Innovare tutti insieme
La cultura dell’impresa innovativa si costruisce collettivamente, cresce con il contributo di molti, si fa con il lavoro di intere comunità d’azienda. Certo, alla base di tutto ci sono sempre imprenditori che sono capaci di vedere più lontano della media, e uomini d’impresa che riescono a valorizzare adeguatamente persone e mezzi di produzione in modi diversi dal consueto. Ma ormai è un dato acquisito la consapevolezza del valore collettivo della cultura d’impresa e dell’innovazione che ne può conseguire.
Occorre sempre, però, dotarsi di strumenti informativi e di analisi adeguate al tema che si deve affrontare. “L’innovazione che non ti aspetti. Contesti e visioni per l’impresa”, ultima fatica letteraria di Emil Abirascid (giornalista ed esperto di innovazione d’impresa), è uno dei volumi più utili sul tema apparsi negli ultimi tempi. Abirascid ha lavorato con altri 36 autori – raccogliendone e organizzandone i contributi -, mettendo insieme un gruppo di lavoro sull’innovazione d’impresa che ha una dote intrinseca importante: ne fanno parte studiosi d’azienda accanto ad imprenditori che la vita d’azienda innovativa la vivono per davvero. Il libro quindi coinvolge quelli che vengono definitivi “alcuni campioni dell’imprenditoria innovativa” che hanno voluto condividere le loro storie di impresa ma anche idee e proposte, modelli di lavoro e una particolare visione di un futuro possibile della buona industria in Italia. Ed è questo uno dei pregi e delle utilità del lavoro appena pubblicato: idee, esperienze, successi sono quelli italiani. Viene quindi fornita sia una visione teorica che pratica dell’innovazione nell’impresa nel nostro Paese. Dopo aver esaminato a grandi linee lo stato dell’innovazione in Italia, si passa alle indicazioni su come trovare l’investitore innovativo giusto, a quanto promettono i mercati esteri, ai temi legati all’innovazione dell’industria tradizionale e a quella digitale, vengono esaminate anche le questioni normative con le quali occorre confrontarsi. Successivamente vengono presentati alcuni casi che indicano tattiche di innovazione diverse: RedSeed, Halldis,Copernico, Livrea Yacht Italia, Industrio e altri ancora. Chiude il tutto una terza parte di organizzazione generale di quanto “scoperto” in precedenza per arrivare a ragionare sulla “nuova organizzazione a rete dell’economia e dell’innovazione” che sta emergendo in Italia.
“Fare impresa è impegnativo – si legge nella presentazione del volume -. Farla innovativa ancora di più. Farla in Italia è una sfida. Una sfida che in molti accettano e che non pochi vincono”. Il volume di Abirascid si caratterizza proprio a partire da questa affermazione: si tratta di un libro che guarda al positivo dell’industria italiana, senza nascondere i problemi, ma mettendo bene in evidenza le qualità del nostro sapere produttivo.
È bello e completa efficacemente il tutto, quanto scritto da Marco Gay all’inizio del libro. “Ciò che fa la differenza nella competitività industriale di un Paese – dice Gay -, non sono due o tre inventori geniali ma migliaia di innovatori normali e magari seriali. Un tempo sedevamo nel club mondiale dei brevetti non solo perché Giulio Natta aveva inventato la plastica ma perché c’erano centinaia di piccole e grandi imprese che usavano il Moplen per fare oggetti casalinghi di design, tubi di scarico e pellicole trasparenti: la materia termoplastica più utilizzata nell’industria italiana dava un vantaggio competitivo in tutti i settori”. E poi ancora: “Nonostante sette anni di crisi siamo (…), una generazione di imprenditori fortunati. Forse anche più di quanto immaginiamo e di quanto lo siano state le generazioni precedenti, quelle del boom degli anni ’60. Perché ci sono tre miliardi di nuovi consumatori da intercettare e nuovi mercati da esplorare. Perché ci sono nuovi mezzi e nuovi approcci. A differenza dei nostri padri possiamo contare, infatti, su una cultura di impresa radicata nel Paese che non vede più nelle aziende e nel capitalismo il nemico ma un’opportunità”.
Il libro curato da Abirascid prende le mosse proprio da questo spirito, né delinea contenuti e confini e costituisce una lettura utile per tutti.
