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L’etica fa bene al profitto

L’etica d’impresa può far bene al brand d’impresa. Anche dal punto di vista economico e non solo sul fronte dell’immagine. E’ un passo in avanti rispetto a quanto si sarebbe portati a credere: l’impresa esiste per fare profitti e dare salari, per produrre benessere, magari anche sociale. Altra cosa, invece, è arrivare a capire – e mettere in pratica -, l’importanza della responsabilità sociale d’impresa (e quindi del suo agire etico), anche in vista di un miglioramento delle prestazioni economiche della stessa. Etica e profitto – è quindi la conclusione -, non si eliminano a vicenda ma, anzi, si aiutano.

Serve, per comprendere meglio il tema, il libro di Alessandro Spizzo apparso nella collana Nuovi pensieri di Libreriauniversitaria.it Edizioni. Scritto in maniera semplice, in circa 160 pagine “Gli effetti dell’etica sul brand” è chiaramente suddiviso in tre parti. Prima di tutto un ragionamento sul cambiamento dei “tempi d’impresa”  e sull’avvento dei ragionamenti sugli aspetti etici del marketing (toccando anche il Caused Related Marketing che cerca di unire obiettivi economici dell’azienda con quelli sociali), poi un approfondimento sulla responsabilità sociale d’impresa (Rsi), sia all’interno che all’esterno di questa. Spizzo non ragiona solo in termini teorici, ma cerca di fornire spunti operativi per la gestione reale della Rsi prendendo anche come esempio concreto quello di una’azienda leader nel settore delle attrezzature sportive come la Ferrino & C. SpA.

Per far meglio capire quanto l’etica d’impresa e la responsabilità sociale siano concetti non dell’oggi, Spizzo costruisce anche una cronologia delle tappe principali della loro evoluzione. A partire  dal 1800 con l’esempio dell’azienda di Roberto Owen che nel New Lanark avvia una filanda facendone un’azienda modello dal punto di vista etico e che diciannove anni dopo riuscirà a far approvare in Inghilterra la prima legge per la limitazione del lavoro delle donne e dei bambini nelle fabbriche.

E’ interessante uno dei primi passaggi del ragionamento di Spizzo: “L’assunzione di una responsabilità sociale diventa interessante e concretamente realizzabile quando si dimostra conveniente, nel senso etimologico latino del termine, cioè quello di ‘venire da più parti in un medesimo luogo e per una medesima ragione’. In questo ‘incontro armonico’ si allineano gli obiettivi di competitività ed economicità per l’impresa con quelli sociali”.

Leggere “Gli effetti dell’etica sul brand” rappresenta un buon esercizio per tutti.

Gli effetti dell’etica sul brand

Alessandro Spizzo

Libreriauniversitaria.it Edizioni

L’etica d’impresa può far bene al brand d’impresa. Anche dal punto di vista economico e non solo sul fronte dell’immagine. E’ un passo in avanti rispetto a quanto si sarebbe portati a credere: l’impresa esiste per fare profitti e dare salari, per produrre benessere, magari anche sociale. Altra cosa, invece, è arrivare a capire – e mettere in pratica -, l’importanza della responsabilità sociale d’impresa (e quindi del suo agire etico), anche in vista di un miglioramento delle prestazioni economiche della stessa. Etica e profitto – è quindi la conclusione -, non si eliminano a vicenda ma, anzi, si aiutano.

Serve, per comprendere meglio il tema, il libro di Alessandro Spizzo apparso nella collana Nuovi pensieri di Libreriauniversitaria.it Edizioni. Scritto in maniera semplice, in circa 160 pagine “Gli effetti dell’etica sul brand” è chiaramente suddiviso in tre parti. Prima di tutto un ragionamento sul cambiamento dei “tempi d’impresa”  e sull’avvento dei ragionamenti sugli aspetti etici del marketing (toccando anche il Caused Related Marketing che cerca di unire obiettivi economici dell’azienda con quelli sociali), poi un approfondimento sulla responsabilità sociale d’impresa (Rsi), sia all’interno che all’esterno di questa. Spizzo non ragiona solo in termini teorici, ma cerca di fornire spunti operativi per la gestione reale della Rsi prendendo anche come esempio concreto quello di una’azienda leader nel settore delle attrezzature sportive come la Ferrino & C. SpA.

Per far meglio capire quanto l’etica d’impresa e la responsabilità sociale siano concetti non dell’oggi, Spizzo costruisce anche una cronologia delle tappe principali della loro evoluzione. A partire  dal 1800 con l’esempio dell’azienda di Roberto Owen che nel New Lanark avvia una filanda facendone un’azienda modello dal punto di vista etico e che diciannove anni dopo riuscirà a far approvare in Inghilterra la prima legge per la limitazione del lavoro delle donne e dei bambini nelle fabbriche.

E’ interessante uno dei primi passaggi del ragionamento di Spizzo: “L’assunzione di una responsabilità sociale diventa interessante e concretamente realizzabile quando si dimostra conveniente, nel senso etimologico latino del termine, cioè quello di ‘venire da più parti in un medesimo luogo e per una medesima ragione’. In questo ‘incontro armonico’ si allineano gli obiettivi di competitività ed economicità per l’impresa con quelli sociali”.

Leggere “Gli effetti dell’etica sul brand” rappresenta un buon esercizio per tutti.

Gli effetti dell’etica sul brand

Alessandro Spizzo

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