La nuova cultura dell’impresa ibrida
Un libro appena pubblicato, racconta come le vecchie organizzazioni stiano cambiando verso nuove modalità del produrre
L’azienda moderna ha tanti volti: nasce e vive per fare profitto, ma il mondo la spinge anche verso quella che ormai si chiama responsabilità sociale d’impresa, che a sua volta dà vita a organizzazioni della produzione che hanno per scopo altro oltre alla chiusura numerica in positivo dei bilanci. Cambia, in tutto questo, la cultura stessa del produrre. Nascono nuove forme d’impresa che, in un certo modo, possono costituire il nuovo orizzonte del sistema industriale ed economico moderno.
Capire cosa sta accadendo e cosa sta nascendo è fondamentale. Leggere “Imprese ibride. Modelli d’innovazione sociale per rigenerare valori” di Paolo Venturi e Flaviano Zandonai, serve proprio per comprendere meglio cosa succede.
Il ragionamento dei due autori parte da uno sguardo sulla realtà in cui attività profit e non profit, pubblico e privato, lavoro e volontariato si fondono e confondo ormai con una certa frequenza. E’ la comparsa di “sfere ibride” in cui si affermano nuove e molteplici modalità di produrre valore da parte di imprese di capitali, organizzazioni non profit e amministrazioni pubbliche.
I movimenti nell’ambito del sistema della produzione, tuttavia, non sono a senso unico. Venturi e Zandonai, infatti, spiegano come le imprese nel senso tradizionale del termine stiano cambiando l’organizzazione della produzione di beni e servizi, fondendo in misura crescente nel loro modello le dimensioni economica, sociale e ambientale. Al tempo stesso, i soggetti non profit tendono a incrementare la percentuale di beni e servizi scambiati sul mercato con un accrescimento della componente produttiva. Infine, lo Stato assume il ruolo di soggetto promotore e attore di processi che vedono la partecipazione attiva dei cittadini, mettendo a disposizione il patrimonio di infrastrutture inutilizzate e degradate.
Nasce, come si diceva sopra, “un modo nuovo di essere e agire per creare valore condiviso, sviluppare soluzioni innovative a bisogni non soddisfatti, creare spazi di innovazione sociale che mettono al centro la persona”.
Il libro, in particolare, esplora il lato no profit delle imprese, sia dal punto di vista dell’imprenditorialità, sia da quello delle capacità di cooperazione e di generazione di reti fra strutture produttive diverse.
“Imprese ibride” non è sempre scritto con facilità di linguaggio, ma è una lettura che vale la fatica di essere fatta.
Imprese ibride. Modelli d’innovazione sociale per rigenerare valori
Paolo Venturi, Flaviano Zandonai
Egea, 2016
Un libro appena pubblicato, racconta come le vecchie organizzazioni stiano cambiando verso nuove modalità del produrre
L’azienda moderna ha tanti volti: nasce e vive per fare profitto, ma il mondo la spinge anche verso quella che ormai si chiama responsabilità sociale d’impresa, che a sua volta dà vita a organizzazioni della produzione che hanno per scopo altro oltre alla chiusura numerica in positivo dei bilanci. Cambia, in tutto questo, la cultura stessa del produrre. Nascono nuove forme d’impresa che, in un certo modo, possono costituire il nuovo orizzonte del sistema industriale ed economico moderno.
Capire cosa sta accadendo e cosa sta nascendo è fondamentale. Leggere “Imprese ibride. Modelli d’innovazione sociale per rigenerare valori” di Paolo Venturi e Flaviano Zandonai, serve proprio per comprendere meglio cosa succede.
Il ragionamento dei due autori parte da uno sguardo sulla realtà in cui attività profit e non profit, pubblico e privato, lavoro e volontariato si fondono e confondo ormai con una certa frequenza. E’ la comparsa di “sfere ibride” in cui si affermano nuove e molteplici modalità di produrre valore da parte di imprese di capitali, organizzazioni non profit e amministrazioni pubbliche.
I movimenti nell’ambito del sistema della produzione, tuttavia, non sono a senso unico. Venturi e Zandonai, infatti, spiegano come le imprese nel senso tradizionale del termine stiano cambiando l’organizzazione della produzione di beni e servizi, fondendo in misura crescente nel loro modello le dimensioni economica, sociale e ambientale. Al tempo stesso, i soggetti non profit tendono a incrementare la percentuale di beni e servizi scambiati sul mercato con un accrescimento della componente produttiva. Infine, lo Stato assume il ruolo di soggetto promotore e attore di processi che vedono la partecipazione attiva dei cittadini, mettendo a disposizione il patrimonio di infrastrutture inutilizzate e degradate.
Nasce, come si diceva sopra, “un modo nuovo di essere e agire per creare valore condiviso, sviluppare soluzioni innovative a bisogni non soddisfatti, creare spazi di innovazione sociale che mettono al centro la persona”.
Il libro, in particolare, esplora il lato no profit delle imprese, sia dal punto di vista dell’imprenditorialità, sia da quello delle capacità di cooperazione e di generazione di reti fra strutture produttive diverse.
“Imprese ibride” non è sempre scritto con facilità di linguaggio, ma è una lettura che vale la fatica di essere fatta.
Imprese ibride. Modelli d’innovazione sociale per rigenerare valori
Paolo Venturi, Flaviano Zandonai
Egea, 2016