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L’impresa paziente

La buona impresa è anche un’impresa paziente? Probabilmente sì, se all’idea (al concetto), di pazienza si dà il significato giusto. Che non è quello legato al perdere tempo, all’essere arrendevoli e inattivi di fronte alla realtà.  Se fosse così, certamente nessun imprenditore che si rispetti potrebbe essere paziente. Soprattutto oggi. Proprio al tempo presente, tuttavia, il concetto di pazienza se ben interpretato e usato, può essere molto utile a chi deve assumere decisioni di gestione e scelte economiche che possono dirimere del destino di aziende e persone.

“Pazienza” di Luciana Regina, pubblicato da qualche mese, aiuta certamente a capire cos’è davvero la pazienza e ad applicarla anche nella gestione d’impresa. Con una precisazione: il volume (poco più di cento pagine), non è un libriccino di filosofia applicata all’impresa, ma qualcosa d’altro, più completo e complesso, e per questo forse più utile proprio agli imprenditori e ai manager che le aziende devono vivificare e governare. Il testo di Luciana Regina (filosofa e docente di Pratiche filosofiche all’Università di Torino),non dà ricette preconfezionate e nemmeno certezze particolari: indaga, fa ragionare, affascina, prende per mano il lettore e lo porta con i suoi stessi mezzi a ragionare attorno ad un concetto comune ma alla fine poco approfondito veramente.  Regina, poi, scrive come se parlasse a persone interessate all’argomento ma senza una vera preparazione filosofica, discute con se stessa e con il lettore. Si fa capire (cosa rara al giorno d’oggi, ancor di più nel settore della filosofia e delle scienze sociali).

Il volume, quindi, affronta il concetto di pazienza dal punto di vista filosofico indagandone i diversi aspetti, le interpretazioni, le applicazioni nella vita quotidiana e nel lavoro. Fra i vari capitoli, spiccano “La pazienza e l’epoca presente”, “La pazienza e l’inutile”, “La pazienza secolarizzata” e ancora “Pazienza e mediazione”. E per far capire meglio di cosa si sta parlando, vengono anche usati esempi tratti da alcuni grandi della letteratura e non solo. Compaiono così il “Piccolo Principe” accanto a Gesù, Giobbe vicino ad Ulisse, e poi ancora Kafka, Melville, Hemigway, Conrad, Buzzati, Tolstoj e Dostoevskij. Tutti accomunati da un concetto di pazienza che si declina in varie forme ma che rimane immutato ed efficace.

Il libro di Luciana Regina è apparentemente lontano dall’impresa e dall’economia eppure invece è ad esse molto vicino se impresa ed economia sono attività immerse nella società e fatte di persone. Ad un certo punto l’autrice compara la pazienza con il dilagare dell’immediato e del contingente, dell’inevitabile e dell’urgente. Certo, le scelte d’impresa possono anche essere un lampo che squarcia il buio di una monotona gestione, ma sono anche frutto di lunghe e (guarda caso), pazienti ricerche di migliori produzioni e nuovi mercati, attente osservazioni, lungimiranti e non frettolose visioni del futuro. Per questo serve leggere “Pazienza”.

Pazienza

Luciana Regina

Mursia, 2014

La buona impresa è anche un’impresa paziente? Probabilmente sì, se all’idea (al concetto), di pazienza si dà il significato giusto. Che non è quello legato al perdere tempo, all’essere arrendevoli e inattivi di fronte alla realtà.  Se fosse così, certamente nessun imprenditore che si rispetti potrebbe essere paziente. Soprattutto oggi. Proprio al tempo presente, tuttavia, il concetto di pazienza se ben interpretato e usato, può essere molto utile a chi deve assumere decisioni di gestione e scelte economiche che possono dirimere del destino di aziende e persone.

“Pazienza” di Luciana Regina, pubblicato da qualche mese, aiuta certamente a capire cos’è davvero la pazienza e ad applicarla anche nella gestione d’impresa. Con una precisazione: il volume (poco più di cento pagine), non è un libriccino di filosofia applicata all’impresa, ma qualcosa d’altro, più completo e complesso, e per questo forse più utile proprio agli imprenditori e ai manager che le aziende devono vivificare e governare. Il testo di Luciana Regina (filosofa e docente di Pratiche filosofiche all’Università di Torino),non dà ricette preconfezionate e nemmeno certezze particolari: indaga, fa ragionare, affascina, prende per mano il lettore e lo porta con i suoi stessi mezzi a ragionare attorno ad un concetto comune ma alla fine poco approfondito veramente.  Regina, poi, scrive come se parlasse a persone interessate all’argomento ma senza una vera preparazione filosofica, discute con se stessa e con il lettore. Si fa capire (cosa rara al giorno d’oggi, ancor di più nel settore della filosofia e delle scienze sociali).

Il volume, quindi, affronta il concetto di pazienza dal punto di vista filosofico indagandone i diversi aspetti, le interpretazioni, le applicazioni nella vita quotidiana e nel lavoro. Fra i vari capitoli, spiccano “La pazienza e l’epoca presente”, “La pazienza e l’inutile”, “La pazienza secolarizzata” e ancora “Pazienza e mediazione”. E per far capire meglio di cosa si sta parlando, vengono anche usati esempi tratti da alcuni grandi della letteratura e non solo. Compaiono così il “Piccolo Principe” accanto a Gesù, Giobbe vicino ad Ulisse, e poi ancora Kafka, Melville, Hemigway, Conrad, Buzzati, Tolstoj e Dostoevskij. Tutti accomunati da un concetto di pazienza che si declina in varie forme ma che rimane immutato ed efficace.

Il libro di Luciana Regina è apparentemente lontano dall’impresa e dall’economia eppure invece è ad esse molto vicino se impresa ed economia sono attività immerse nella società e fatte di persone. Ad un certo punto l’autrice compara la pazienza con il dilagare dell’immediato e del contingente, dell’inevitabile e dell’urgente. Certo, le scelte d’impresa possono anche essere un lampo che squarcia il buio di una monotona gestione, ma sono anche frutto di lunghe e (guarda caso), pazienti ricerche di migliori produzioni e nuovi mercati, attente osservazioni, lungimiranti e non frettolose visioni del futuro. Per questo serve leggere “Pazienza”.

Pazienza

Luciana Regina

Mursia, 2014

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