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L’Olivetti dopo Olivetti

In un libro la storia dell’azienda di Ivrea dopo la scomparsa di chi ne fu capo e ispiratore

Cosa accade ad un’impresa intelligente quando d’improvviso cambia il suo capo? La risposta ad un interrogativo di questo genere dipende da molti spetti. Entrano in gioco tutta la cultura del produrre che è stato possibile sviluppare, i rapporti umani, la capacità di creare continuità e di lasciare un’eredità. Certamente in gioco entra il futuro dell’impresa. Per capire meglio è interessante leggere “Adaptative Business Modell. L’Olivetti dopo Adriano. Una storia italiana di resilienza e un modello per le startup” di Mario Citelli ed .Elserino Piol, viaggio negli anni dell’Olivetti successivi alla morte di chi ne fu ispiratore e padrone (“Re” viene definito all’interno del libro), oltre che esempio d’imprenditore illuminato, avulso dal resto dell’imprenditoria del tempo.

Gli autori sono due che dell’Olivetti sanno molto. Citelli è stato per vent’anni in Olivetti come manager¸ Piol ha passato nell’azienda di Ivrea 40 anni di vita fino ad arrivare ad esserne Vicepresidente.

L’idea alla base del volume è semplice. Adriano Olivetti è scomparso nel 1960, ma il suo mito di imprenditore sopravvive in molti ambienti e in modi svariatissimi. Nessuno di questi però ricorda come i germi innovativi introdotti da Olivetti nell’azienda gli siano sopravvissuti, raccolti dal management e da nuovi investitori, che li hanno utilizzati sino a realizzare un enorme successo internazionale nel mercato dell’Information Technology degli anni ’80 e ’90.

Il libro è la storia di quegli anni raccontata da chi l’ha vissuta. E raccontata – occorre dirlo -, con chiarezza e obiettività, non risparmiando nulla, soprattutto portando per mano chi legge lungo i meandri di una vicenda d’impresa che non è stata semplice. Così, scorrono lungo le pagine del libro i fatti dei primi anni 60, il tramonto della meccanica, l’arrivo dell’elettronica e dell’automazione, la comparsa dei computer, le sfide con i colossi mondiali dell’IT e della comunicazione. Una certa cultura d’impresa che si evolve e tramanda nel tempo.

Ha ragione chi dice che, fatte in vista del secondo millennio, le esperienze di Adaptive Business Model di Olivetti possono rappresentare un’ottima base per le nuove iniziative d’impresa e un incentivo al cambiamento del nostro ecosistema economico e sociale. Leggendo il libro si capisce perché.

E si capisce anche il valore della storia e della cultura d’impresa, che insegna con l’esperienza che niente è mai uguale a prima. Bello è uno dei periodi finali del volume: “Il futuro  non è più come era una volta. Non lo sappiamo ancora descrivere ma sappiamo per certo che non è un’estrapolazione lineare del passato o del presente”.

Adaptative Business Model. L’Olivetti dopo Adriano. Una storia italiana di resilienza e un modello per le startup

Mario Citelli, Elserino Piol

Guerini e Associati-GoWare, 2016

In un libro la storia dell’azienda di Ivrea dopo la scomparsa di chi ne fu capo e ispiratore

Cosa accade ad un’impresa intelligente quando d’improvviso cambia il suo capo? La risposta ad un interrogativo di questo genere dipende da molti spetti. Entrano in gioco tutta la cultura del produrre che è stato possibile sviluppare, i rapporti umani, la capacità di creare continuità e di lasciare un’eredità. Certamente in gioco entra il futuro dell’impresa. Per capire meglio è interessante leggere “Adaptative Business Modell. L’Olivetti dopo Adriano. Una storia italiana di resilienza e un modello per le startup” di Mario Citelli ed .Elserino Piol, viaggio negli anni dell’Olivetti successivi alla morte di chi ne fu ispiratore e padrone (“Re” viene definito all’interno del libro), oltre che esempio d’imprenditore illuminato, avulso dal resto dell’imprenditoria del tempo.

Gli autori sono due che dell’Olivetti sanno molto. Citelli è stato per vent’anni in Olivetti come manager¸ Piol ha passato nell’azienda di Ivrea 40 anni di vita fino ad arrivare ad esserne Vicepresidente.

L’idea alla base del volume è semplice. Adriano Olivetti è scomparso nel 1960, ma il suo mito di imprenditore sopravvive in molti ambienti e in modi svariatissimi. Nessuno di questi però ricorda come i germi innovativi introdotti da Olivetti nell’azienda gli siano sopravvissuti, raccolti dal management e da nuovi investitori, che li hanno utilizzati sino a realizzare un enorme successo internazionale nel mercato dell’Information Technology degli anni ’80 e ’90.

Il libro è la storia di quegli anni raccontata da chi l’ha vissuta. E raccontata – occorre dirlo -, con chiarezza e obiettività, non risparmiando nulla, soprattutto portando per mano chi legge lungo i meandri di una vicenda d’impresa che non è stata semplice. Così, scorrono lungo le pagine del libro i fatti dei primi anni 60, il tramonto della meccanica, l’arrivo dell’elettronica e dell’automazione, la comparsa dei computer, le sfide con i colossi mondiali dell’IT e della comunicazione. Una certa cultura d’impresa che si evolve e tramanda nel tempo.

Ha ragione chi dice che, fatte in vista del secondo millennio, le esperienze di Adaptive Business Model di Olivetti possono rappresentare un’ottima base per le nuove iniziative d’impresa e un incentivo al cambiamento del nostro ecosistema economico e sociale. Leggendo il libro si capisce perché.

E si capisce anche il valore della storia e della cultura d’impresa, che insegna con l’esperienza che niente è mai uguale a prima. Bello è uno dei periodi finali del volume: “Il futuro  non è più come era una volta. Non lo sappiamo ancora descrivere ma sappiamo per certo che non è un’estrapolazione lineare del passato o del presente”.

Adaptative Business Model. L’Olivetti dopo Adriano. Una storia italiana di resilienza e un modello per le startup

Mario Citelli, Elserino Piol

Guerini e Associati-GoWare, 2016

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