Accedi all’Archivio online
Esplora l’Archivio online per trovare fonti e materiali. Seleziona la tipologia di supporto documentale che più ti interessa e inserisci le parole chiave della tua ricerca.
    Seleziona una delle seguenti categorie:
  • Documenti
  • Fotografie
  • Disegni e manifesti
  • Audiovisivi
  • Pubblicazioni e riviste
  • Tutti
Assistenza alla consultazione
Per richiedere la consultazione del materiale conservato nell’Archivio Storico e nelle Biblioteche della Fondazione Pirelli al fine di studi e ricerche e conoscere le modalità di utilizzo dei materiali per prestiti e mostre, compila il seguente modulo.
Riceverai una mail di conferma dell'avvenuta ricezione della richiesta e sarai ricontattato.
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Seleziona il grado di istruzione della scuola di appartenenza
Back
Scuola Primaria
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.

Dichiaro di avere preso visione dell’informativa relativa al trattamento dei miei dati personali, e autorizzo la Fondazione Pirelli al trattamento dei miei dati personali per l’invio, anche a mezzo e-mail, di comunicazioni relative ad iniziative/convegni organizzati dalla Fondazione Pirelli..

Back
Scuole secondarie di I grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Scuole secondarie di II grado
Percorsi Fondazione Pirelli Educational
Lasciate i vostri dati per essere ricontattati dallo staff di Fondazione Pirelli Educational e concordare le date del percorso.
Back
Università
Percorsi Fondazione Pirelli Educational

Vuoi organizzare un percorso personalizzato con i tuoi studenti? Per informazioni e prenotazioni scrivi a universita@fondazionepirelli.org

Visita la Fondazione
Per informazioni sulle attività della Fondazione e l’accessiblità agli spazi
contattare il numero 0264423971 o scrivere a visite@fondazionepirelli.org

La lezione di Primo Levi, chimico e scrittore, è utile anche per gli ITS: legare tecnica e bellezza  

Pesare le parole”, con la passione per l’esattezza, come se un discorso o una pagina di scrittura fossero un composto chimico. “Non fidarsi delle parole approssimative”, così come non mescolare a casaccio acidi e basi, per evitare disastri. E redigere pagine raccontando “le cose della tecnica con l’occhio del letterato e le lettere con l’occhio del tecnico”. Sono frasi di Primo Levi, ricordate da un grande linguista, Gian Luigi Beccaria, per una delle manifestazioni del “Festival del Classico” a Torino (se ne scrive su “la Repubblica”, 26 novembre). E suonano simili ai giudizi di Italo Calvino, letterato sofisticato, affascinato dall’esattezza della cultura scientifica: “Puntare solo sulle cose difficili, eseguite alla perfezione; diffidare della facilità, della faciloneria, del fare tanto per fare. Puntare sulla precisione, tanto nel linguaggio quanto nelle cose che si fanno” (ne avevamo dato conto del blog del 18 ottobre scorso).

La chimica e la letteratura. Il voler fare le cose “a regola d’arte”. Il rigore e la bellezza dell’impegno di ricerca d’una parola esatta e d’una formula chimica o matematica (d’altronde, proprio per Levi, “l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”).  La passione di scrivere del “Sistema periodico” e del fascino della Tavola degli elementi di Mendeleev, della “Chiave a stella” e dell’intensità del montaggio meccanico di torri metalliche e gru. E la testimonianza della centralità, tutta italiana, appassionatamente tecnologica e poeticamente originale, di una “cultura politecnica” che mescola saperi umanistici e conoscenze scientifiche.

Ecco il punto su cui riflettere, parlando di cultura e dunque anche di scuola, formazione, saper fare (e, con l’attitudine dello scrittore, “fare sapere”): il rapporto tra cultura e impresa, tra memoria e innovazione, tra storia e futuro, tra techne ed estetica. Nel segno incisivo di un “umanesimo industriale” che tiene insieme competitività e sostenibilità ambientale e sociale, produttività e solidarietà.

Valori forti. Da fare vivere già nelle aule di scuola. Non come subalternità della formazione rispetto al lavoro e ai processi o produttivi. Ma come relazione contemporanea e progettuale tra lavoro e cittadinanza, tra intraprendenza, libertà e responsabilità. Rileggendo Privo Levi, appunto. E Sinisgalli, Vittorini, Sereni, Natta e tutti quegli scienziati e letterati che della cultura hanno avuto un’idea ampia e inclusiva: poeti-ingegneri, ingegneri-filosofi, scrittori appassionati alle tecnologie e alle scienze.

