Lavorare in modo diverso
Una ricerca appena pubblicata affronta il complesso tema del telelavoro
Lavorare da casa, con tutte le declinazioni possibili che questa forma di lavoro può avere. Espressione di una cultura del produrre diversa da prima, per anni piuttosto snobbata e adesso – improvvisamente – assunta a prospettiva utile per molte imprese. Telelavoro o smart working, dunque, da comprendere bene prima di celebrare e applicare nelle diverse realtà d’azienda. Comunque alternative importanti per una differente organizzazione della produzione. Leggere “Telelavoro. La nuova onda” scritto da Vittorio Di Martino, e recentemente apparso su Economia & Lavoro, serve allora per farsi un’idea basata su indicazioni affidabili circa che cosa significhi questo cambio di orizzonte per decine di migliaia di lavoratori e di aziende.
L’autore è stato uno dei primi a studiare il telelavoro, e sul tema torna adesso per notare quanto questo diverso assetto dell’attività d’impresa (dove possibile), sia al centro di un vero crescendo d’attenzione accompagnato da grandi aspettative. Di Martino, quindi, analizza questa attività esplorandone i diversi aspetti e indicando, soprattutto guardando all’Italia, quali siano i fattori che ne frenano ancora una ulteriore diffusione. Servono, viene spiegato, strategie e politiche mirate allo sviluppo del telelavoro del quale, ancora oggi, è difficile prevedere il futuro.
Ad essere coinvolti in questa pratica sono, infatti, numerosi elementi spesso molto lontani tra di loro. Lavorare da casa implica nuove organizzazioni delle relazioni tra parti diverse dell’impresa, regole nuove per quanto concerne i sistemi di controllo e di rilevazione delle prestazioni, una mentalità più flessibile, schemi gestionali e decisionali ben differenti rispetto a quelli classici. Occorre, in altre parole, una cultura d’impresa più matura e consapevole da parte di tutti.
Di Martino spiega allora che solo quando le imprese disporranno di un vero insieme di strumenti applicativi in grado di essere agevolmente usati, sarà possibile “azzardare” previsioni circa le possibilità di estensione del telelavoro in modo pienamente rispondente alle esigenze di tutte le parti in causa.
Vittorio Di Martino
Economia & Lavoro, 2/2020, maggio-agosto
Una ricerca appena pubblicata affronta il complesso tema del telelavoro
Lavorare da casa, con tutte le declinazioni possibili che questa forma di lavoro può avere. Espressione di una cultura del produrre diversa da prima, per anni piuttosto snobbata e adesso – improvvisamente – assunta a prospettiva utile per molte imprese. Telelavoro o smart working, dunque, da comprendere bene prima di celebrare e applicare nelle diverse realtà d’azienda. Comunque alternative importanti per una differente organizzazione della produzione. Leggere “Telelavoro. La nuova onda” scritto da Vittorio Di Martino, e recentemente apparso su Economia & Lavoro, serve allora per farsi un’idea basata su indicazioni affidabili circa che cosa significhi questo cambio di orizzonte per decine di migliaia di lavoratori e di aziende.
L’autore è stato uno dei primi a studiare il telelavoro, e sul tema torna adesso per notare quanto questo diverso assetto dell’attività d’impresa (dove possibile), sia al centro di un vero crescendo d’attenzione accompagnato da grandi aspettative. Di Martino, quindi, analizza questa attività esplorandone i diversi aspetti e indicando, soprattutto guardando all’Italia, quali siano i fattori che ne frenano ancora una ulteriore diffusione. Servono, viene spiegato, strategie e politiche mirate allo sviluppo del telelavoro del quale, ancora oggi, è difficile prevedere il futuro.
Ad essere coinvolti in questa pratica sono, infatti, numerosi elementi spesso molto lontani tra di loro. Lavorare da casa implica nuove organizzazioni delle relazioni tra parti diverse dell’impresa, regole nuove per quanto concerne i sistemi di controllo e di rilevazione delle prestazioni, una mentalità più flessibile, schemi gestionali e decisionali ben differenti rispetto a quelli classici. Occorre, in altre parole, una cultura d’impresa più matura e consapevole da parte di tutti.
Di Martino spiega allora che solo quando le imprese disporranno di un vero insieme di strumenti applicativi in grado di essere agevolmente usati, sarà possibile “azzardare” previsioni circa le possibilità di estensione del telelavoro in modo pienamente rispondente alle esigenze di tutte le parti in causa.
Vittorio Di Martino
Economia & Lavoro, 2/2020, maggio-agosto