Lavoro, ruolo maggiore per le donne, migliore sviluppo. E una bella mostra In Fondazione Pirelli
Se l’occupazione femminile salisse al 60%, secondo il traguardo fissato dal Trattato di Lisbona, il Pil italiano crescerebbe del 7%. Lavoro femminile come ricchezza, dunque. Ma anche come qualità e sostenibilità dello sviluppo. Lo documenta uno studio della Banca d’Italia, lo ripete “Il potere delle donne”, un bel libro d’una giornalista acuta e competente, Maria Latella (il suo volume è pubblicato da Feltrinelli). Interessante indicazione, per la politica, l’economia, le imprese (se ne è spesso parlato, anche nelle pagine di questo blog). Con una scelta in più da fare. Come si ricava da una puntuta, incisiva dichiarazione di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale: “In un mondo in cerca di crescita le donne potrebbero essere un valido aiuto, ma solo a patto che siano presenti condizioni di parità, invece di insidiosi complotti”.
La frase della Lagarde coglie una questione fondamentale, l’equilibrio paritario di opportunità e dunque il riequilibrio delle condizioni di partenza (spesso svantaggiate per le donne) e indica la necessità di una vera e propria svolta nella cultura d’impresa, nella governance, nella costruzione di un sistema di valori che scardini anche la tradizionale “cultura del potere” ancora predominante in chiave maschile. Ed è una scelta opportuna che quella frase apra una piccola, curatissima raccolta di cartoline su donne e lavoro organizzata dalla Fondazione Pirelli in occasione dell’8 marzo. La “Giornata internazionale della donna” è infatti interpretata non come un rito o un evento, ma come l’opportunità d’una riflessione più lunga e profonda su ruoli e contributi femminili ai processi economici e produttivi, nella storia e nell’attualità. Dunque, ecco una mostra di documenti (libretti di lavoro lungo il corso del Novecento, certificati, schede, leggi, disposizioni amministrative, contratti, etc.) e di immagini, che vanno dai luoghi e dai processi di lavoro alle pubblicità Pirelli, dai prodotti di prevalente uso femminile alle fotografie firmate da grandi autori (Ugo Mulas, per fare un solo nome). Grande, l’interesse del pubblico interno all’azienda. Un centinaio di persone al giorno, in Fondazione, nell’intervallo di pranzo, per prendere un caffè e guardare carte, foto e pubblicità. Uno stimolante contributo alla memoria e alla contemporaneità, un gioco di identità che rafforza senso d’appartenenza e spessore del capitale umano (sta anche qui la buona cultura d’impresa, no?).
Tra le iniziative in Fondazione, c’è anche una rassegna di film e una serie di incontri con registe e attrici: si comincia il 18 marzo con Alina Marazzi e il suo “Vogliamo anche le rose”, si continua con “Come l’ombra” di Marina Spada il 25 marzo e “Scialla” di Francesco Bruni intepretato anche da Arianna Scommegna il 15 aprile, per concludere con “Quando la notte” di Cristina Comencini il 24 aprile. Gioco di immagini, racconti, riflessioni, responsabilità, progetti. Un’altra importante incrinatura nell’acronistico ma ancora incombente “soffitto di cristallo”.
Se l’occupazione femminile salisse al 60%, secondo il traguardo fissato dal Trattato di Lisbona, il Pil italiano crescerebbe del 7%. Lavoro femminile come ricchezza, dunque. Ma anche come qualità e sostenibilità dello sviluppo. Lo documenta uno studio della Banca d’Italia, lo ripete “Il potere delle donne”, un bel libro d’una giornalista acuta e competente, Maria Latella (il suo volume è pubblicato da Feltrinelli). Interessante indicazione, per la politica, l’economia, le imprese (se ne è spesso parlato, anche nelle pagine di questo blog). Con una scelta in più da fare. Come si ricava da una puntuta, incisiva dichiarazione di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale: “In un mondo in cerca di crescita le donne potrebbero essere un valido aiuto, ma solo a patto che siano presenti condizioni di parità, invece di insidiosi complotti”.
La frase della Lagarde coglie una questione fondamentale, l’equilibrio paritario di opportunità e dunque il riequilibrio delle condizioni di partenza (spesso svantaggiate per le donne) e indica la necessità di una vera e propria svolta nella cultura d’impresa, nella governance, nella costruzione di un sistema di valori che scardini anche la tradizionale “cultura del potere” ancora predominante in chiave maschile. Ed è una scelta opportuna che quella frase apra una piccola, curatissima raccolta di cartoline su donne e lavoro organizzata dalla Fondazione Pirelli in occasione dell’8 marzo. La “Giornata internazionale della donna” è infatti interpretata non come un rito o un evento, ma come l’opportunità d’una riflessione più lunga e profonda su ruoli e contributi femminili ai processi economici e produttivi, nella storia e nell’attualità. Dunque, ecco una mostra di documenti (libretti di lavoro lungo il corso del Novecento, certificati, schede, leggi, disposizioni amministrative, contratti, etc.) e di immagini, che vanno dai luoghi e dai processi di lavoro alle pubblicità Pirelli, dai prodotti di prevalente uso femminile alle fotografie firmate da grandi autori (Ugo Mulas, per fare un solo nome). Grande, l’interesse del pubblico interno all’azienda. Un centinaio di persone al giorno, in Fondazione, nell’intervallo di pranzo, per prendere un caffè e guardare carte, foto e pubblicità. Uno stimolante contributo alla memoria e alla contemporaneità, un gioco di identità che rafforza senso d’appartenenza e spessore del capitale umano (sta anche qui la buona cultura d’impresa, no?).
Tra le iniziative in Fondazione, c’è anche una rassegna di film e una serie di incontri con registe e attrici: si comincia il 18 marzo con Alina Marazzi e il suo “Vogliamo anche le rose”, si continua con “Come l’ombra” di Marina Spada il 25 marzo e “Scialla” di Francesco Bruni intepretato anche da Arianna Scommegna il 15 aprile, per concludere con “Quando la notte” di Cristina Comencini il 24 aprile. Gioco di immagini, racconti, riflessioni, responsabilità, progetti. Un’altra importante incrinatura nell’acronistico ma ancora incombente “soffitto di cristallo”.