La sottile crescita dell’industria
L’ultima Indagine di Banca d’Italia mette a fuoco i progressi industriali e fa intravvedere spazi di sviluppo
Aperti al mondo. Anche quello accanto al proprio stabilimento. E non solo in termini di attenzione ai movimenti del sociale, responsabili come imprenditori e manager di quanto la propria azienda compie. L’attensione a ciò che accade “fuori” si deve tradurre anche in attenta osservazione di come si muove il sistema economico entro il quale si agisce. Con la scorta di buoni strumenti di conoscenza. È il caso dell’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi che Banca d’Italia ha appena presentato e che costituisce un mezzo d’eccellenza per apprendere sinteticamente quali siano stati i risultati del sistema industriale nel 2015 e quali siano le previsioni per il 2016.
Secondo quanto raccolto ed elaborato dalle varie sedi dell’Istituto Centrale, nel corso dello scorso anno industria e servizi hanno dimostrato di essere vitali ottenendo buoni risultati. Il fatturato è cresciuto attorno al 4%, il volume delle vendite è aumentato per circa i due terzi delle imprese (contro poco più di metà nel 2014). Certo, i prezzi di vendita hanno mantenuto un andamento modesto è più della metà delle imprese ha riportato variazioni nulle o negative. Ma nonostante tutto, la spesa per investimenti ha ripreso vigore. E si guarda anche con maggiore fiducia all’andamento del 2016. Tutto mentre pure il comparto delle imprese delle costruzioni sembra vedere interrotto il periodo negativo iniziato nel 2008 (anche se le incertezze per quest’anno ci sono ancora tutte).
Ciò che però qui più conta, e che emerge dalle sintetiche pagine scritte dagli economisti di Banca d’Italia, è l’indicazione di vitalità dell’industria manifatturiera e dei servizi. Segno di cambiamento nei grandi movimenti dell’economia e probabilmente degli effetti di una politica economica e industriale diversa dal passato, ma anche segno di una volontà del produrre e del progredire non vinta dalla congiuntura avversa degli ultimi anni. È un fatto, per esempio, che nel 2015 il numero di ore lavorate sia cresciuto. Ed anche l’indicazione di una cultura d’impresa abituata a combattere. E che proprio da scenari come quelli prospettati dal rapporto di Banca d’Italia, può trovare l’alimento giusto per capire meglio come muoversi, comprendere più a fondo i cambiamenti ai quali essa stessa contribuisce. Le poco meno di venti pagine dell’Indagine (con l’allegato statistico che le completa), rappresentano una buona lettura, utile ad una maggiore consapevolezza dell’agire imprenditoriale e manageriale.
Indagine sulle imprese industriali e dei servizi
AA.VV.
Supplementi al Bollettino Statistico. Indagini campionarie, Nuova serie, Anno XXVI, luglio 2016
L’ultima Indagine di Banca d’Italia mette a fuoco i progressi industriali e fa intravvedere spazi di sviluppo
Aperti al mondo. Anche quello accanto al proprio stabilimento. E non solo in termini di attenzione ai movimenti del sociale, responsabili come imprenditori e manager di quanto la propria azienda compie. L’attensione a ciò che accade “fuori” si deve tradurre anche in attenta osservazione di come si muove il sistema economico entro il quale si agisce. Con la scorta di buoni strumenti di conoscenza. È il caso dell’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi che Banca d’Italia ha appena presentato e che costituisce un mezzo d’eccellenza per apprendere sinteticamente quali siano stati i risultati del sistema industriale nel 2015 e quali siano le previsioni per il 2016.
Secondo quanto raccolto ed elaborato dalle varie sedi dell’Istituto Centrale, nel corso dello scorso anno industria e servizi hanno dimostrato di essere vitali ottenendo buoni risultati. Il fatturato è cresciuto attorno al 4%, il volume delle vendite è aumentato per circa i due terzi delle imprese (contro poco più di metà nel 2014). Certo, i prezzi di vendita hanno mantenuto un andamento modesto è più della metà delle imprese ha riportato variazioni nulle o negative. Ma nonostante tutto, la spesa per investimenti ha ripreso vigore. E si guarda anche con maggiore fiducia all’andamento del 2016. Tutto mentre pure il comparto delle imprese delle costruzioni sembra vedere interrotto il periodo negativo iniziato nel 2008 (anche se le incertezze per quest’anno ci sono ancora tutte).
Ciò che però qui più conta, e che emerge dalle sintetiche pagine scritte dagli economisti di Banca d’Italia, è l’indicazione di vitalità dell’industria manifatturiera e dei servizi. Segno di cambiamento nei grandi movimenti dell’economia e probabilmente degli effetti di una politica economica e industriale diversa dal passato, ma anche segno di una volontà del produrre e del progredire non vinta dalla congiuntura avversa degli ultimi anni. È un fatto, per esempio, che nel 2015 il numero di ore lavorate sia cresciuto. Ed anche l’indicazione di una cultura d’impresa abituata a combattere. E che proprio da scenari come quelli prospettati dal rapporto di Banca d’Italia, può trovare l’alimento giusto per capire meglio come muoversi, comprendere più a fondo i cambiamenti ai quali essa stessa contribuisce. Le poco meno di venti pagine dell’Indagine (con l’allegato statistico che le completa), rappresentano una buona lettura, utile ad una maggiore consapevolezza dell’agire imprenditoriale e manageriale.
Indagine sulle imprese industriali e dei servizi
AA.VV.
Supplementi al Bollettino Statistico. Indagini campionarie, Nuova serie, Anno XXVI, luglio 2016