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La produzione dell’impresa culturale

Un articolo apparso su  Economia & Management sintetizza con efficacia la capacità della cultura di generare buoni effetti economici

Le imprese della cultura producono reddito e benessere al pari – e in alcuni casi di più -, delle altre. Questione di qualità del prodotto offerto – la cultura in questo caso-, ma anche di organizzazione e quindi di management  e di spirito imprenditoriale di non poco conto. Anche per le aziende che, partendo da altri comparti produttivi, arrivano a “produrre cultura” dopo un percorso più o meno lungo.

Comprendere i paradigmi della produzione culturale d’impresa è quindi importante sotto molti profili. Ed quello che hanno fatto Pier Luigi Sacco ed Emanuele Teti (della IULM il primo  e della Università Commerciale Luigi Bocconi il secondo).

Il saggio “Cultura 3.0: un nuovo paradigma di creazione del valore” apparso su Economia & Management del  gennaio 2017, non è poi solamente un approfondimento  degli aspetti delle ultime realizzazione culturali, ma anche una sintesi  delle diverse forme di imprese culturali che si sono susseguite lungo la storia oltre che un’analisi delle potenzialità odierne di questo tipo di imprese.

Gli autori spiegano all’inizio della ricerca di voler proporre “un approccio innovativo al tema della generazione del valore economico attraverso la cultura, mostrando come siano esistiti nel tempo tre differenti paradigmi (mecenatismo, industrie culturali e creative, piattaforme digitali aperte), che oggi convivono caratterizzando il funzionamento di differenti settori culturali”.  Il testo quindi prende in considerazione in maniera piana e sintetica i tre passaggi della produzione dell’impresa culturale e continua guardando più da vicino ciò che accade oggi.

Il saggio spiega così come nella situazione attuale, in conseguenza della coesistenza dei tre paradigmi e in particolare del cosiddetto paradigma della Cultura 3.0, esistano otto dimensioni distinte attraverso cui la cultura produce valore economico in modo indiretto, con rilevanti effetti macroeconomici. Le dimensioni prese in considerazione sono quelle dell’innovazione, del benessere, della sostenibilità, della coesione sociale, dei nuovi modelli imprenditoriali, del lifelong learning, del soft power e dell’identità locale. Per ognuna di essere Sacco e Teti studiano le caratteristiche principali arrivando a comporre un quadro sintetico eppure esaustivo della produzione culturale dell’impresa moderna.   Con una conclusione operativa che arriva alle politiche generali di sviluppo. “Un’integrazione di tali effetti all’interno delle politiche pubbliche così come delle strategie d’impresa – scrivono infatti i due ricercatori -, può produrre effetti di notevole importanza in molti settori economici”.

Cultura 3.0: un nuovo paradigma di creazione del valore

Pier Luigi Sacco, Emanuele Teti

Economia & Management, gennaio 2017

Un articolo apparso su  Economia & Management sintetizza con efficacia la capacità della cultura di generare buoni effetti economici

Le imprese della cultura producono reddito e benessere al pari – e in alcuni casi di più -, delle altre. Questione di qualità del prodotto offerto – la cultura in questo caso-, ma anche di organizzazione e quindi di management  e di spirito imprenditoriale di non poco conto. Anche per le aziende che, partendo da altri comparti produttivi, arrivano a “produrre cultura” dopo un percorso più o meno lungo.

Comprendere i paradigmi della produzione culturale d’impresa è quindi importante sotto molti profili. Ed quello che hanno fatto Pier Luigi Sacco ed Emanuele Teti (della IULM il primo  e della Università Commerciale Luigi Bocconi il secondo).

Il saggio “Cultura 3.0: un nuovo paradigma di creazione del valore” apparso su Economia & Management del  gennaio 2017, non è poi solamente un approfondimento  degli aspetti delle ultime realizzazione culturali, ma anche una sintesi  delle diverse forme di imprese culturali che si sono susseguite lungo la storia oltre che un’analisi delle potenzialità odierne di questo tipo di imprese.

Gli autori spiegano all’inizio della ricerca di voler proporre “un approccio innovativo al tema della generazione del valore economico attraverso la cultura, mostrando come siano esistiti nel tempo tre differenti paradigmi (mecenatismo, industrie culturali e creative, piattaforme digitali aperte), che oggi convivono caratterizzando il funzionamento di differenti settori culturali”.  Il testo quindi prende in considerazione in maniera piana e sintetica i tre passaggi della produzione dell’impresa culturale e continua guardando più da vicino ciò che accade oggi.

Il saggio spiega così come nella situazione attuale, in conseguenza della coesistenza dei tre paradigmi e in particolare del cosiddetto paradigma della Cultura 3.0, esistano otto dimensioni distinte attraverso cui la cultura produce valore economico in modo indiretto, con rilevanti effetti macroeconomici. Le dimensioni prese in considerazione sono quelle dell’innovazione, del benessere, della sostenibilità, della coesione sociale, dei nuovi modelli imprenditoriali, del lifelong learning, del soft power e dell’identità locale. Per ognuna di essere Sacco e Teti studiano le caratteristiche principali arrivando a comporre un quadro sintetico eppure esaustivo della produzione culturale dell’impresa moderna.   Con una conclusione operativa che arriva alle politiche generali di sviluppo. “Un’integrazione di tali effetti all’interno delle politiche pubbliche così come delle strategie d’impresa – scrivono infatti i due ricercatori -, può produrre effetti di notevole importanza in molti settori economici”.

Cultura 3.0: un nuovo paradigma di creazione del valore

Pier Luigi Sacco, Emanuele Teti

Economia & Management, gennaio 2017

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