L’economia della mutua assistenza
La ristampa di un classico del pensiero economico come occasione per ripensare mercato e produzione
Il mercato come espressione di una “mutua assistenza” per la soddisfazione di “reciproci bisogni”. E i commerci come relazioni e non come contrapposizioni. E la “felicità pubblica” come fine della (buona) economia. Economia attenta all’uomo. Economia civile, appunto. Temi dell’oggi che si ritrovano – e si riscoprono – nel dibattito economico di qualche secolo fa con un grande precursore come Antonio Genovesi del quale sono state appena ripubblicate le “Lezioni di economia civile”.
Genovesi, eclettico pensatore napoletano, può essere a ragione considerato uno dei fondatori della moderna scienza economica. Dimenticato dai più per troppo tempo, Genovesi fu primo in Europa a ricoprire una cattedra di economia (istituita a Napoli nel 1754). Ed è proprio dal suo corso che il libro ha preso forma (tanto da essere diviso in due parti, per il primo e per il secondo semestre).
Economia, dunque, osservata e spiegata da un punto di vista simile ma non uguale a quello dell’economia classica per eccellenza, quella di Adam Smith che grosso modo negli stessi anni scriveva la sua “Ricchezza delle nazioni”. Economia simile perché Genovesi condivide con Smith la stessa critica del mondo feudale e la convinzione che il mercato avrebbe contribuito alla costruzione di un mondo più egualitario e più libero. Poi però le visioni divergono. Da un lato lo scozzese ha una visione pessimistica dell’uomo improntata all’individualismo degli interessi (il bene comune è affidato alla “mano invisibile” del mercato). Dall’altro, il napoletano è convinto che la persona sia frutto dell’equilibrio di due forze: quelle dell’interesse per sé e della solidarietà sociale. L’uomo per Genovesi è una realtà fatta di relazioni che servono per la reciprocità. In altri termini, Smith vede la parte egoistica dell’uomo, Genovesi quella relazionale.
Su questo fondamento sono costruite le “Lezioni” che ragionano non solo di mercato, scambi, profitti, prezzi e altro ancora, ma allargano il discorso sulla vita civile, sulle sue regole, sulle virtù civili e arrivano a definire i “beni comuni” come fondamento della società. Per i quali proprio l’economia deve lavorare.
La ristampa della “Lezioni” – con un ampio saggio di Luigino Bruni e di Stefano Zamagni -, consente adesso di apprezzare una visione dell’economia pensata nel Settecento ma che appare ancora più attuale oggi. Scrive il Genovesi nelle prime pagine come gli “studi d’economia civile sieno utili a tutte le classi degli uomini di una culta e polita società”. Gran libro quello del Genovesi, libro da leggere e rileggere con la consapevolezza di poter essere tutti un po’ suoi allievi. Ed è una gran fortuna.
Lezioni di economia civile
Antonio Genovesi
Vita e Pensiero, 2023


La ristampa di un classico del pensiero economico come occasione per ripensare mercato e produzione
Il mercato come espressione di una “mutua assistenza” per la soddisfazione di “reciproci bisogni”. E i commerci come relazioni e non come contrapposizioni. E la “felicità pubblica” come fine della (buona) economia. Economia attenta all’uomo. Economia civile, appunto. Temi dell’oggi che si ritrovano – e si riscoprono – nel dibattito economico di qualche secolo fa con un grande precursore come Antonio Genovesi del quale sono state appena ripubblicate le “Lezioni di economia civile”.
Genovesi, eclettico pensatore napoletano, può essere a ragione considerato uno dei fondatori della moderna scienza economica. Dimenticato dai più per troppo tempo, Genovesi fu primo in Europa a ricoprire una cattedra di economia (istituita a Napoli nel 1754). Ed è proprio dal suo corso che il libro ha preso forma (tanto da essere diviso in due parti, per il primo e per il secondo semestre).
Economia, dunque, osservata e spiegata da un punto di vista simile ma non uguale a quello dell’economia classica per eccellenza, quella di Adam Smith che grosso modo negli stessi anni scriveva la sua “Ricchezza delle nazioni”. Economia simile perché Genovesi condivide con Smith la stessa critica del mondo feudale e la convinzione che il mercato avrebbe contribuito alla costruzione di un mondo più egualitario e più libero. Poi però le visioni divergono. Da un lato lo scozzese ha una visione pessimistica dell’uomo improntata all’individualismo degli interessi (il bene comune è affidato alla “mano invisibile” del mercato). Dall’altro, il napoletano è convinto che la persona sia frutto dell’equilibrio di due forze: quelle dell’interesse per sé e della solidarietà sociale. L’uomo per Genovesi è una realtà fatta di relazioni che servono per la reciprocità. In altri termini, Smith vede la parte egoistica dell’uomo, Genovesi quella relazionale.
Su questo fondamento sono costruite le “Lezioni” che ragionano non solo di mercato, scambi, profitti, prezzi e altro ancora, ma allargano il discorso sulla vita civile, sulle sue regole, sulle virtù civili e arrivano a definire i “beni comuni” come fondamento della società. Per i quali proprio l’economia deve lavorare.
La ristampa della “Lezioni” – con un ampio saggio di Luigino Bruni e di Stefano Zamagni -, consente adesso di apprezzare una visione dell’economia pensata nel Settecento ma che appare ancora più attuale oggi. Scrive il Genovesi nelle prime pagine come gli “studi d’economia civile sieno utili a tutte le classi degli uomini di una culta e polita società”. Gran libro quello del Genovesi, libro da leggere e rileggere con la consapevolezza di poter essere tutti un po’ suoi allievi. Ed è una gran fortuna.
Lezioni di economia civile
Antonio Genovesi
Vita e Pensiero, 2023