Le tante ricostruzioni possibili da qui in avanti
Una raccolta di saggi e ricerche mette a fuoco i molteplici aspetti delle “ricostruzioni” alle quali istituzioni, imprese e cittadini sono chiamati
Ricostruire. Missione difficile ma non impossibile che oggi un po’ tutti si trovano davanti: singoli cittadini e istituzioni, famiglie e imprese. Ricostruire qualcosa che – non sempre e non totalmente ma comunque in buona parte per tutto e per tutti -, è andato distrutto non per causa di una guerra ma per una pandemia che ha stravolto, relativamente in breve tempo, vite, organizzazioni, aziende, piani e progetti per il futuro. E’ attorno a questo obiettivo – materiale ma anche culturale -, che ragiona l’insieme di interventi raccolto in “Ricostruzioni”, l’ultimo numero del 2021 della rivista “il Mulino” da poco pubblicato.
Ricostruire, quindi, dopo una guerra, dopo una carestia, dopo un disastro naturale come un terremoto o un’alluvione. E, naturalmente, dopo una pandemia. E cioè rimettere in moto processi virtuosi per ridare luce a un futuro per le nostre comunità, per una società più equa e un’economia più sostenibile. La raccolta di saggi cerca di prendere in considerazione ogni sfaccettatura del tema. E ci riesce.
Ad iniziare dal ragionamento condotto attorno al concetto stesso di ricostruzione (e cioè tra il conservare e basta oppure il rinnovare), per passare poi agli aspetti più legati all’economia e quindi a quelli affini alle strutture politiche e sociali che possono essere coinvolte in una ricostruzione. E senza trascurare temi più puntuali e particolari come quelli della fiducia nelle istituzioni, della necessaria riforma della sanità, della necessità di guardare oltre la pandemia (in qualche modo contingente) per trovare spunti e risorse da dedicare alla realizzazione di un altro Paese migliore di quello che ci si è lasciato alle spalle.
La raccolta di saggi e ricerche de “il Mulino” contiene poi approfondimenti solo in apparenza distanti dall’oggi come i racconti di cosa accadde all’indomani di alcune guerre guerreggiate oppure altri che fanno riferimento all’ambiente e al mutamento climatico.
E fa da sintesi splendida a tutto la citazione di un passo dei diari di Piero Calamandrei: “Non più indipendenza, ma ‘interdipendenza’: questa è la parola non nuova in cui, se non si vuol che il domani ripeta e aggravi gli orrori di ieri, si dovrà riassumere in sintesi il nuovo senso della libertà, quello da cui potrà nascere da tanto dolore un avvenire diverso dal passato: libertà come consapevolezza della solidarietà umana che unisce in essa gli individui e i popoli, come coscienza della loro dipendenza scambievole; come condizione di giustizia sociale da rispettare e da difendere prima negli altri che in noi; come reciprocità e come collaborazione a una più vasta unità”.
Tutto da leggere l’ultimo numero del 2021 de “il Mulino”.
AA.VV.
il Mulino, 4/21
Una raccolta di saggi e ricerche mette a fuoco i molteplici aspetti delle “ricostruzioni” alle quali istituzioni, imprese e cittadini sono chiamati
Ricostruire. Missione difficile ma non impossibile che oggi un po’ tutti si trovano davanti: singoli cittadini e istituzioni, famiglie e imprese. Ricostruire qualcosa che – non sempre e non totalmente ma comunque in buona parte per tutto e per tutti -, è andato distrutto non per causa di una guerra ma per una pandemia che ha stravolto, relativamente in breve tempo, vite, organizzazioni, aziende, piani e progetti per il futuro. E’ attorno a questo obiettivo – materiale ma anche culturale -, che ragiona l’insieme di interventi raccolto in “Ricostruzioni”, l’ultimo numero del 2021 della rivista “il Mulino” da poco pubblicato.
Ricostruire, quindi, dopo una guerra, dopo una carestia, dopo un disastro naturale come un terremoto o un’alluvione. E, naturalmente, dopo una pandemia. E cioè rimettere in moto processi virtuosi per ridare luce a un futuro per le nostre comunità, per una società più equa e un’economia più sostenibile. La raccolta di saggi cerca di prendere in considerazione ogni sfaccettatura del tema. E ci riesce.
Ad iniziare dal ragionamento condotto attorno al concetto stesso di ricostruzione (e cioè tra il conservare e basta oppure il rinnovare), per passare poi agli aspetti più legati all’economia e quindi a quelli affini alle strutture politiche e sociali che possono essere coinvolte in una ricostruzione. E senza trascurare temi più puntuali e particolari come quelli della fiducia nelle istituzioni, della necessaria riforma della sanità, della necessità di guardare oltre la pandemia (in qualche modo contingente) per trovare spunti e risorse da dedicare alla realizzazione di un altro Paese migliore di quello che ci si è lasciato alle spalle.
La raccolta di saggi e ricerche de “il Mulino” contiene poi approfondimenti solo in apparenza distanti dall’oggi come i racconti di cosa accadde all’indomani di alcune guerre guerreggiate oppure altri che fanno riferimento all’ambiente e al mutamento climatico.
E fa da sintesi splendida a tutto la citazione di un passo dei diari di Piero Calamandrei: “Non più indipendenza, ma ‘interdipendenza’: questa è la parola non nuova in cui, se non si vuol che il domani ripeta e aggravi gli orrori di ieri, si dovrà riassumere in sintesi il nuovo senso della libertà, quello da cui potrà nascere da tanto dolore un avvenire diverso dal passato: libertà come consapevolezza della solidarietà umana che unisce in essa gli individui e i popoli, come coscienza della loro dipendenza scambievole; come condizione di giustizia sociale da rispettare e da difendere prima negli altri che in noi; come reciprocità e come collaborazione a una più vasta unità”.
Tutto da leggere l’ultimo numero del 2021 de “il Mulino”.
AA.VV.
il Mulino, 4/21