L’innovazione che non ti aspetti. Contesti e visioni per l’impresa
a cura di Emil Abirascid
Franco Angeli, 2015
La cultura dell’impresa innovativa si costruisce collettivamente, cresce con il contributo di molti, si fa con il lavoro di intere comunità d’azienda. Certo, alla base di tutto ci sono sempre imprenditori che sono capaci di vedere più lontano della media, e uomini d’impresa che riescono a valorizzare adeguatamente persone e mezzi di produzione in modi diversi dal consueto. Ma ormai è un dato acquisito la consapevolezza del valore collettivo della cultura d’impresa e dell’innovazione che ne può conseguire.
Occorre sempre, però, dotarsi di strumenti informativi e di analisi adeguate al tema che si deve affrontare. “L’innovazione che non ti aspetti. Contesti e visioni per l’impresa”, ultima fatica letteraria di Emil Abirascid (giornalista ed esperto di innovazione d’impresa), è uno dei volumi più utili sul tema apparsi negli ultimi tempi. Abirascid ha lavorato con altri 36 autori – raccogliendone e organizzandone i contributi -, mettendo insieme un gruppo di lavoro sull’innovazione d’impresa che ha una dote intrinseca importante: ne fanno parte studiosi d’azienda accanto ad imprenditori che la vita d’azienda innovativa la vivono per davvero. Il libro quindi coinvolge quelli che vengono definitivi “alcuni campioni dell’imprenditoria innovativa” che hanno voluto condividere le loro storie di impresa ma anche idee e proposte, modelli di lavoro e una particolare visione di un futuro possibile della buona industria in Italia. Ed è questo uno dei pregi e delle utilità del lavoro appena pubblicato: idee, esperienze, successi sono quelli italiani. Viene quindi fornita sia una visione teorica che pratica dell’innovazione nell’impresa nel nostro Paese. Dopo aver esaminato a grandi linee lo stato dell’innovazione in Italia, si passa alle indicazioni su come trovare l’investitore innovativo giusto, a quanto promettono i mercati esteri, ai temi legati all’innovazione dell’industria tradizionale e a quella digitale, vengono esaminate anche le questioni normative con le quali occorre confrontarsi. Successivamente vengono presentati alcuni casi che indicano tattiche di innovazione diverse: RedSeed, Halldis,Copernico, Livrea Yacht Italia, Industrio e altri ancora. Chiude il tutto una terza parte di organizzazione generale di quanto “scoperto” in precedenza per arrivare a ragionare sulla “nuova organizzazione a rete dell’economia e dell’innovazione” che sta emergendo in Italia.
“Fare impresa è impegnativo – si legge nella presentazione del volume -. Farla innovativa ancora di più. Farla in Italia è una sfida. Una sfida che in molti accettano e che non pochi vincono”. Il volume di Abirascid si caratterizza proprio a partire da questa affermazione: si tratta di un libro che guarda al positivo dell’industria italiana, senza nascondere i problemi, ma mettendo bene in evidenza le qualità del nostro sapere produttivo.
È bello e completa efficacemente il tutto, quanto scritto da Marco Gay all’inizio del libro. “Ciò che fa la differenza nella competitività industriale di un Paese – dice Gay -, non sono due o tre inventori geniali ma migliaia di innovatori normali e magari seriali. Un tempo sedevamo nel club mondiale dei brevetti non solo perché Giulio Natta aveva inventato la plastica ma perché c’erano centinaia di piccole e grandi imprese che usavano il Moplen per fare oggetti casalinghi di design, tubi di scarico e pellicole trasparenti: la materia termoplastica più utilizzata nell’industria italiana dava un vantaggio competitivo in tutti i settori”. E poi ancora: “Nonostante sette anni di crisi siamo (…), una generazione di imprenditori fortunati. Forse anche più di quanto immaginiamo e di quanto lo siano state le generazioni precedenti, quelle del boom degli anni ’60. Perché ci sono tre miliardi di nuovi consumatori da intercettare e nuovi mercati da esplorare. Perché ci sono nuovi mezzi e nuovi approcci. A differenza dei nostri padri possiamo contare, infatti, su una cultura di impresa radicata nel Paese che non vede più nelle aziende e nel capitalismo il nemico ma un’opportunità”.
Il libro curato da Abirascid prende le mosse proprio da questo spirito, né delinea contenuti e confini e costituisce una lettura utile per tutti.
L’innovazione che non ti aspetti. Contesti e visioni per l’impresa
a cura di Emil Abirascid
Franco Angeli, 2015