Così, per parlare di “merito” legato all’istruzione senza evitare di “entrare nel merito”, vale la pena discutere degli ITS, gli Istituti Tecnologici Superiori (chiamati anche ITS Academy, per sottolinearne l’alto valore formativo, dopo i diplomi della scuola secondaria) ragionando sui possibili contenuti dei loro programmi. E prendendo appunto a prestito le indicazioni di Levi e di Calvino, per sottolineare come i processi di formazione, anche quelli più aderenti al mondo del lavoro, abbiamo bisogno di un livello multidisciplinare integrato, una dimensione “politecnica” che mescoli saperi umanistici e conoscenze scientifiche, un’attenzione particolare non solo per le competenze ma per la complessità dei sistemi di conoscenza, una inclinazione indispensabile al “saper fare” ma anche una speciale dedizione al “perché” e al “come”, al senso più profondo dell’ “imparare a imparare”.

Gli ITS hanno pochi iscritti, in Italia, 21mila appena, contro gli 800mila delle analoghe scuole tedesche. Anche perché sono “conosciuti” solo da meno di 2 studenti su 10, secondo un sondaggio dell’Osservatorio Talents Venture tra i ragazzi delle scuole superiori (“Il Sole24Ore”, 28 novembre), mentre 4 o poco più (il 42%, cioè) ne hanno soltanto sentito parlare e gli altri 4 ne ignorano del tutto l’esistenza. Eppure sono una garanzia di buon lavoro, alla fine del corso biennale (l’80% dei diplomati trova occupazione entro 12 mesi, rispetto al 70% della media universitaria).

Serve dunque un impegno straordinario, pubblico e privato, per farli crescere. Investimenti pubblici rapidi e ben centrati (il Pnrr mette a disposizione 1,5 miliardi, ma per la spesa dei primi 500 milioni mancano 18 decreti attuativi su 19) e stimoli fiscali per le Fondazioni che li fanno nascere, in stretto rapporto con le aree produttive e le imprese sui territori industriali. E sono urgenti anche “azioni di orientamento a tappeto, verso famiglie, studenti e docenti”, sostiene Gianni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il capitale umano. Un capitale in cerca di valore. Giovani generazioni quanto mai attente a tutto ciò che possa ricostruire un clima di speranza e di fiducia in un futuro migliore.

Formazione, comunicazione, consulenza per le imprese. “Nuove competenze per nuove professioni nella twin transition, ambientale e digitale”, dicono in UniCredit Lombardia, mettendo a punto iniziative per affrontare il mismatch, la mancata corrispondenza tra offerta e domanda di lavoro (le imprese cercano professionalità che non trovano, ma l’indice di disoccupazione giovanile è tra i più alti d’Europa). E soprattutto nelle regioni più industrializzate del Nord, la produttività e la competitività delle imprese, rispetto ai concorrenti internazionali, sono compresse per assenza di laureati e diplomati (dalle ITS Academy, appunto, ma anche dai normali istituti tecnici) e di competenze tecnologicamente avanzate.

Ecco dunque il problema da affrontare con urgenza: la formazione nelle materie Stem, l’acronimo che indica science, technology, engineering e mathematics), da qualificare e migliorare in Steam, aggiungendo la a di arts, i saperi umanistici, appunto, il senso della bellezza, la sofisticata cultura della misura e della qualità. Il valore del design, per usare una parola carica di senso, proprio per le caratteristiche che l’industria italiana a vocazione internazionale ha sviluppato da tempo. In sintesi, il gusto dell’esattezza e della perfezione. La lezione di Primo Levi deve continuare a fare da ispirazione.

(Foto: Getty Images)

Pesare le parole”, con la passione per l’esattezza, come se un discorso o una pagina di scrittura fossero un composto chimico. “Non fidarsi delle parole approssimative”, così come non mescolare a casaccio acidi e basi, per evitare disastri. E redigere pagine raccontando “le cose della tecnica con l’occhio del letterato e le lettere con l’occhio del tecnico”. Sono frasi di Primo Levi, ricordate da un grande linguista, Gian Luigi Beccaria, per una delle manifestazioni del “Festival del Classico” a Torino (se ne scrive su “la Repubblica”, 26 novembre). E suonano simili ai giudizi di Italo Calvino, letterato sofisticato, affascinato dall’esattezza della cultura scientifica: “Puntare solo sulle cose difficili, eseguite alla perfezione; diffidare della facilità, della faciloneria, del fare tanto per fare. Puntare sulla precisione, tanto nel linguaggio quanto nelle cose che si fanno” (ne avevamo dato conto del blog del 18 ottobre scorso).

La chimica e la letteratura. Il voler fare le cose “a regola d’arte”. Il rigore e la bellezza dell’impegno di ricerca d’una parola esatta e d’una formula chimica o matematica (d’altronde, proprio per Levi, “l’amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”).  La passione di scrivere del “Sistema periodico” e del fascino della Tavola degli elementi di Mendeleev, della “Chiave a stella” e dell’intensità del montaggio meccanico di torri metalliche e gru. E la testimonianza della centralità, tutta italiana, appassionatamente tecnologica e poeticamente originale, di una “cultura politecnica” che mescola saperi umanistici e conoscenze scientifiche.

