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La percezione dell’impresa socialmente responsabile

Una ricerca appena pubblicata cerca di mettere a confronto le attività di CSR con le valutazioni da parte degli interlocutori finali dell’attività aziendale

 

Essere percepiti correttamente per quello che si fa. Condizione che vale anche per l’impresa e, in particolare, per l’impresa che fa della corporate social responsibility (CSR) uno dei cardini della sua azione. L’essere correttamente considerati, soprattutto dai consumatori finali o comunque dagli interlocutori di riferimento nei mercati, è cosa importante anche in quanto espressione della propria cultura d’impresa.

Sono tutti questi aspetti ad essere indagati da Antonella Monda e Antonio Botti nel loro intervento “I rischi della Corporate Social Responsibility per le imprese etiche e lo scetticismo del consumatore green”.

La ricerca – spiegano i due all’inizio del loro contributo -,  ragiona attorno alla condizione di un’impresa impegnata nel sociale che, tuttavia, non gode di un giudizio favorevole presso i propri consumatori. Obiettivo è verificare se ad un giudizio negativo dell’impresa corrisponde una percezione negativa anche delle pratiche di CSR.

L’obiettivo che l’indagine vuole raggiungere è però doppio. Da una parte, individuare l’esistenza di un collegamento tra gli obiettivi produttivi aziendali e le attività di CSR intraprese dall’impresa: un modo per “comprovare l’eticità dell’impresa in questione”. Dall’altra, identificare l’eventuale collegamento tra la comunicazione delle attività di CSR dell’azienda e la percezione delle attività etiche dell’impresa da parte dei consumatori.

Dopo aver inquadrato il tema della CSR, il lavoro di Monda e Botti (entrambi del Dipartimento di Scienze Aziendali – Management & Innovation Systems/DISAMIS dell’Università di Salerno), approfondisce il caso delle Ferrovie dello Stato (FS), tramite l’analisi di dati secondari e dati primari. “La responsabilità sociale d’impresa – è una delle conclusioni della ricerca -, influenza solo in minima parte il giudizio che un consumatore ha di una impresa; tuttavia è possibile che tale condizionamento sia valido solo per determinati tipi di settori merceologici”. E non solo, perché gli stessi autori prospettano, riferendosi alle FS, la possibilità di “condurre indagini empiriche sugli erogatori del servizio, ma anche sul personale aziendale, per confrontare la percezione dei manager, degli utenti e dei dipendenti in merito alle attività di CSR messe in pratica”.

La ricerca condotta da Monda e Botti è da leggere come sintesi di un caso interessante di CSR esaminato nei suoi diversi e complessi aspetti.

I rischi della Corporate Social Responsibility per le imprese etiche e lo scetticismo del consumatore green
Antonella Monda, Antonio Botti
Corporate Governance and Research & Development studies – Open Access Peer Reviewed Journal, 2021

Una ricerca appena pubblicata cerca di mettere a confronto le attività di CSR con le valutazioni da parte degli interlocutori finali dell’attività aziendale

 

Essere percepiti correttamente per quello che si fa. Condizione che vale anche per l’impresa e, in particolare, per l’impresa che fa della corporate social responsibility (CSR) uno dei cardini della sua azione. L’essere correttamente considerati, soprattutto dai consumatori finali o comunque dagli interlocutori di riferimento nei mercati, è cosa importante anche in quanto espressione della propria cultura d’impresa.

Sono tutti questi aspetti ad essere indagati da Antonella Monda e Antonio Botti nel loro intervento “I rischi della Corporate Social Responsibility per le imprese etiche e lo scetticismo del consumatore green”.

La ricerca – spiegano i due all’inizio del loro contributo -,  ragiona attorno alla condizione di un’impresa impegnata nel sociale che, tuttavia, non gode di un giudizio favorevole presso i propri consumatori. Obiettivo è verificare se ad un giudizio negativo dell’impresa corrisponde una percezione negativa anche delle pratiche di CSR.

L’obiettivo che l’indagine vuole raggiungere è però doppio. Da una parte, individuare l’esistenza di un collegamento tra gli obiettivi produttivi aziendali e le attività di CSR intraprese dall’impresa: un modo per “comprovare l’eticità dell’impresa in questione”. Dall’altra, identificare l’eventuale collegamento tra la comunicazione delle attività di CSR dell’azienda e la percezione delle attività etiche dell’impresa da parte dei consumatori.

Dopo aver inquadrato il tema della CSR, il lavoro di Monda e Botti (entrambi del Dipartimento di Scienze Aziendali – Management & Innovation Systems/DISAMIS dell’Università di Salerno), approfondisce il caso delle Ferrovie dello Stato (FS), tramite l’analisi di dati secondari e dati primari. “La responsabilità sociale d’impresa – è una delle conclusioni della ricerca -, influenza solo in minima parte il giudizio che un consumatore ha di una impresa; tuttavia è possibile che tale condizionamento sia valido solo per determinati tipi di settori merceologici”. E non solo, perché gli stessi autori prospettano, riferendosi alle FS, la possibilità di “condurre indagini empiriche sugli erogatori del servizio, ma anche sul personale aziendale, per confrontare la percezione dei manager, degli utenti e dei dipendenti in merito alle attività di CSR messe in pratica”.

La ricerca condotta da Monda e Botti è da leggere come sintesi di un caso interessante di CSR esaminato nei suoi diversi e complessi aspetti.

I rischi della Corporate Social Responsibility per le imprese etiche e lo scetticismo del consumatore green
Antonella Monda, Antonio Botti
Corporate Governance and Research & Development studies – Open Access Peer Reviewed Journal, 2021

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