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La governance d’impresa politica

Da un filosofo canadese un libro che mette insieme i metodi di gestione aziendale con quelli della politica

 

I metodi di gestione d’impresa trasferiti nell’ambito della politica e della società. Confusione di ruoli. Insieme di tecniche di gestione applicate ad ambiti diversi dai consueti. E’ una situazione ormai acquisita ma ancora non compresa così a fondo come dovrebbe essere. Cultura d’impresa in ambiti che possono non essere quelli appropriati. Il tema è importante, anche per la “buona” cultura d’impresa. Per comprenderlo meglio è necessario leggere “Governance. Il management totalitario” scritto da Alain Deneault (filosofo e insegnante di scienze politiche a Montréal) e appena tradotto in Italia.

Il libro ruota attorno al termine dal quale prende il titolo: governance. Ed inizia da una constatazione: nell’ultimo quarto del XX secolo per descrivere e regolamentare il funzionamento delle organizzazioni e delle strutture aziendali i teorici delle imprese ricorrono a un termine che, sin dal lontano XVI secolo, era un semplice sinonimo di governo: governance. All’inizio degli anni Ottanta il termine viene introdotto nella vita pubblica col pretesto di affermare la necessità di una sana gestione delle istituzioni dello Stato e diventa il “grazioso nome” di una gestione neoliberale dello Stato, caratterizzata da deregulation e privatizzazione dei servizi pubblici. Ma non basta. Perché detto in altre parole, secondo l’autore, la governance è un’espressione volutamente indeterminata che esprime la nuova arte della politica “senza governo”, senza quella pratica, cioè, che presuppone una politica dibattuta pubblicamente.

Deneault sviluppa quindi il concetto di governance applicato alla politica attraverso 50 capitoli che ragionano ognuno su un aspetto diverso del tema partendo da un assunto – “Ridurre la politica a una tecnica” -, e arrivando ad un altro – “Fare del nulla una forza” -, ai quali si aggiunge una conclusione che è una domanda: “…ma lei cosa propone?”. In mezzo è un viaggio acuto con tappe graffianti e spesso irriverenti, che toccano numerosi aspetti non solo del vivere civile, ma anche dalla politica, delle tecniche di governo, dell’atteggiamento di tutti noi di fronte alla cosa pubblica e ai nostri interessi. E ovviamente dei rapporti fra imprese e politica. Emerge così un discorso che indica come la morte della politica abbia dato vita ad “un’arte della gestione” che tuttavia stride nell’ambito delle comunità.

Deneault ragiona come un filosofo della politica e come un acuto osservatore della realtà. Irriverente, si è detto, e graffiante, si è anche detto, l’argomentare di Deneault è in ogni caso qualcosa che lascia il segno. Leggendolo si può anche non essere d’accordo, ma la sua lettura fa bene a tutti, anche agli imprenditori e ai manager, alla cultura d’impresa e del vivere civile.

Governance. Il management totalitario

Alain Deneault
Neri Pozza, 2018

Da un filosofo canadese un libro che mette insieme i metodi di gestione aziendale con quelli della politica

 

I metodi di gestione d’impresa trasferiti nell’ambito della politica e della società. Confusione di ruoli. Insieme di tecniche di gestione applicate ad ambiti diversi dai consueti. E’ una situazione ormai acquisita ma ancora non compresa così a fondo come dovrebbe essere. Cultura d’impresa in ambiti che possono non essere quelli appropriati. Il tema è importante, anche per la “buona” cultura d’impresa. Per comprenderlo meglio è necessario leggere “Governance. Il management totalitario” scritto da Alain Deneault (filosofo e insegnante di scienze politiche a Montréal) e appena tradotto in Italia.

Il libro ruota attorno al termine dal quale prende il titolo: governance. Ed inizia da una constatazione: nell’ultimo quarto del XX secolo per descrivere e regolamentare il funzionamento delle organizzazioni e delle strutture aziendali i teorici delle imprese ricorrono a un termine che, sin dal lontano XVI secolo, era un semplice sinonimo di governo: governance. All’inizio degli anni Ottanta il termine viene introdotto nella vita pubblica col pretesto di affermare la necessità di una sana gestione delle istituzioni dello Stato e diventa il “grazioso nome” di una gestione neoliberale dello Stato, caratterizzata da deregulation e privatizzazione dei servizi pubblici. Ma non basta. Perché detto in altre parole, secondo l’autore, la governance è un’espressione volutamente indeterminata che esprime la nuova arte della politica “senza governo”, senza quella pratica, cioè, che presuppone una politica dibattuta pubblicamente.

Deneault sviluppa quindi il concetto di governance applicato alla politica attraverso 50 capitoli che ragionano ognuno su un aspetto diverso del tema partendo da un assunto – “Ridurre la politica a una tecnica” -, e arrivando ad un altro – “Fare del nulla una forza” -, ai quali si aggiunge una conclusione che è una domanda: “…ma lei cosa propone?”. In mezzo è un viaggio acuto con tappe graffianti e spesso irriverenti, che toccano numerosi aspetti non solo del vivere civile, ma anche dalla politica, delle tecniche di governo, dell’atteggiamento di tutti noi di fronte alla cosa pubblica e ai nostri interessi. E ovviamente dei rapporti fra imprese e politica. Emerge così un discorso che indica come la morte della politica abbia dato vita ad “un’arte della gestione” che tuttavia stride nell’ambito delle comunità.

Deneault ragiona come un filosofo della politica e come un acuto osservatore della realtà. Irriverente, si è detto, e graffiante, si è anche detto, l’argomentare di Deneault è in ogni caso qualcosa che lascia il segno. Leggendolo si può anche non essere d’accordo, ma la sua lettura fa bene a tutti, anche agli imprenditori e ai manager, alla cultura d’impresa e del vivere civile.

Governance. Il management totalitario

Alain Deneault
Neri Pozza, 2018

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