La buona cultura del manager
Un libro appena tradotto in Italia affronta in modo diverso ed eterodosso il tema del management all’interno delle moderne organizzazioni della produzione
L’impresa si costruisce con le persone. E quindi con le loro idee, che non sono semplicemente quelle dell’imprenditore ma anche di chi, accanto e attorno a lui, costruisce e fa vivere l’organizzazione della produzione. Non solo macchine quindi. Se si accetta questa impostazione, occorre anche rendersi conto che l’essenza del management sta proprio nella capacità di relazionarsi con gli altri.
“Il management. Approcci, culture, etica” di Ann L. Cunliffe parte proprio da queste serie di considerazioni. “Il management è un’attività relazionale, riflessiva ed etica. Non è semplicemente che cosa si fa, ma è essenzialmente chi siamo e come ci relazioniamo con gli altri”, spiega all’inizio del suo lavoro l’autrice che insegna Organizzazione all’Università di Bradford e che ha dalla sua una lunga esperienza in tema di management e organizzazione delle imprese.
I pilastri del libro di fatto sono due: l’attenzione alle responsabilità dei manager e alla loro posizione all’interno della società. Per Cunliffe occorre rivedere le teorie e le pratiche del management mettendole a confronto con aspetti diversi dell’agire sociale che fino ad oggi sono rimasti esclusi dagli studi e dalle prassi di management.
Il libri quindi si dipana in maniera semplice lungo meno di duecento pagine. Cunliffe inizia ragionando sul management e sul “managerialismo” per passare poi agli aspetti legati alla comunicazione dei manager , al loro linguaggio e alla figura dei manager relazionali. Il tratto che caratterizza questa parte del libro è tutto contenuto nel sottotitolo del capitolo: “Non è quello che ho detto…”. Successivamente il volume affronta la domanda: chi sono i manager? E quindi l’interrogativo di chi veramente siano le persone che fanno i manager cercando così di capirne la natura, le debolezze e i punti di forza. Cunliffe, seguendo l’impostazione che si fonda sulle persone e quindi sulle relazioni, si pone il problema di “gestire la cultura” e quindi “gestire cuore, mente e anima” per passare poi nell’ultimo capitolo al tema delicato della gestione di organizzazioni etiche e “giuste”.
Utile ma a tratti complessa e contorta la Prefazione all’edizione italiana del libro (“Orografie organizzative e approccio critico al management”) di Giuseppe Scaratti che ha l’obiettivo di collocare il lavoro di Cunliffe all’interno degli studi di management.
In ogni caso, la fatica letteraria di Cunliffe, che è anche professore a contratto all’Università Cattolica, merita di essere letta con attenzione, e magari riletta dopo aver confrontato la “pratica” del management con quanto indicato nel libro.
Il management. Approcci, culture, etica
Ann L. Cunliffe
Raffaello Cortina Editore, 2017
Un libro appena tradotto in Italia affronta in modo diverso ed eterodosso il tema del management all’interno delle moderne organizzazioni della produzione
L’impresa si costruisce con le persone. E quindi con le loro idee, che non sono semplicemente quelle dell’imprenditore ma anche di chi, accanto e attorno a lui, costruisce e fa vivere l’organizzazione della produzione. Non solo macchine quindi. Se si accetta questa impostazione, occorre anche rendersi conto che l’essenza del management sta proprio nella capacità di relazionarsi con gli altri.
“Il management. Approcci, culture, etica” di Ann L. Cunliffe parte proprio da queste serie di considerazioni. “Il management è un’attività relazionale, riflessiva ed etica. Non è semplicemente che cosa si fa, ma è essenzialmente chi siamo e come ci relazioniamo con gli altri”, spiega all’inizio del suo lavoro l’autrice che insegna Organizzazione all’Università di Bradford e che ha dalla sua una lunga esperienza in tema di management e organizzazione delle imprese.
I pilastri del libro di fatto sono due: l’attenzione alle responsabilità dei manager e alla loro posizione all’interno della società. Per Cunliffe occorre rivedere le teorie e le pratiche del management mettendole a confronto con aspetti diversi dell’agire sociale che fino ad oggi sono rimasti esclusi dagli studi e dalle prassi di management.
Il libri quindi si dipana in maniera semplice lungo meno di duecento pagine. Cunliffe inizia ragionando sul management e sul “managerialismo” per passare poi agli aspetti legati alla comunicazione dei manager , al loro linguaggio e alla figura dei manager relazionali. Il tratto che caratterizza questa parte del libro è tutto contenuto nel sottotitolo del capitolo: “Non è quello che ho detto…”. Successivamente il volume affronta la domanda: chi sono i manager? E quindi l’interrogativo di chi veramente siano le persone che fanno i manager cercando così di capirne la natura, le debolezze e i punti di forza. Cunliffe, seguendo l’impostazione che si fonda sulle persone e quindi sulle relazioni, si pone il problema di “gestire la cultura” e quindi “gestire cuore, mente e anima” per passare poi nell’ultimo capitolo al tema delicato della gestione di organizzazioni etiche e “giuste”.
Utile ma a tratti complessa e contorta la Prefazione all’edizione italiana del libro (“Orografie organizzative e approccio critico al management”) di Giuseppe Scaratti che ha l’obiettivo di collocare il lavoro di Cunliffe all’interno degli studi di management.
In ogni caso, la fatica letteraria di Cunliffe, che è anche professore a contratto all’Università Cattolica, merita di essere letta con attenzione, e magari riletta dopo aver confrontato la “pratica” del management con quanto indicato nel libro.
Il management. Approcci, culture, etica
Ann L. Cunliffe
Raffaello Cortina Editore, 2017