La lingua giusta per capire meglio
Un recente libro di Banca d’Italia aiuta a comprendere l’importanza del linguaggio e del buon uso delle parole in economia e non solo
Scrivere (e parlare) con chiarezza e precisione per farsi capire meglio e per capire meglio. Senza per questo cedere alle eccessive semplificazioni, ma, anzi, rendendo se possibile più comprensibili anche le idee più complesse. Attenzione che dovrebbe essere sempre in primo piano. Accortezza che significa libertà e democrazia. E sviluppo. Scrupolo che vige da sempre in Banca d’Italia che con “La lingua dell’economia in Italia. Caratteri, storia, evoluzione” di Rosanna Visca, ha da poco posto un altro tassello per la costruzione di quella cultura dell’economia di cui c’è sempre più bisogno.
L’ottavo volume della Collana Collezioni e studi della Biblioteca Paolo Baffi, offre un quadro di insieme della lingua dell’economia ricorrendo a un’ampia selezione di contributi e studi, compresi quelli inerenti agli aspetti linguistici delle Relazioni annuali e soprattutto delle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia. Due gli obiettivi: da un lato, delineare un profilo della lingua dell’economia, nei suoi aspetti più generali e comuni alle sue molteplici varietà, in una prospettiva storica e nel confronto con le altre lingue speciali; dall’altro, suggerire spunti di riflessione sull’evoluzione e sulla capacità comunicativa di questa lingua, anche alla luce delle caratteristiche di quanto prodotto nel tempo della Banca stessa.
Chi legge, così, ha modo di ripercorrere circa otto secoli di testi inerenti l’economia e la banca individuando i documenti chiave per la lingua dell’economia, assieme alla descrizione delle forme e delle strategie testuali adottate. Il libro svela quindi una sorta di “doppio volto” – scientifico e divulgativo – della particolare lingua adottata da Banca d’Italia e in generale dagli economisti. Nelle pagine scorrono così aspetti particolari del linguaggio economico come il ricorso a un ampio repertorio di figure retoriche (in special modo metafore), che compaiono sin dagli scritti fondativi delle discipline economico-finanziarie; la forte presenza di forestierismi e in particolare di anglicismi; la necessità (e la difficoltà) degli economisti di farsi capire anche dal largo pubblico, senza per questo perdere autorevolezza e specificità.
Tutto da leggere il libro curato da Visca che, tra i molti passaggi, riporta nelle conclusioni alcune parole pronunciate nel 2021 dal Direttore generale Luigi Federico Signorini a proposto della Considerazioni di Luigi Einaudi che valgono non solo per chi scrive di economia: “La lingua cambia nel tempo, ma in Banca d’Italia è rimasta viva l’aspirazione a una scrittura nitida, rigorosa e magari, se ci si riesce, dotata di una certa qualità estetica; a una scrittura, insomma, capace idealmente di coniugare acribia ed eleganza; per quanto possibile efficace nell’additare la lezione dei fatti, spiegarne le ragioni, ammonire sulle implicazioni, anche quelle meno ovvie, delle azioni o (più spesso) delle azioni mancate. Non ci si è sempre riusciti, s’intende, e comunque forse mai pienamente; ma l’obiettivo era e resta quello”.
La lingua dell’economia in Italia. Caratteri, storia, evoluzione
Rosanna Visca
Collezioni e studi della Biblioteca Paolo Baffi, n. 8
Banca d’Italia, 2023
Un recente libro di Banca d’Italia aiuta a comprendere l’importanza del linguaggio e del buon uso delle parole in economia e non solo
Scrivere (e parlare) con chiarezza e precisione per farsi capire meglio e per capire meglio. Senza per questo cedere alle eccessive semplificazioni, ma, anzi, rendendo se possibile più comprensibili anche le idee più complesse. Attenzione che dovrebbe essere sempre in primo piano. Accortezza che significa libertà e democrazia. E sviluppo. Scrupolo che vige da sempre in Banca d’Italia che con “La lingua dell’economia in Italia. Caratteri, storia, evoluzione” di Rosanna Visca, ha da poco posto un altro tassello per la costruzione di quella cultura dell’economia di cui c’è sempre più bisogno.
L’ottavo volume della Collana Collezioni e studi della Biblioteca Paolo Baffi, offre un quadro di insieme della lingua dell’economia ricorrendo a un’ampia selezione di contributi e studi, compresi quelli inerenti agli aspetti linguistici delle Relazioni annuali e soprattutto delle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia. Due gli obiettivi: da un lato, delineare un profilo della lingua dell’economia, nei suoi aspetti più generali e comuni alle sue molteplici varietà, in una prospettiva storica e nel confronto con le altre lingue speciali; dall’altro, suggerire spunti di riflessione sull’evoluzione e sulla capacità comunicativa di questa lingua, anche alla luce delle caratteristiche di quanto prodotto nel tempo della Banca stessa.
Chi legge, così, ha modo di ripercorrere circa otto secoli di testi inerenti l’economia e la banca individuando i documenti chiave per la lingua dell’economia, assieme alla descrizione delle forme e delle strategie testuali adottate. Il libro svela quindi una sorta di “doppio volto” – scientifico e divulgativo – della particolare lingua adottata da Banca d’Italia e in generale dagli economisti. Nelle pagine scorrono così aspetti particolari del linguaggio economico come il ricorso a un ampio repertorio di figure retoriche (in special modo metafore), che compaiono sin dagli scritti fondativi delle discipline economico-finanziarie; la forte presenza di forestierismi e in particolare di anglicismi; la necessità (e la difficoltà) degli economisti di farsi capire anche dal largo pubblico, senza per questo perdere autorevolezza e specificità.
Tutto da leggere il libro curato da Visca che, tra i molti passaggi, riporta nelle conclusioni alcune parole pronunciate nel 2021 dal Direttore generale Luigi Federico Signorini a proposto della Considerazioni di Luigi Einaudi che valgono non solo per chi scrive di economia: “La lingua cambia nel tempo, ma in Banca d’Italia è rimasta viva l’aspirazione a una scrittura nitida, rigorosa e magari, se ci si riesce, dotata di una certa qualità estetica; a una scrittura, insomma, capace idealmente di coniugare acribia ed eleganza; per quanto possibile efficace nell’additare la lezione dei fatti, spiegarne le ragioni, ammonire sulle implicazioni, anche quelle meno ovvie, delle azioni o (più spesso) delle azioni mancate. Non ci si è sempre riusciti, s’intende, e comunque forse mai pienamente; ma l’obiettivo era e resta quello”.
La lingua dell’economia in Italia. Caratteri, storia, evoluzione
Rosanna Visca
Collezioni e studi della Biblioteca Paolo Baffi, n. 8
Banca d’Italia, 2023