Lavorare “agilmente”
Una raccolta della letteratura sullo Smart Working fornisce interpretazioni e analisi sull’ultima frontiera del lavoro in azienda
Lavorare da casa, ma non solo. Piuttosto, lavorare con tempi, modalità e in luoghi consoni al momento, alla mansione, alla persona. E’ lo Smart Working che tanta parte nell’ambito delle organizzazioni della produzione ha avuto da qualche anno. E non solo a causa della pandemia di Covid-19.
Concetto solo in apparenza “facile” quello dello Smart Working. E per questo importante da studiare con attenzione. A fare ordine nella ormai vasta raccolta di studi e ricerche sul tema, ci hanno pensato Maria Laura Frigotto, Simone Gabbriellini, Luca Solari e Alice Tomaselli con il loro “Lo Smart Working nel panorama italiano: un’analisi della letteratura”, una rassegna notevole della letteratura sul tema, limitata alla produzione degli studiosi dell’accademia italiana (un limite importante, che pure non impedisce di considerare con attenzione la ricerca).
Oltre alla raccolta, il merito del lavoro di Frigotto e degli altri ricercatori è quello di precisare che lo Smart Working non inizia certo con Covid-19. Nello scenario della Quarta Rivoluzione industriale, viene infatti subito spiegato, la modalità di organizzazione ed esecuzione del lavoro acquisisce sempre più rilevanza. E si precisa quindi come anche in Italia, sia nelle aziende private sia nella Pubblica Amministrazione, si stia diffondendo una forma di organizzazione ed esecuzione del lavoro che prevede maggiore autonomia nella scelta di tempi, luoghi e modalità: lo Smart Working (SW), appunto, regolato, a livello nazionale, da una legge ad hoc fin dal 2017 (l. 81/2017) nei termini di lavoro agile.
Proprio partendo dalla rassegna della letteratura, gli autori sintetizzano quindi le caratteristiche essenziali dello SW inteso come una modalità di lavoro alla quale viene riconosciuta la capacità di coniugare gli obiettivi dei lavoratori con quelli delle imprese, contribuendo quindi alla loro competitività e sostenendo le istanze dei nuovi modelli organizzativi emergenti. Lo SW, emerge dallo studio, implica anche più formazione e acquisizione di nuove competenze per i lavoratori, così come per gli specialisti HR e i manager chiamati ad abbandonare la cultura della presenza e del controllo in nome di fiducia e condivisione. Grande attenzione, poi, viene data agli aspetti giuridici del dibattito: dalla comparazione tra SW e telelavoro, alla metamorfosi dei poteri datoriali, ai concetti di subordinazione e autonomia, al ruolo della contrattazione collettiva, al diritto alla disconnessione e all’applicazione dello SW nel particolare contesto della pubblica amministrazione.
L’indagine di Frigotto e dei suoi colleghi è utile non sono da leggere ma da avere come buon vademecum nel momento in cui si intenda apprendere di più e meglio sulla vera natura del lavoro agile.
Lo Smart Working nel panorama italiano: un’analisi della letteratura
Maria Laura Frigotto, Simone Gabbriellini, Luca Solari, Alice Tomaselli
STUDI ORGANIZZATIVI, 2021,2
Una raccolta della letteratura sullo Smart Working fornisce interpretazioni e analisi sull’ultima frontiera del lavoro in azienda
Lavorare da casa, ma non solo. Piuttosto, lavorare con tempi, modalità e in luoghi consoni al momento, alla mansione, alla persona. E’ lo Smart Working che tanta parte nell’ambito delle organizzazioni della produzione ha avuto da qualche anno. E non solo a causa della pandemia di Covid-19.
Concetto solo in apparenza “facile” quello dello Smart Working. E per questo importante da studiare con attenzione. A fare ordine nella ormai vasta raccolta di studi e ricerche sul tema, ci hanno pensato Maria Laura Frigotto, Simone Gabbriellini, Luca Solari e Alice Tomaselli con il loro “Lo Smart Working nel panorama italiano: un’analisi della letteratura”, una rassegna notevole della letteratura sul tema, limitata alla produzione degli studiosi dell’accademia italiana (un limite importante, che pure non impedisce di considerare con attenzione la ricerca).
Oltre alla raccolta, il merito del lavoro di Frigotto e degli altri ricercatori è quello di precisare che lo Smart Working non inizia certo con Covid-19. Nello scenario della Quarta Rivoluzione industriale, viene infatti subito spiegato, la modalità di organizzazione ed esecuzione del lavoro acquisisce sempre più rilevanza. E si precisa quindi come anche in Italia, sia nelle aziende private sia nella Pubblica Amministrazione, si stia diffondendo una forma di organizzazione ed esecuzione del lavoro che prevede maggiore autonomia nella scelta di tempi, luoghi e modalità: lo Smart Working (SW), appunto, regolato, a livello nazionale, da una legge ad hoc fin dal 2017 (l. 81/2017) nei termini di lavoro agile.
Proprio partendo dalla rassegna della letteratura, gli autori sintetizzano quindi le caratteristiche essenziali dello SW inteso come una modalità di lavoro alla quale viene riconosciuta la capacità di coniugare gli obiettivi dei lavoratori con quelli delle imprese, contribuendo quindi alla loro competitività e sostenendo le istanze dei nuovi modelli organizzativi emergenti. Lo SW, emerge dallo studio, implica anche più formazione e acquisizione di nuove competenze per i lavoratori, così come per gli specialisti HR e i manager chiamati ad abbandonare la cultura della presenza e del controllo in nome di fiducia e condivisione. Grande attenzione, poi, viene data agli aspetti giuridici del dibattito: dalla comparazione tra SW e telelavoro, alla metamorfosi dei poteri datoriali, ai concetti di subordinazione e autonomia, al ruolo della contrattazione collettiva, al diritto alla disconnessione e all’applicazione dello SW nel particolare contesto della pubblica amministrazione.
L’indagine di Frigotto e dei suoi colleghi è utile non sono da leggere ma da avere come buon vademecum nel momento in cui si intenda apprendere di più e meglio sulla vera natura del lavoro agile.
Lo Smart Working nel panorama italiano: un’analisi della letteratura
Maria Laura Frigotto, Simone Gabbriellini, Luca Solari, Alice Tomaselli
STUDI ORGANIZZATIVI, 2021,2