Intelligenza etica d’impresa
L’impresa vive e prospera non solo per l’efficienza dei suoi processi e della sua organizzazione ma anche – e in alcuni casi soprattutto -, per il senso etico che alberga in essa. Niente di utopistico, ma molto di pratico. Anche se accade spesso che l’eticità possa apparentemente essere d’ostacolo alla razionalità efficiente del calcolo. Saper conciliare etica e calcolo, d’altra parte, è una delle capacità principali di un buon imprenditore e dei manager di cui si circonda. È da qui che deriva l’utilità di leggere una ricerca appena pubblicata da quattro studiosi dell’Università della Malesia, che ragiona sul concetto di Quoziente Spirituale (SQ), assunto quale indicatore dell’atteggiamento d’impresa di fronte a questi temi.
“Spiritual Quotient and Ethical Values towards Organizational Sustainability” di Akhtar Sohail, Anuar bin Arshad Mohd, Mahmood Arshad e Ahmed Adeel (della School of Management Malaysia), parte da una constatazione. “Negli ultimi dieci anni – spiegano gli autori -, molte organizzazioni sono crollate oppure sono state seriamente danneggiate per la crisi etica della loro sostenibilità organizzativa”. In altre parole, in origine oppure ad un certo punto della vita d’impresa, qualcosa si è rotto nell’equilibrio fra calcolo ed etica, fra organizzazione per il profitto e attenzione ai risvolti sociali dell’azione imprenditoriale. Secondo i quattro autori, questo accade per il crollo dei comportamenti da parte di chi costituisce l’organizzazione d’impresa e la fa vivere. Vengono richiamati alla memoria alcuni degli esempi più noti di quanto può accadere come quelli di Enron, AIG, Lehman Brothers, WorldCom, Arthur & Anderson, ma altri più limitati o più recenti potrebbero essere fatti.
Per capire meglio e misurare quanto può accadere, viene quindi approfondito il concetto di Quoziente Spirituale (SQ) inteso come “l’intelligenza finale con cui le persone affrontano e risolvono I problemi connessi con i concetti di significato e valore”. Secondo gli autori è “l’intelligenza che ha la forza di aiutare le persone a utilizzare le loro azioni e la vita in un contesto più ricco e dal significato ampio”. Ma non solo, perché l’SQ viene anche definito come “la capacità di comportarsi con saggezza e grazia fino a quando la pace interna ed esterna viene mantenuta tenendo conto delle condizioni” nelle quali si agisce. Come è evidente, l’SQ non è esattamente calcolabile in termini numerici, ma è un concettoso-guida utile a comprendere meglio la realtà delle imprese. Uno strumento di interpretazione del presente che manager e imprenditori possono usare per capire meglio cosa accade attorno a loro.
Quanto sinteticamente scritto da Akhtar Sohail e dai suoi colleghi, costituisce un’utile lettura della quale ricordarsi quando nell’impresa l’etica appare minacciata.
Spiritual Quotient and Ethical Values towards Organizational Sustainability
Akhtar Sohail, Anuar bin Arshad Mohd, Mahmood Arshad, Ahmed Adeel
International Letters of Social and Humanistic Sciences Vol. 58 (2015) pp 1-7
L’impresa vive e prospera non solo per l’efficienza dei suoi processi e della sua organizzazione ma anche – e in alcuni casi soprattutto -, per il senso etico che alberga in essa. Niente di utopistico, ma molto di pratico. Anche se accade spesso che l’eticità possa apparentemente essere d’ostacolo alla razionalità efficiente del calcolo. Saper conciliare etica e calcolo, d’altra parte, è una delle capacità principali di un buon imprenditore e dei manager di cui si circonda. È da qui che deriva l’utilità di leggere una ricerca appena pubblicata da quattro studiosi dell’Università della Malesia, che ragiona sul concetto di Quoziente Spirituale (SQ), assunto quale indicatore dell’atteggiamento d’impresa di fronte a questi temi.
“Spiritual Quotient and Ethical Values towards Organizational Sustainability” di Akhtar Sohail, Anuar bin Arshad Mohd, Mahmood Arshad e Ahmed Adeel (della School of Management Malaysia), parte da una constatazione. “Negli ultimi dieci anni – spiegano gli autori -, molte organizzazioni sono crollate oppure sono state seriamente danneggiate per la crisi etica della loro sostenibilità organizzativa”. In altre parole, in origine oppure ad un certo punto della vita d’impresa, qualcosa si è rotto nell’equilibrio fra calcolo ed etica, fra organizzazione per il profitto e attenzione ai risvolti sociali dell’azione imprenditoriale. Secondo i quattro autori, questo accade per il crollo dei comportamenti da parte di chi costituisce l’organizzazione d’impresa e la fa vivere. Vengono richiamati alla memoria alcuni degli esempi più noti di quanto può accadere come quelli di Enron, AIG, Lehman Brothers, WorldCom, Arthur & Anderson, ma altri più limitati o più recenti potrebbero essere fatti.
Per capire meglio e misurare quanto può accadere, viene quindi approfondito il concetto di Quoziente Spirituale (SQ) inteso come “l’intelligenza finale con cui le persone affrontano e risolvono I problemi connessi con i concetti di significato e valore”. Secondo gli autori è “l’intelligenza che ha la forza di aiutare le persone a utilizzare le loro azioni e la vita in un contesto più ricco e dal significato ampio”. Ma non solo, perché l’SQ viene anche definito come “la capacità di comportarsi con saggezza e grazia fino a quando la pace interna ed esterna viene mantenuta tenendo conto delle condizioni” nelle quali si agisce. Come è evidente, l’SQ non è esattamente calcolabile in termini numerici, ma è un concettoso-guida utile a comprendere meglio la realtà delle imprese. Uno strumento di interpretazione del presente che manager e imprenditori possono usare per capire meglio cosa accade attorno a loro.
Quanto sinteticamente scritto da Akhtar Sohail e dai suoi colleghi, costituisce un’utile lettura della quale ricordarsi quando nell’impresa l’etica appare minacciata.
Spiritual Quotient and Ethical Values towards Organizational Sustainability
Akhtar Sohail, Anuar bin Arshad Mohd, Mahmood Arshad, Ahmed Adeel
International Letters of Social and Humanistic Sciences Vol. 58 (2015) pp 1-7