La bellezza del racconto d’impresa
Raccontare un’impresa è bello, ma anche utile. Bisogna, però, saperlo fare. E’ facile scivolare nella retorica, ancora di più nella nostalgia. Dimenticando l’utilità vera che il racconto della storia e dell’oggi delle imprese può dare: comprendere meglio come l’avventura del produrre si è sviluppata, non commettere errori adesso e migliorare il futuro.
Ma raccontare un’azienda vale anche per altro. Significa comunicare la cultura con cui si affrontano la produzione e il mercato. E significa anche pubblicità , commercio, vendita. Obiettivi forse più “bassi”, ma non per questo meno importanti.
Ciò che conta, lo si è detto, è saper raccontare bene un’esperienza aziendale. Per questo, il volume di Valentina Martino – “Dalle storie alla storia d’impresa. Memoria, comunicazione, heritage” -, serve molto. Il libro (poco meno di 300 pagine che si leggono però agevolmente), offre una ricognizione dei modelli strategico-operativi che aiutano la comunicazione della memoria aziendale. Perché è necessario, quando si inizia a raccontare un’impresa, tenere conto che ci si immerge in una storia complessa: non solo economica, non solo tecnica, non solamente sindacale o sociale. Si racconta di uomini e macchine, di aspirazioni individuali e collettive, di politica, di un sistema che è stato ed è permeabile a molte sollecitazioni e istanze dell’ambiente in cui è collocato.
Valentina Martino lo sa, e quindi si avvale di una prospettiva interdisciplinare per affrontare il tema partendo dagli strumenti per la comprensione delle tante storie, individuali e organizzative, delle diverse fonti conoscitive, delle buone pratiche aziendali e delle diverse reti sociali.
Ma il libro della Martino dice anche altro. Spiega cioè che la rilettura critica della storia di marche e prodotti può dar vita a narrazioni avvincenti, giocate in chiave anti-nostalgica e con un forte rilancio sul presente e sul futuro.
E non basta, perché è opinione dell’autrice che la tradizione non costituisce la prerogativa esclusiva di un’èlite di imprese storico-familiari, consacrate dal tempo in virtù di uno speciale elisir di lunga vita, ma un’opportunità strategica anche per organizzazioni non altrettanto antiche e, tuttavia, consapevoli dell’unicità del proprio apporto alla memoria collettiva.
Insomma, raccontare fa sempre bene, anche per le imprese qualsiasi esse siano. Basta saperlo fare bene.
Dalle storie alla storia d’impresa. Memoria, comunicazione, heritage
Valentina Martino
Bonanno, 2014
Raccontare un’impresa è bello, ma anche utile. Bisogna, però, saperlo fare. E’ facile scivolare nella retorica, ancora di più nella nostalgia. Dimenticando l’utilità vera che il racconto della storia e dell’oggi delle imprese può dare: comprendere meglio come l’avventura del produrre si è sviluppata, non commettere errori adesso e migliorare il futuro.
Ma raccontare un’azienda vale anche per altro. Significa comunicare la cultura con cui si affrontano la produzione e il mercato. E significa anche pubblicità , commercio, vendita. Obiettivi forse più “bassi”, ma non per questo meno importanti.
Ciò che conta, lo si è detto, è saper raccontare bene un’esperienza aziendale. Per questo, il volume di Valentina Martino – “Dalle storie alla storia d’impresa. Memoria, comunicazione, heritage” -, serve molto. Il libro (poco meno di 300 pagine che si leggono però agevolmente), offre una ricognizione dei modelli strategico-operativi che aiutano la comunicazione della memoria aziendale. Perché è necessario, quando si inizia a raccontare un’impresa, tenere conto che ci si immerge in una storia complessa: non solo economica, non solo tecnica, non solamente sindacale o sociale. Si racconta di uomini e macchine, di aspirazioni individuali e collettive, di politica, di un sistema che è stato ed è permeabile a molte sollecitazioni e istanze dell’ambiente in cui è collocato.
Valentina Martino lo sa, e quindi si avvale di una prospettiva interdisciplinare per affrontare il tema partendo dagli strumenti per la comprensione delle tante storie, individuali e organizzative, delle diverse fonti conoscitive, delle buone pratiche aziendali e delle diverse reti sociali.
Ma il libro della Martino dice anche altro. Spiega cioè che la rilettura critica della storia di marche e prodotti può dar vita a narrazioni avvincenti, giocate in chiave anti-nostalgica e con un forte rilancio sul presente e sul futuro.
E non basta, perché è opinione dell’autrice che la tradizione non costituisce la prerogativa esclusiva di un’èlite di imprese storico-familiari, consacrate dal tempo in virtù di uno speciale elisir di lunga vita, ma un’opportunità strategica anche per organizzazioni non altrettanto antiche e, tuttavia, consapevoli dell’unicità del proprio apporto alla memoria collettiva.
Insomma, raccontare fa sempre bene, anche per le imprese qualsiasi esse siano. Basta saperlo fare bene.
Dalle storie alla storia d’impresa. Memoria, comunicazione, heritage
Valentina Martino
Bonanno, 2014