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Interagire per crescere meglio

Il caso della open innovation applicato alle piccole e medie imprese come esempio di cultura produttiva in cambiamento

Ci si avvantaggia – e si vince più facilmente sul mercato – quando si impara a collaborare con gli altri in maniera efficace. Elemento fondante di ogni buona cultura d’impresa, il saper “parlare” e “vedere” gli altri, è oggi ancora più importante. Per tutti. Ma non è così semplice mettere in pratica dialogo e apertura.

Franceso Galati con il suo lavoro “I fattori che limitano l’implementazione del paradigma dell’open innovation nelle PMI italiane: una survey statistica” presentato presso l’Università di Parma, ha dato un contributo valido alla conoscenza della situazione specifica delle piccole e medie imprese di fronte alla necessità e capacità di dialogo con l’esterno dell’impresa per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo.

La ricerca in particolare indaga dal punto di vista statistico la situazione dell’uso della Open Innovation (OI) nelle piccole imprese italiane. Spiega l’autore: “Nella letteratura scientifica esistono numerose ricerche empiriche che mostrano come, sempre più spesso, la maggior parte delle idee di ricerca e del vantaggio competitivo acquisito da un’impresa siano riconducibili alla capacità di interazione tra le risorse interne, proprie dell’impresa, e quelle esterne, soprattutto in termini di conoscenza e di competenze tecnologiche”.

Dialogo, dunque, anche quando si tratta di arrivare a traguardi che possono incidere pesantemente sulla produttività e sulla competitività d’impresa.

Galati quindi si pone tre obiettivi: “Identificare i principali fattori che inibiscono o limitano l’adozione del paradigma nelle PMI, di investigare la presenza di comportamenti differenti in relazione a tali fattori e di comprendere se tali fattori siano efficaci nel limitare l’implementazione del paradigma”.

Il lavoro, dopo aver inquadrato dal punto di vista storico e teorico la OI (anche nelle PMI), passa ad effettuare una analisi statistica (attraverso un questionario), su un campione di duemila PMI italiane principalmente del Nord del Paese e attive nella lavorazione dei metalli, dell’alimentazione e nella meccanica. I risultati indicano una discreta anche se differenziata percezione delle piccole e medie imprese delle possibilità della OI e ne pongono anche i limiti così come gli ostacoli (dimensionali ma soprattutto finanziari), alla sua applicazione. Giustamente viene poi richiamata l’importanza dei manager anche nelle piccole imprese.

Quanto scritto da  Franceso Galati  ha certamente per molti spetti il tratto di una compilazione tecnica su un tema non certo facile da analizzare, ma ha il pregio di essere una lettura sintetica seppur non sempre immediatamente comprensibile. A chi legge, in ogni caso, la ricerca delinea una parte del sistema produttivo che va certamente conosciuta.

I fattori che limitano l’implementazione del paradigma dell’open innovation nelle PMI italiane: una survey statistica

Franceso Galati

Tesi. Università degli Studi di Parma Dottorato di ricerca in Ingegneria Industriale Ciclo XXIX, 2017

Il caso della open innovation applicato alle piccole e medie imprese come esempio di cultura produttiva in cambiamento

Ci si avvantaggia – e si vince più facilmente sul mercato – quando si impara a collaborare con gli altri in maniera efficace. Elemento fondante di ogni buona cultura d’impresa, il saper “parlare” e “vedere” gli altri, è oggi ancora più importante. Per tutti. Ma non è così semplice mettere in pratica dialogo e apertura.

Franceso Galati con il suo lavoro “I fattori che limitano l’implementazione del paradigma dell’open innovation nelle PMI italiane: una survey statistica” presentato presso l’Università di Parma, ha dato un contributo valido alla conoscenza della situazione specifica delle piccole e medie imprese di fronte alla necessità e capacità di dialogo con l’esterno dell’impresa per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo.

La ricerca in particolare indaga dal punto di vista statistico la situazione dell’uso della Open Innovation (OI) nelle piccole imprese italiane. Spiega l’autore: “Nella letteratura scientifica esistono numerose ricerche empiriche che mostrano come, sempre più spesso, la maggior parte delle idee di ricerca e del vantaggio competitivo acquisito da un’impresa siano riconducibili alla capacità di interazione tra le risorse interne, proprie dell’impresa, e quelle esterne, soprattutto in termini di conoscenza e di competenze tecnologiche”.

Dialogo, dunque, anche quando si tratta di arrivare a traguardi che possono incidere pesantemente sulla produttività e sulla competitività d’impresa.

Galati quindi si pone tre obiettivi: “Identificare i principali fattori che inibiscono o limitano l’adozione del paradigma nelle PMI, di investigare la presenza di comportamenti differenti in relazione a tali fattori e di comprendere se tali fattori siano efficaci nel limitare l’implementazione del paradigma”.

Il lavoro, dopo aver inquadrato dal punto di vista storico e teorico la OI (anche nelle PMI), passa ad effettuare una analisi statistica (attraverso un questionario), su un campione di duemila PMI italiane principalmente del Nord del Paese e attive nella lavorazione dei metalli, dell’alimentazione e nella meccanica. I risultati indicano una discreta anche se differenziata percezione delle piccole e medie imprese delle possibilità della OI e ne pongono anche i limiti così come gli ostacoli (dimensionali ma soprattutto finanziari), alla sua applicazione. Giustamente viene poi richiamata l’importanza dei manager anche nelle piccole imprese.

Quanto scritto da  Franceso Galati  ha certamente per molti spetti il tratto di una compilazione tecnica su un tema non certo facile da analizzare, ma ha il pregio di essere una lettura sintetica seppur non sempre immediatamente comprensibile. A chi legge, in ogni caso, la ricerca delinea una parte del sistema produttivo che va certamente conosciuta.

I fattori che limitano l’implementazione del paradigma dell’open innovation nelle PMI italiane: una survey statistica

Franceso Galati

Tesi. Università degli Studi di Parma Dottorato di ricerca in Ingegneria Industriale Ciclo XXIX, 2017

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