Libertà versus autorità?
Quanto che sta accadendo nelle società attuali, letto attraverso uno dei binomi cruciali della modernità
Libertà d’intraprendere, così come di criticare, di cambiare idea, di crescere seguendo una certa strada e non un’altra, di esprimere le proprie opinioni oppure il dissenso. Principio fondamentale di ogni buona società così come di ogni organizzazione della produzione. Libertà, dunque. Che non significa, tuttavia, libero arbitrio. E tantomeno facoltà di distruggere tutto. Libertà contrapposta ad autorità, dunque. Oppure libertà che con una adeguata autorità può crescere e farsi più potente. Il tema è complesso ma fondamentale, soprattutto oggi. Ed è per questo che serve leggere (con attenzione) “La porta dell’autorità” saggio scritto a quattro mani tra Mauro Magatti (sociologo ed economista, ordinario di Sociologia presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e Monica Martinelli (Sociologia sempre presso l’Università Cattolica).
Il libro si basa sull’osservazione dei fatti passati e di quanto sta avvenendo oggi. E parte dal considerare che la contestazione, fino al rifiuto, dell’autorità quale freno alla libera espressione del sé è davvero una delle eredità del secondo Novecento. Un’eredità che pesa ancora oggi con la messa sotto accusa dei pilastri su cui l’autorità poggiava: la tradizione, il padre, l’insegnante, la Chiesa. E tutto in nome dell’affermazione dello spirito individualistico in un mondo orizzontale senza padri né maestri. Eppure – spiegano i due autori -, come l’araba fenice, l’autorità risorge in continuazione dalle sue ceneri, ricostituendosi in forme inedite, più fuggevoli e indeterminate, ma non per questo meno efficaci. Assistiamo, cioè, al moltiplicarsi di spinte per un ritorno all’ordine di un padre autoritario, tirannico e fondamentalista, oppure, in modi più sottili ma insidiosi, al presentarsi di un dominio tecnocratico che di fatto punta al superamento della condizione umana come la conosciamo. E c’è chi vuole erigere muri oppure chi, in nome proprio della libertà, rifiuta ogni obbligo (anche quelli inerenti aspetti drammatici della vita odierna).
E’, racconta il libro, la contrapposizione sempre più netta – in apparenza -, tra libertà e autorità quella che si sta vivendo un po’ ovunque (anche nell’economia e nella produzione).
Ma quindi che fare? Magatti e Martinelli non hanno dubbi: non si tratta di tornare indietro; si tratta, piuttosto, di andare avanti, riflettendo in forme nuove su un binomio che rimane essenziale e insieme difficile. Perché, viene spiegato benissimo nel libro, un mondo senza autorità non è possibile, se non a costo di perdere la libertà. Quella libertà in cui proprio il limite diventa risorsa per l’azione, dando una prospettiva al nostro punto di vista sul mondo. Occorre insomma ricostruire il legame tra le generazioni, riconoscendo all’autorità la capacità di essere lo snodo tra chi viene prima e chi viene dopo (e non solo in senso temporale). In tal modo l’autorità può essere vista come una porta che, mentre inquadra – definendo così una direzione –, al tempo stesso apre a un futuro che ancora non c’è ma che pure non procede dal nulla. Una condizione che, a ben vedere, vale per la società nel suo complesso così come per le sue espressioni particolari: le istituzioni, le imprese, i gruppi. Il libro di Magatti e Martinelli è una lettura che tutti devono affrontare.
La porta dell’autorità
Mauro Magatti, Monica Martinelli
Vita e Pensiero, 2021


Quanto che sta accadendo nelle società attuali, letto attraverso uno dei binomi cruciali della modernità
Libertà d’intraprendere, così come di criticare, di cambiare idea, di crescere seguendo una certa strada e non un’altra, di esprimere le proprie opinioni oppure il dissenso. Principio fondamentale di ogni buona società così come di ogni organizzazione della produzione. Libertà, dunque. Che non significa, tuttavia, libero arbitrio. E tantomeno facoltà di distruggere tutto. Libertà contrapposta ad autorità, dunque. Oppure libertà che con una adeguata autorità può crescere e farsi più potente. Il tema è complesso ma fondamentale, soprattutto oggi. Ed è per questo che serve leggere (con attenzione) “La porta dell’autorità” saggio scritto a quattro mani tra Mauro Magatti (sociologo ed economista, ordinario di Sociologia presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) e Monica Martinelli (Sociologia sempre presso l’Università Cattolica).
Il libro si basa sull’osservazione dei fatti passati e di quanto sta avvenendo oggi. E parte dal considerare che la contestazione, fino al rifiuto, dell’autorità quale freno alla libera espressione del sé è davvero una delle eredità del secondo Novecento. Un’eredità che pesa ancora oggi con la messa sotto accusa dei pilastri su cui l’autorità poggiava: la tradizione, il padre, l’insegnante, la Chiesa. E tutto in nome dell’affermazione dello spirito individualistico in un mondo orizzontale senza padri né maestri. Eppure – spiegano i due autori -, come l’araba fenice, l’autorità risorge in continuazione dalle sue ceneri, ricostituendosi in forme inedite, più fuggevoli e indeterminate, ma non per questo meno efficaci. Assistiamo, cioè, al moltiplicarsi di spinte per un ritorno all’ordine di un padre autoritario, tirannico e fondamentalista, oppure, in modi più sottili ma insidiosi, al presentarsi di un dominio tecnocratico che di fatto punta al superamento della condizione umana come la conosciamo. E c’è chi vuole erigere muri oppure chi, in nome proprio della libertà, rifiuta ogni obbligo (anche quelli inerenti aspetti drammatici della vita odierna).
E’, racconta il libro, la contrapposizione sempre più netta – in apparenza -, tra libertà e autorità quella che si sta vivendo un po’ ovunque (anche nell’economia e nella produzione).
Ma quindi che fare? Magatti e Martinelli non hanno dubbi: non si tratta di tornare indietro; si tratta, piuttosto, di andare avanti, riflettendo in forme nuove su un binomio che rimane essenziale e insieme difficile. Perché, viene spiegato benissimo nel libro, un mondo senza autorità non è possibile, se non a costo di perdere la libertà. Quella libertà in cui proprio il limite diventa risorsa per l’azione, dando una prospettiva al nostro punto di vista sul mondo. Occorre insomma ricostruire il legame tra le generazioni, riconoscendo all’autorità la capacità di essere lo snodo tra chi viene prima e chi viene dopo (e non solo in senso temporale). In tal modo l’autorità può essere vista come una porta che, mentre inquadra – definendo così una direzione –, al tempo stesso apre a un futuro che ancora non c’è ma che pure non procede dal nulla. Una condizione che, a ben vedere, vale per la società nel suo complesso così come per le sue espressioni particolari: le istituzioni, le imprese, i gruppi. Il libro di Magatti e Martinelli è una lettura che tutti devono affrontare.
La porta dell’autorità
Mauro Magatti, Monica Martinelli
Vita e Pensiero, 2021