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L’imprenditore icona

L’imprenditore è tutto sommato un uomo di ventura. Certo, ci sono calcolo e ragionamento, ma anche amore del rischio e spirito d’iniziativa, ingegno e razionalità, in ciò che anima ogni impresa. Capire i meccanismi di ragionamento  e le azioni degli imprenditori, è importante e utile per tutti. Si tratta di indicazioni che dicono molto anche sul sistema sociale ed economico nel quale ogni impresa si trova ad agire, oltre che sulla natura personale dei protagonisti della crescita industriale di un’epoca oppure di un settore.

È quanto ha fatto Thomas Streeter della University of Vermont (USA) con il suo “Steve Jobs, Romantic Individualism, and the Desire for Good Capitalism” apparso recentemente sull’International Journal of Communication, dedicato  ad una delle icone imprenditoriali – a torto o a ragione – degli ultimi tempi. Il merito di Streeter, tuttavia, non è solo quello di avere ben descritto quanto Jobs ha fatto, ma soprattutto quello aver inserito Jobs in un contesto che lo ha trasformato e che, a sua volta, è stato in qualche modo trasformato da Jobs stesso.

Il fondatore di Apple, dunque, viene visto come rappresentante di un certo modo di fare impresa negli USA e nel mondo. Una figura, importante, sulla quale però negli anni è stata costruita un’altra raffigurazione spesso costruita ad arte sia da Jobs che dall’atteggiamento generale americano nel vedere l’impresa e lo spirito d’iniziativa come romanticamente fondamentali per la crescita della nazione.

L’indagine condotta da Streeter, parte dal film girato recentemente ad Hollywood su Steve Jobs per sviluppare un’analisi approfondita della sua figura. Streeter, in particolare, osserva lo stile oracolare che Jobs ha utilizzato nel marketing, l’arroganza da rock-star, i successi commerciali, i dibattiti sulla natura esatta del suo “genio” e il fascino che per alcuni emerge dal suo comportamento. Il lavoro quindi ragiona sull’”individualismo romantico” come meccanismo che ispira una certa organizzazione d’impresa. Ma il saggio spiega che “quella storia e la sua ripetizione ci dicono di più sulla cultura che sull’uomo”, cioè sul contesto sociale che ha costruito Jobs stesso. È la conferma di quanto cultura d’impresa e cultura sociale sia connesse l’una all’altra. L’articolo di Streeter è una bella lettura per gli altri imprenditori.

Steve Jobs, Romantic Individualism, and the Desire for Good Capitalism

Thomas Streeter (University of Vermont, USA)

International Journal of Communication 9 (2015), Feature 3106–3124

L’imprenditore è tutto sommato un uomo di ventura. Certo, ci sono calcolo e ragionamento, ma anche amore del rischio e spirito d’iniziativa, ingegno e razionalità, in ciò che anima ogni impresa. Capire i meccanismi di ragionamento  e le azioni degli imprenditori, è importante e utile per tutti. Si tratta di indicazioni che dicono molto anche sul sistema sociale ed economico nel quale ogni impresa si trova ad agire, oltre che sulla natura personale dei protagonisti della crescita industriale di un’epoca oppure di un settore.

È quanto ha fatto Thomas Streeter della University of Vermont (USA) con il suo “Steve Jobs, Romantic Individualism, and the Desire for Good Capitalism” apparso recentemente sull’International Journal of Communication, dedicato  ad una delle icone imprenditoriali – a torto o a ragione – degli ultimi tempi. Il merito di Streeter, tuttavia, non è solo quello di avere ben descritto quanto Jobs ha fatto, ma soprattutto quello aver inserito Jobs in un contesto che lo ha trasformato e che, a sua volta, è stato in qualche modo trasformato da Jobs stesso.

Il fondatore di Apple, dunque, viene visto come rappresentante di un certo modo di fare impresa negli USA e nel mondo. Una figura, importante, sulla quale però negli anni è stata costruita un’altra raffigurazione spesso costruita ad arte sia da Jobs che dall’atteggiamento generale americano nel vedere l’impresa e lo spirito d’iniziativa come romanticamente fondamentali per la crescita della nazione.

L’indagine condotta da Streeter, parte dal film girato recentemente ad Hollywood su Steve Jobs per sviluppare un’analisi approfondita della sua figura. Streeter, in particolare, osserva lo stile oracolare che Jobs ha utilizzato nel marketing, l’arroganza da rock-star, i successi commerciali, i dibattiti sulla natura esatta del suo “genio” e il fascino che per alcuni emerge dal suo comportamento. Il lavoro quindi ragiona sull’”individualismo romantico” come meccanismo che ispira una certa organizzazione d’impresa. Ma il saggio spiega che “quella storia e la sua ripetizione ci dicono di più sulla cultura che sull’uomo”, cioè sul contesto sociale che ha costruito Jobs stesso. È la conferma di quanto cultura d’impresa e cultura sociale sia connesse l’una all’altra. L’articolo di Streeter è una bella lettura per gli altri imprenditori.

Steve Jobs, Romantic Individualism, and the Desire for Good Capitalism

Thomas Streeter (University of Vermont, USA)

International Journal of Communication 9 (2015), Feature 3106–3124

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