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L’etica d’impresa non è casuale

“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente con altri impieghi”. È quell’etica d’impresa che così bene  Luigi Einaudi raccontò il 15 settembre del 1960 in una dedica alla Fratelli Guerrino a Dogliani. Produrre, dunque, ma anche avere coscienza del proprio ruolo nella società, della responsabilità dall’essere imprenditori e manager. Soprattutto oggi.

Accade però che le imprese non siano sempre etiche e attente alle conseguenze vaste del loro comportamento. È importante, allora, ancora una volta comprendere meglio per agire di conseguenza.

“Current Trends Of Unethical Behavior Within Organizations”, ricerca apparsa qualche settimana fa sull’International Journal of management & Information Systems e scritta da Octavia A. Askew, Jeffrey M.  Beisler e Jetonga Keel (della University of Phoenix, USA), è una buona guida per mettere ordine nelle cause che possono determinare la nascita di comportamenti non etici in un’impresa.

La ricerca, quindi, raccoglie il meglio della letteratura sul tema e  ragiona sulla presenza e sull’origine dei comportamenti non etici nelle imprese. Panorama vasto, quest’ultimo, visto che situazioni del genere possono crearsi all’interno di alcune parti dell’azienda, oppure pervadere tutta l’attività. Tema poi di forte attualità proprio oggi. I tre ricercatori arrivano quindi ad individuare tre “fonti” di comportamenti non etici. Si tratta di antecedenti comportamenti non etici che si protraggono e non vengono bloccati, del risultato di un contesto organizzativo non attento all’etica oppure generatore esso stesso di distorsioni e, infine, della presenza di uno “sviluppo morale cognitivo” nell’ambito dell’impresa basato su principi che non comprendono l’impegno e l’etica come ispiratori dell’azione imprenditoriale e manageriale. La “non eticità” d’impresa, quindi, si può creare anche per disattenzione, trascuratezza di gestione, svogliatezza imprenditoriale e dei manager; pare spesso essere il risultato dell’abbandono dell’attenzione che lascia il posto all’abitudine della mediocrità.

L’indicazione che arriva dalla ricerca è chiara: l’impresa etica è l’ideale, ma la sua creazione non è automatica e, soprattutto, il suo mantenimento non è scontato.

Current Trends Of Unethical Behavior Within Organizations  

Octavia A. Askew, Jeffrey M. Beisler, Jetonga Keel (University of Phoenix, USA)

International Journal of management & Information Systems – Third Quarter 2015

Volume 19, Number 3

“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente con altri impieghi”. È quell’etica d’impresa che così bene  Luigi Einaudi raccontò il 15 settembre del 1960 in una dedica alla Fratelli Guerrino a Dogliani. Produrre, dunque, ma anche avere coscienza del proprio ruolo nella società, della responsabilità dall’essere imprenditori e manager. Soprattutto oggi.

Accade però che le imprese non siano sempre etiche e attente alle conseguenze vaste del loro comportamento. È importante, allora, ancora una volta comprendere meglio per agire di conseguenza.

“Current Trends Of Unethical Behavior Within Organizations”, ricerca apparsa qualche settimana fa sull’International Journal of management & Information Systems e scritta da Octavia A. Askew, Jeffrey M.  Beisler e Jetonga Keel (della University of Phoenix, USA), è una buona guida per mettere ordine nelle cause che possono determinare la nascita di comportamenti non etici in un’impresa.

La ricerca, quindi, raccoglie il meglio della letteratura sul tema e  ragiona sulla presenza e sull’origine dei comportamenti non etici nelle imprese. Panorama vasto, quest’ultimo, visto che situazioni del genere possono crearsi all’interno di alcune parti dell’azienda, oppure pervadere tutta l’attività. Tema poi di forte attualità proprio oggi. I tre ricercatori arrivano quindi ad individuare tre “fonti” di comportamenti non etici. Si tratta di antecedenti comportamenti non etici che si protraggono e non vengono bloccati, del risultato di un contesto organizzativo non attento all’etica oppure generatore esso stesso di distorsioni e, infine, della presenza di uno “sviluppo morale cognitivo” nell’ambito dell’impresa basato su principi che non comprendono l’impegno e l’etica come ispiratori dell’azione imprenditoriale e manageriale. La “non eticità” d’impresa, quindi, si può creare anche per disattenzione, trascuratezza di gestione, svogliatezza imprenditoriale e dei manager; pare spesso essere il risultato dell’abbandono dell’attenzione che lascia il posto all’abitudine della mediocrità.

L’indicazione che arriva dalla ricerca è chiara: l’impresa etica è l’ideale, ma la sua creazione non è automatica e, soprattutto, il suo mantenimento non è scontato.

Current Trends Of Unethical Behavior Within Organizations  

Octavia A. Askew, Jeffrey M. Beisler, Jetonga Keel (University of Phoenix, USA)

International Journal of management & Information Systems – Third Quarter 2015

Volume 19, Number 3

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