servizio dunque più mirato, definito “su misura” per i lettori. E le biblioteche pubbliche di quartiere sono state sempre più un punto di riferimento, soprattutto per persone sole, per anziani, per giovani e studenti in cerca di un modo di riempire la lunghezza delle giornate con qualcosa che non fosse una serie Tv. Il ritorno dei libri, appunto.

Sono nate anche nuove iniziative, come le biblioteche di condominio, a cominciare da Milano, dove nel 2013 era stata inaugurata la prima, in via Rembrandt n.12, ben presto diventata esempio di tante altre iniziative, seguita dalla biblioteca di via Russoli n. 18 tra quattro torri di edilizia popolare e dalla Biblioteca di condominio Aler “Falcone e Borsellino”, sino al successo di una dozzina di altre attività celebrate come “buone pratiche” culturali e civili durante il Milano BookCity del 2020 e collegate, per servizi e consulenze, con l’efficiente Sistema bibliotecario del Comune. E per finire a Palermo, proprio nel palazzo davanti al quale sorge “l’albero Falcone”, un simbolo della civiltà antimafia cittadina.

In crescita anche le biblioteche aziendali (come quelle Pirelli: “La cultura come il pane”, c’è scritto su un grande pannello all’ingresso della libreria nell’Headquarters in Bicocca), rimaste parzialmente aperte pure in tempi di smart working e fatte vivere con incontri digitali e webinar con gli scrittori.
Proprio dal mondo dell’impresa viene un’altra iniziativa degna di rilievo: un book club aziendale alla Vanoncini di Mapello, in provincia di Bergamo (azienda specializzata in edilizia sostenibile, quasi 30 milioni di euro di fatturato) con un bonus di 100 euro per il dipendente che legge un libro e lo presenta ai colleghi, in due incontri programmati ogni mese L’iniziativa funziona e si diffonde tra i dipendenti, racconta Danilo Dadda, amministratore delegato (“Avvenire”, 3 aprile): “Credo fortemente nel valore della cultura e della formazione. Sono il primo che s’impegna a leggere e a studiare. A volte, la stanchezza o forse la pigrizia allontanano dalla lettura. E così ho pensato di incentivare i miei collaboratori a leggere”. Di libro in libro, di discorso in discorso, migliora il mondo del lavoro. E migliora la vita.

Le crisi, talvolta, portano cambiamenti positivi e determinano, pur tra fratture e dolore, un miglioramento di aspetti importanti della nostra vita. La pandemia, con le chiusure, i confinamenti e le restrizioni economicamente e psicologicamente così faticose, ci ha comunque fatto riscoprire il valore profondo del silenzio, della solitudine riflessiva, del tempo svuotato dalle frenesie degli incontri corrivi e del lavoro ossessivo. E ci ha spinti, tra l’altro, a leggere meglio e, soprattutto, di più.
Ecco, appunto, la rivalutazione dei libri, delle parole che raccontano storie e definiscono pensieri e mondi, rivelano emozioni, prefigurano futuro. Nei primi due mesi di quest’anno le vendite dei libri di carta sono aumentate del 25% (nei canali cosiddetti “trade” e cioè librerie, grande distribuzione e negozi online), dopo un intero 2020 in cui il fatturato dell’editoria è cresciuto del 2,3% (poco, ma comunque in rialzo). E sono aumentati anche i lettori di ebook, dal 23% al 32% della popolazione fra i 15 e i 74 anni (dati 2020, calcolando sia chi legge solo ebook sia chi, come la maggior parte delle persone, li alterna con i volumi di carta). In aumento del 12% i consumatori di audiolibri.

Si è ampliata, insomma, proprio nei mesi della pandemia, la popolazione dei lettori, passati dai 26,3 milioni del 2019 ai 27,6 milioni del 2020, anche se restiamo molto indietro rispetto al resto dell’Europa: il 61% degli italiani dichiara di aver letto un libro (carta o ebook o audiolibro) durante l’anno, mentre in Francia la percentuale è del 92% e in Gran Bretagna dell’86%. Siamo sempre un paese con scadente inclinazione alla lettura (mentre in tanti, o troppi, si cimentano a scrivere). Ma, appunto in tempi di crisi, vale la pena, più che lamentarsi di ciò che non va, sottolineare i cambiamenti positivi e cercare di capire cosa fare per migliorare ancora.

“L’editoria è cresciuta, dimostrando grande solidità”, commenta Paola Dubini, professoressa di management della cultura all’Università Bocconi. E “librerie e biblioteche hanno fatto miracoli” (“la Repubblica”, 6 aprile). Settori economici considerati sino a ieri marginali, proprio di fronte al successo dei colossi delle vendite online, Amazon innanzitutto, hanno mostrato infatti una straordinaria capacità di reazione. Dopo la prima stagione della pandemia e delle chiusure generalizzate, edicole e librerie sono state considerate, dai vari provvedimenti di governo, come esercizi commerciali necessari. E i libri hanno potuto animare i nostri giorni di chiusura. Proprio le piccole librerie, legate alle zone di radicamento, hanno risposto meglio ai bisogni di clienti conosciuti, consigliando, suggerendo e cominciando a fare consegne a domicilio, con un servizio dunque più mirato, definito “su misura” per i lettori. E le biblioteche pubbliche di quartiere sono state sempre più un punto di riferimento, soprattutto per persone sole, per anziani, per giovani e studenti in cerca di un modo di riempire la lunghezza delle giornate con qualcosa che non fosse una serie Tv. Il ritorno dei libri, appunto.

Sono nate anche nuove iniziative, come le biblioteche di condominio, a cominciare da Milano, dove nel 2013 era stata inaugurata la prima, in via Rembrandt n.12, ben presto diventata esempio di tante altre iniziative, seguita dalla biblioteca di via Russoli n. 18 tra quattro torri di edilizia popolare e dalla Biblioteca di condominio Aler “Falcone e Borsellino”, sino al successo di una dozzina di altre attività celebrate come “buone pratiche” culturali e civili durante il Milano BookCity del 2020 e collegate, per servizi e consulenze, con l’efficiente Sistema bibliotecario del Comune. E per finire a Palermo, proprio nel palazzo davanti al quale sorge “l’albero Falcone”, un simbolo della civiltà antimafia cittadina.

In crescita anche le biblioteche aziendali (come quelle Pirelli: “La cultura come il pane”, c’è scritto su un grande pannello all’ingresso della libreria nell’Headquarters in Bicocca), rimaste parzialmente aperte pure in tempi di smart working e fatte vivere con incontri digitali e webinar con gli scrittori.
Proprio dal mondo dell’impresa viene un’altra iniziativa degna di rilievo: un book club aziendale alla Vanoncini di Mapello, in provincia di Bergamo (azienda specializzata in edilizia sostenibile, quasi 30 milioni di euro di fatturato) con un bonus di 100 euro per il dipendente che legge un libro e lo presenta ai colleghi, in due incontri programmati ogni mese L’iniziativa funziona e si diffonde tra i dipendenti, racconta Danilo Dadda, amministratore delegato (“Avvenire”, 3 aprile): “Credo fortemente nel valore della cultura e della formazione. Sono il primo che s’impegna a leggere e a studiare. A volte, la stanchezza o forse la pigrizia allontanano dalla lettura. E così ho pensato di incentivare i miei collaboratori a leggere”. Di libro in libro, di discorso in discorso, migliora il mondo del lavoro. E migliora la vita.

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