Individui innovatori e imprese felici
L’impresa è anche il lavoro che in essa si esprime e produce. Capire come creare le migliori condizioni perché il lavoro arrivi a dare il meglio se’ stesso, è da tempo uno degli argomenti fondamentali per una buona gestione. Campo di battaglia di teorie opposte, periodico tema di scontro e ribellione, quello del lavoro è insieme a quello dell’imprenditore, l’argomento fondamentale per capire la natura della cultura che anima ogni impresa.
“Capacitare l’innovazione nei contesti organizzativi” di Massimiliano Costa (Università Ca’ Foscari di Venezia), è un tassello in più per approfondire soprattutto un aspetto del rapporto lavoro-impresa: quello dei legami fra organizzazione e miglior risultato del lavoro. L’articolo – apparso su Formazione & Insegnamento -, ragiona di fatto su cosa accade quando il lavoro viene lasciato libero di agire ed esprimersi in un contesto organizzativo innovativo. “Nelle organizzazioni – dice l’autore -, diventa centrale la libertà per il lavoratore di accedere ad un ventaglio di alternative per realizzare i propri funzionamenti”. L’idea è quella che se si lascia libertà d’espressione al lavoratore, questo crea valore aggiunto e in questo modo può “risolvere problemi, cogliere opportunità, esprimere le potenzialità creativa dell’azienda, genera innovazione”. Ci sarebbe una sorta di alleanza d’azione fra innovazione, lavoro posto nelle condizioni più consone per esprimersi e progresso d’impresa.
E non solo. Perché l’innovazione non avrebbe ne’ capo ne’ coda, un inizio e una fine (“Il ciclo di innovazione – dice l’articolo -, non ha un punto di inizio e un fine definito a cui tendere, è una spirale che risulta contemporaneamente generativa, espansiva e ricorsiva”), e si nutre e viene spinta anche dalla capacità dei singoli di condividere, trovare, inventare soluzioni nuove. E’ l’eterno confronto fra individuo e organizzazione che, alla fine, indica il risultato. “Spesso – spiega Costa parlando delle situazioni reali d’impresa -, la resistenza al cambiamento è tale da non consentire un modificarsi degli schemi di azione consueti e da non permettere, quindi, che i collaboratori assumano un’apertura e un atteggiamento che favoriscano l’ingresso di nuove idee e opportunità”.
È una situazione in cui tutti gli attori d’impresa sono chiamati a partecipare. “La responsabilità di innovare – viene quindi sottolineato -, è divenuta oggi una responsabilità diffusa, posta non più, come nel passato, solo nelle mani di alcune funzioni: indipendentemente dal ruolo funzionale, dalle competenze o dalle conoscenze in ingresso, è importante, quindi, che l’organizzazione metta costantemente i suoi membri in condizione di apprendimento”. Costa quindi indica con chiarezza “i luoghi dell’innovazione e della creatività” e le condizioni per la creazione della “capacità di innovare”.
Scritto in maniera non sempre facilissima, “Capacitare l’innovazione nei contesti organizzativi” deve essere letto attentamente e può contribuire e definire quegli schemi d’azione che in molte realtà aziendali ancora mancano.
Capacitare l’innovazione nei contesti organizzativi
Massimiliano Costa
Università Ca’ Foscari di Venezia
Formazione & Insegnamento XII – 3 – 2014
L’impresa è anche il lavoro che in essa si esprime e produce. Capire come creare le migliori condizioni perché il lavoro arrivi a dare il meglio se’ stesso, è da tempo uno degli argomenti fondamentali per una buona gestione. Campo di battaglia di teorie opposte, periodico tema di scontro e ribellione, quello del lavoro è insieme a quello dell’imprenditore, l’argomento fondamentale per capire la natura della cultura che anima ogni impresa.
“Capacitare l’innovazione nei contesti organizzativi” di Massimiliano Costa (Università Ca’ Foscari di Venezia), è un tassello in più per approfondire soprattutto un aspetto del rapporto lavoro-impresa: quello dei legami fra organizzazione e miglior risultato del lavoro. L’articolo – apparso su Formazione & Insegnamento -, ragiona di fatto su cosa accade quando il lavoro viene lasciato libero di agire ed esprimersi in un contesto organizzativo innovativo. “Nelle organizzazioni – dice l’autore -, diventa centrale la libertà per il lavoratore di accedere ad un ventaglio di alternative per realizzare i propri funzionamenti”. L’idea è quella che se si lascia libertà d’espressione al lavoratore, questo crea valore aggiunto e in questo modo può “risolvere problemi, cogliere opportunità, esprimere le potenzialità creativa dell’azienda, genera innovazione”. Ci sarebbe una sorta di alleanza d’azione fra innovazione, lavoro posto nelle condizioni più consone per esprimersi e progresso d’impresa.
E non solo. Perché l’innovazione non avrebbe ne’ capo ne’ coda, un inizio e una fine (“Il ciclo di innovazione – dice l’articolo -, non ha un punto di inizio e un fine definito a cui tendere, è una spirale che risulta contemporaneamente generativa, espansiva e ricorsiva”), e si nutre e viene spinta anche dalla capacità dei singoli di condividere, trovare, inventare soluzioni nuove. E’ l’eterno confronto fra individuo e organizzazione che, alla fine, indica il risultato. “Spesso – spiega Costa parlando delle situazioni reali d’impresa -, la resistenza al cambiamento è tale da non consentire un modificarsi degli schemi di azione consueti e da non permettere, quindi, che i collaboratori assumano un’apertura e un atteggiamento che favoriscano l’ingresso di nuove idee e opportunità”.
È una situazione in cui tutti gli attori d’impresa sono chiamati a partecipare. “La responsabilità di innovare – viene quindi sottolineato -, è divenuta oggi una responsabilità diffusa, posta non più, come nel passato, solo nelle mani di alcune funzioni: indipendentemente dal ruolo funzionale, dalle competenze o dalle conoscenze in ingresso, è importante, quindi, che l’organizzazione metta costantemente i suoi membri in condizione di apprendimento”. Costa quindi indica con chiarezza “i luoghi dell’innovazione e della creatività” e le condizioni per la creazione della “capacità di innovare”.
Scritto in maniera non sempre facilissima, “Capacitare l’innovazione nei contesti organizzativi” deve essere letto attentamente e può contribuire e definire quegli schemi d’azione che in molte realtà aziendali ancora mancano.
Capacitare l’innovazione nei contesti organizzativi
Massimiliano Costa
Università Ca’ Foscari di Venezia
Formazione & Insegnamento XII – 3 – 2014