Intangibile forza d’impresa
Un’indagine condotta a più mani svela situazione, problemi e prospettive del sistema industriale italiano di fronte agli Intangible assets
Produzione, benessere e profitti si fanno anche con elementi organizzativi intangibili. Cultura d’impresa ai massimi livelli, dunque. Apporti, modi di essere, approcci al prodotto e al suo processo di realizzazione che fanno parte del patrimonio di ogni impresa e che danno un’impronta diversa a seconda delle circostanze, della storia e della condizione attuale di ogni organizzazione della produzione. Formazione e condivisione, quindi, ma non solo. Si tratta di ciò che – in termini sintetici -, viene riassunto sotto l’indicazione di Intangible assets e che è stato studiato in una indagine collettiva condotta dall’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) nato dopo la trasformazione dell’ISFOL con il ruolo di verificare e orientare le politiche sociali e del lavoro in Italia.
“Intangible assets survey. I risultati della Rilevazione statistica sugli investimenti intangibili delle imprese” è quindi una ricerca condotta a più mani su uno degli aspetti più importanti della gestione e dell’essenza stessa delle imprese.
Dopo un necessario inquadramento dello stato di fatto degli investimenti intangibili in Italia e nel resto d’Europa, l’indagine fissa subito i suoi obiettivi conoscitivi e approfondisce quindi le caratteristiche degli investimenti in formazione aziendale. Viene posta attenzione ai livelli di spesa sostenuti dalle imprese e alle determinanti che conducono alle scelte di investimento, per poi passare ad identificare più da vicino la situazione delle imprese italiane di fronte a questo aspetto della loro organizzazione e gestione. Il testo non è sempre di facile lettura, che tuttavia viene agevolata da un apparato importante di schemi e tabelle (istruttivo, per esempio, è lo schema che mette in relazione il settore industriale indagato con la graduatoria di rilevanza degli investimenti intangibili in termini di spesa per addetto).
Ciò che ne emerge non è un quadro composto solo da difficoltà. Scrivono gli autori: “Se, da una parte, gli investimenti intangibili delle imprese italiane non hanno ancora raggiunto un livello ottimale, dall’altra, si sta diffondendo fra le imprese una consapevolezza crescente della rilevanza di tali investimenti per il miglioramento dei propri obiettivi di performance in termini di competitività e internazionalizzazione”. Cultura d’impresa che si forma e si evolve, quindi. Con tutto ciò che rimane ancora da fare. Scrivono infatti ancora gli autori: “La formazione aziendale è l’attività intangibile più diffusa fra le imprese italiane ma si tende ad investire soprattutto in corsi di formazione anziché nelle modalità formative meno strutturate, capaci di favorire l’apprendimento informale, mostrando una strutturazione metodologica poco innovativa”.
Intangible assets survey. I risultati della Rilevazione statistica sugli investimenti intangibili delle imprese
AA.VV.
Inapp (ex Isfol), 2017
Un’indagine condotta a più mani svela situazione, problemi e prospettive del sistema industriale italiano di fronte agli Intangible assets
Produzione, benessere e profitti si fanno anche con elementi organizzativi intangibili. Cultura d’impresa ai massimi livelli, dunque. Apporti, modi di essere, approcci al prodotto e al suo processo di realizzazione che fanno parte del patrimonio di ogni impresa e che danno un’impronta diversa a seconda delle circostanze, della storia e della condizione attuale di ogni organizzazione della produzione. Formazione e condivisione, quindi, ma non solo. Si tratta di ciò che – in termini sintetici -, viene riassunto sotto l’indicazione di Intangible assets e che è stato studiato in una indagine collettiva condotta dall’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) nato dopo la trasformazione dell’ISFOL con il ruolo di verificare e orientare le politiche sociali e del lavoro in Italia.
“Intangible assets survey. I risultati della Rilevazione statistica sugli investimenti intangibili delle imprese” è quindi una ricerca condotta a più mani su uno degli aspetti più importanti della gestione e dell’essenza stessa delle imprese.
Dopo un necessario inquadramento dello stato di fatto degli investimenti intangibili in Italia e nel resto d’Europa, l’indagine fissa subito i suoi obiettivi conoscitivi e approfondisce quindi le caratteristiche degli investimenti in formazione aziendale. Viene posta attenzione ai livelli di spesa sostenuti dalle imprese e alle determinanti che conducono alle scelte di investimento, per poi passare ad identificare più da vicino la situazione delle imprese italiane di fronte a questo aspetto della loro organizzazione e gestione. Il testo non è sempre di facile lettura, che tuttavia viene agevolata da un apparato importante di schemi e tabelle (istruttivo, per esempio, è lo schema che mette in relazione il settore industriale indagato con la graduatoria di rilevanza degli investimenti intangibili in termini di spesa per addetto).
Ciò che ne emerge non è un quadro composto solo da difficoltà. Scrivono gli autori: “Se, da una parte, gli investimenti intangibili delle imprese italiane non hanno ancora raggiunto un livello ottimale, dall’altra, si sta diffondendo fra le imprese una consapevolezza crescente della rilevanza di tali investimenti per il miglioramento dei propri obiettivi di performance in termini di competitività e internazionalizzazione”. Cultura d’impresa che si forma e si evolve, quindi. Con tutto ciò che rimane ancora da fare. Scrivono infatti ancora gli autori: “La formazione aziendale è l’attività intangibile più diffusa fra le imprese italiane ma si tende ad investire soprattutto in corsi di formazione anziché nelle modalità formative meno strutturate, capaci di favorire l’apprendimento informale, mostrando una strutturazione metodologica poco innovativa”.
Intangible assets survey. I risultati della Rilevazione statistica sugli investimenti intangibili delle imprese
AA.VV.
Inapp (ex Isfol), 2017