L’impresa non nasce da sola
E’ vero, per certi versi imprenditori si nasce. Quella carica d’iniziativa, quella voglia di rischiare, quell’inventiva per gli affari, quel gusto per il produrre, che caratterizza i veri imprenditori non è cosa che si impara sui banchi di scuola. Eppure, imprenditori si può anche diventare. Nel senso che occorre, comunque, un contesto che possa favorire la scoperta e la crescita dello spirito imprenditoriale. Non è il caso di scomodare Max Weber (che proprio sui rapporti fra ambiente, protestante in questo caso, e imprenditorialità ha basato una delle più note interpretazioni dello sviluppo del capitalismo), ma non c’è dubbio che l’ambiente può far molto per la nascita delle nuove leve dell’industria. Ambiente, s’intende, visto sotto tanti aspetti: istituzionali, formativi, sociali, religiosi, etici.
Per capire meglio alcuni di questi, è interessante leggere “The importance and role of personal entrepreneurship training in the development of business culture and its challenges” di Ghorbani Mahmouda e Partonia Soheilab della Islamic Azad University di Bojnourd in Iran (rispettivamente del Department of Management e del Department of Educational Management) , pubblicato proprio qualche giorno fa dall’ Asian Journal of Research in Business Economics and Management.
I due autori fanno derivare l’imprenditorialità presente in un sistema economico, dal grado di motivazione e dal livello di “formazione all’imprenditorialità” , oltre che dall’assegnazione di crediti e di altri strumenti di crescita per le imprese. “Lo sviluppo e la promozione della cultura imprenditoriale – spiegano ancora i due ricercatori -, e la creazione di piattaforme necessarie per l’occupazione giovanile nella società”, sembrano condizioni necessarie per innescare la crescita di un’economia. Torna così importante il sistema della formazione e della scuola, del sapere e della sua diffusione.
Imprenditori, dunque, si nasce ma si diventa anche, se si inizia da giovani e in un contesto adeguato. Constatazione che può apparire quasi ovvia ma che è importante. La cultura d’impresa, cioè, non si costruisce dal nulla e non può crescere nel nulla. Sottolineatura ancora più interessante visto che arriva da un Paese – l’Iran – non certo facile per fare impresa. L’accento sul contesto, d’altra parte, vale anche per l’Europa, e per l’Italia in particolare.
La conclusione che deriva da questo articoli è d’altra parte chiara: un’impresa nasce certamente dall’ingegno di un singolo, ma cresce, si sviluppa, crea occupazione e ricchezza solo se trova una sorta di substrato fertile dove attecchire.
The importance and role of personal entrepreneurship training in the development of business culture and its challenges
Ghorbani Mahmouda, Partonia Soheilab
Asian Journal of Research in Business Economics and Management
2014, Volume : 4, Issue : 5
E’ vero, per certi versi imprenditori si nasce. Quella carica d’iniziativa, quella voglia di rischiare, quell’inventiva per gli affari, quel gusto per il produrre, che caratterizza i veri imprenditori non è cosa che si impara sui banchi di scuola. Eppure, imprenditori si può anche diventare. Nel senso che occorre, comunque, un contesto che possa favorire la scoperta e la crescita dello spirito imprenditoriale. Non è il caso di scomodare Max Weber (che proprio sui rapporti fra ambiente, protestante in questo caso, e imprenditorialità ha basato una delle più note interpretazioni dello sviluppo del capitalismo), ma non c’è dubbio che l’ambiente può far molto per la nascita delle nuove leve dell’industria. Ambiente, s’intende, visto sotto tanti aspetti: istituzionali, formativi, sociali, religiosi, etici.
Per capire meglio alcuni di questi, è interessante leggere “The importance and role of personal entrepreneurship training in the development of business culture and its challenges” di Ghorbani Mahmouda e Partonia Soheilab della Islamic Azad University di Bojnourd in Iran (rispettivamente del Department of Management e del Department of Educational Management) , pubblicato proprio qualche giorno fa dall’ Asian Journal of Research in Business Economics and Management.
I due autori fanno derivare l’imprenditorialità presente in un sistema economico, dal grado di motivazione e dal livello di “formazione all’imprenditorialità” , oltre che dall’assegnazione di crediti e di altri strumenti di crescita per le imprese. “Lo sviluppo e la promozione della cultura imprenditoriale – spiegano ancora i due ricercatori -, e la creazione di piattaforme necessarie per l’occupazione giovanile nella società”, sembrano condizioni necessarie per innescare la crescita di un’economia. Torna così importante il sistema della formazione e della scuola, del sapere e della sua diffusione.
Imprenditori, dunque, si nasce ma si diventa anche, se si inizia da giovani e in un contesto adeguato. Constatazione che può apparire quasi ovvia ma che è importante. La cultura d’impresa, cioè, non si costruisce dal nulla e non può crescere nel nulla. Sottolineatura ancora più interessante visto che arriva da un Paese – l’Iran – non certo facile per fare impresa. L’accento sul contesto, d’altra parte, vale anche per l’Europa, e per l’Italia in particolare.
La conclusione che deriva da questo articoli è d’altra parte chiara: un’impresa nasce certamente dall’ingegno di un singolo, ma cresce, si sviluppa, crea occupazione e ricchezza solo se trova una sorta di substrato fertile dove attecchire.
The importance and role of personal entrepreneurship training in the development of business culture and its challenges
Ghorbani Mahmouda, Partonia Soheilab
Asian Journal of Research in Business Economics and Management
2014, Volume : 4, Issue : 5