Ecco il punto su cui riflettere, parlando di cultura e dunque anche di scuola, formazione, saper fare (e, con l’attitudine dello scrittore, “fare sapere”): il rapporto tra cultura e impresa, tra memoria e innovazione, tra storia e futuro, tra techne ed estetica. Nel segno incisivo di un “umanesimo industriale” che tiene insieme competitività e sostenibilità ambientale e sociale, produttività e solidarietà.

Valori forti. Da fare vivere già nelle aule di scuola. Non come subalternità della formazione rispetto al lavoro e ai processi o produttivi. Ma come relazione contemporanea e progettuale tra lavoro e cittadinanza, tra intraprendenza, libertà e responsabilità. Rileggendo Privo Levi, appunto. E Sinisgalli, Vittorini, Sereni, Natta e tutti quegli scienziati e letterati che della cultura hanno avuto un’idea ampia e inclusiva: poeti-ingegneri, ingegneri-filosofi, scrittori appassionati alle tecnologie e alle scienze.

Così, per parlare di “merito” legato all’istruzione senza evitare di “entrare nel merito”, vale la pena discutere degli ITS, gli Istituti Tecnologici Superiori (chiamati anche ITS Academy, per sottolinearne l’alto valore formativo, dopo i diplomi della scuola secondaria) ragionando sui possibili contenuti dei loro programmi. E prendendo appunto a prestito le indicazioni di Levi e di Calvino, per sottolineare come i processi di formazione, anche quelli più aderenti al mondo del lavoro, abbiamo bisogno di un livello multidisciplinare integrato, una dimensione “politecnica” che mescoli saperi umanistici e conoscenze scientifiche, un’attenzione particolare non solo per le competenze ma per la complessità dei sistemi di conoscenza, una inclinazione indispensabile al “saper fare” ma anche una speciale dedizione al “perché” e al “come”, al senso più profondo dell’ “imparare a imparare”.

Gli ITS hanno pochi iscritti, in Italia, 21mila appena, contro gli 800mila delle analoghe scuole tedesche. Anche perché sono “conosciuti” solo da meno di 2 studenti su 10, secondo un sondaggio dell’Osservatorio Talents Venture tra i ragazzi delle scuole superiori (“Il Sole24Ore”, 28 novembre), mentre 4 o poco più (il 42%, cioè) ne hanno soltanto sentito parlare e gli altri 4 ne ignorano del tutto l’esistenza. Eppure sono una garanzia di buon lavoro, alla fine del corso biennale (l’80% dei diplomati trova occupazione entro 12 mesi, rispetto al 70% della media universitaria).

Serve dunque un impegno straordinario, pubblico e privato, per farli crescere. Investimenti pubblici rapidi e ben centrati (il Pnrr mette a disposizione 1,5 miliardi, ma per la spesa dei primi 500 milioni mancano 18 decreti attuativi su 19) e stimoli fiscali per le Fondazioni che li fanno nascere, in stretto rapporto con le aree produttive e le imprese sui territori industriali. E sono urgenti anche “azioni di orientamento a tappeto, verso famiglie, studenti e docenti”, sostiene Gianni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria per il capitale umano. Un capitale in cerca di valore. Giovani generazioni quanto mai attente a tutto ciò che possa ricostruire un clima di speranza e di fiducia in un futuro migliore.

Formazione, comunicazione, consulenza per le imprese. “Nuove competenze per nuove professioni nella twin transition, ambientale e digitale”, dicono in UniCredit Lombardia, mettendo a punto iniziative per affrontare il mismatch, la mancata corrispondenza tra offerta e domanda di lavoro (le imprese cercano professionalità che non trovano, ma l’indice di disoccupazione giovanile è tra i più alti d’Europa). E soprattutto nelle regioni più industrializzate del Nord, la produttività e la competitività delle imprese, rispetto ai concorrenti internazionali, sono compresse per assenza di laureati e diplomati (dalle ITS Academy, appunto, ma anche dai normali istituti tecnici) e di competenze tecnologicamente avanzate.

Ecco dunque il problema da affrontare con urgenza: la formazione nelle materie Stem, l’acronimo che indica science, technology, engineering e mathematics), da qualificare e migliorare in Steam, aggiungendo la a di arts, i saperi umanistici, appunto, il senso della bellezza, la sofisticata cultura della misura e della qualità. Il valore del design, per usare una parola carica di senso, proprio per le caratteristiche che l’industria italiana a vocazione internazionale ha sviluppato da tempo. In sintesi, il gusto dell’esattezza e della perfezione. La lezione di Primo Levi deve continuare a fare da ispirazione.

(Foto: Getty Images)

CIAO, COME POSSO AIUTARTI?