La difficile ricerca di reti per lo sviluppo
Un lavoro fondato sull’indagine relativa alle Smart Specialization Strategy, esplora opportunità e fallimenti dei tentativi di creare legami nuovi fra territori e aziende
Insieme si cresce di più e in maniera più solida. E’ ciò che in termini più moderni si dice “fare rete”. Strategia che vale non solo per le singole imprese, ma anche per interi territori. Visione più ampia, aperta, dagli orizzonti allargati rispetto a quelli limitati della sola fabbrica avulsa dal territorio e dal contesto sociale. Visione che, tuttavia, comporta un impegno maggiore rispetto a prima. E che non sempre trova realizzazioni appropriate.
Donato Iacobucci ed Enrico Guzzini (del Centro per l’innovazione e l’imprenditorialità dell’Università Politecnica delle Marche), hanno preso in considerazione proprio i casi di lavoro di squadra fra territori che non sempre hanno dato risultati brillanti.
Nell’articolo “La ‘Smart Specialization Strategy’ delle regioni italiane e le relazioni fra ambiti tecnologici (The Smart Specialization Strategy of Italian Regions and Links Among Technological Domains)” appena pubblicato in rete, i due ricercatori prendono in considerazione il caso della Smart Specialization Strategy. Si tratta di un particolare approccio alla creazione delle reti, che richiede alle regioni coinvolte di individuare le relazioni tra domini tecnologici all’interno della stessa regione (relatedness) e di indicare i potenziali collegamenti con domini di altre regioni (connectivity). Lavoro certosino, forse, ma indispensabile per capire come e dove si trovino gli spazi per realizzare per davvero reti d’imprese e territori che possano fornire occasioni di sviluppo.
La ricerca di Iacobucci e Guzzini, raggiunge due obiettivi. Da un lato fornisce un quadro degli ambiti di specializzazione individuati dalle regioni italiane; dall’altro mostra che l’analisi della relatedness e della connectivity è stata in gran parte trascurata dalle regioni stesse. E’ mancato spesso proprio il disegno che fa da sfondo alla crescita di un territorio. Scarsa attenzione forse, ma comunque una grave sottovalutazione che, secondo gli autori, è “frutto della mancanza di una metodologia consolidata per rilevare la natura e l’intensità dei legami fra settori oltre che della carenza di dati e informazioni necessari all’analisi”.
Il lavoro di Iacobucci e Guzzini delinea una particolare cultura d’impresa e della crescita non sempre presente nel Paese. Un modo diverso per approfondire i legami e le occasioni di sviluppo ma anche gli spazi di lavoro ancora da occupare.
Donato Iacobucci, Enrico Guzzini
SCIENZE REGIONALI, 2016 Fascicolo 3
Un lavoro fondato sull’indagine relativa alle Smart Specialization Strategy, esplora opportunità e fallimenti dei tentativi di creare legami nuovi fra territori e aziende
Insieme si cresce di più e in maniera più solida. E’ ciò che in termini più moderni si dice “fare rete”. Strategia che vale non solo per le singole imprese, ma anche per interi territori. Visione più ampia, aperta, dagli orizzonti allargati rispetto a quelli limitati della sola fabbrica avulsa dal territorio e dal contesto sociale. Visione che, tuttavia, comporta un impegno maggiore rispetto a prima. E che non sempre trova realizzazioni appropriate.
Donato Iacobucci ed Enrico Guzzini (del Centro per l’innovazione e l’imprenditorialità dell’Università Politecnica delle Marche), hanno preso in considerazione proprio i casi di lavoro di squadra fra territori che non sempre hanno dato risultati brillanti.
Nell’articolo “La ‘Smart Specialization Strategy’ delle regioni italiane e le relazioni fra ambiti tecnologici (The Smart Specialization Strategy of Italian Regions and Links Among Technological Domains)” appena pubblicato in rete, i due ricercatori prendono in considerazione il caso della Smart Specialization Strategy. Si tratta di un particolare approccio alla creazione delle reti, che richiede alle regioni coinvolte di individuare le relazioni tra domini tecnologici all’interno della stessa regione (relatedness) e di indicare i potenziali collegamenti con domini di altre regioni (connectivity). Lavoro certosino, forse, ma indispensabile per capire come e dove si trovino gli spazi per realizzare per davvero reti d’imprese e territori che possano fornire occasioni di sviluppo.
La ricerca di Iacobucci e Guzzini, raggiunge due obiettivi. Da un lato fornisce un quadro degli ambiti di specializzazione individuati dalle regioni italiane; dall’altro mostra che l’analisi della relatedness e della connectivity è stata in gran parte trascurata dalle regioni stesse. E’ mancato spesso proprio il disegno che fa da sfondo alla crescita di un territorio. Scarsa attenzione forse, ma comunque una grave sottovalutazione che, secondo gli autori, è “frutto della mancanza di una metodologia consolidata per rilevare la natura e l’intensità dei legami fra settori oltre che della carenza di dati e informazioni necessari all’analisi”.
Il lavoro di Iacobucci e Guzzini delinea una particolare cultura d’impresa e della crescita non sempre presente nel Paese. Un modo diverso per approfondire i legami e le occasioni di sviluppo ma anche gli spazi di lavoro ancora da occupare.
Donato Iacobucci, Enrico Guzzini
SCIENZE REGIONALI, 2016 Fascicolo 3