L’oro che fa crescere la cultura d’impresa
L’ultimo libro di Salvatore Rossi racconta una storia che imprenditori e manager devono conoscere
La buona cultura d’impresa si nutre anche di buona storia. Non arida erudizione, ma fonte di indicazioni sul passato per capire meglio il presente, agire con maggiore attenzione, gestire la propria organizzazione produttiva con accorta saggezza, guardare al ruolo dell’impresa al di là dei numeri rossi e neri di bilancio. Necessità per tutti, la conoscenza storica dei fatti dell’economia è ancora più importante per imprenditori e manager. Leggere “Oro” di Salvatore Rossi (attuale Direttore generale di Banca d’Italia), è quindi un atto doveroso per chi vuole capire di più dell’economia di oggi, ma anche qualcosa da fare con il gusto di conoscere temi che influenzano la vita un po’ di tutti, anche se pochi se ne accorgono.
Rossi è un economista capace di raccontare e far capire quello che racconta. Il ragionamento ruota attorno al significato dell’oro nella storia e nell’economia del passato oltre che di oggi. Partendo da una constatazione. L’oro si lega a un sentimento ancestrale: la fiducia che sempre e ovunque, nel presente e nel futuro, potrà essere scambiato. E non solo. L’oro è da sempre simbolo di ricchezza, bellezza, divinità, potere. Ma anche di risparmio e di scambio. Chi lo possiede lo conserva al sicuro in scrigni, casseforti, forzieri e caveaux. Anche oggi, nell’era della digitalizzazione delle nostre vite. Rossi si chiede perché. E cerca di rispondere a questa domanda partendo da una constatazione: l’oro è un mistero che resiste da seimila anni. Oggi, nell’era del denaro di carta e del denaro virtuale, l’oro dovrebbe apparirci anacronistico. Eppure non è dimenticato affatto da chi cerca un porto sicuro per i propri risparmi. A cominciare dagli Stati e dalle banche centrali, questo metallo resta il bene-rifugio per eccellenza, perno delle economie e dei sistemi monetari.
Per spiegare e far comprendere, Rossi inizia dalle persone (con il racconto affascinante e drammatico di quanto accadde in Banca d’Italia nel ’43), per poi continuare sempre a scrivere dei legami fra oro e persone oltre che con le forme economiche che queste hanno costruito nel tempo e permettendosi digressioni importanti come quella sulla produzione e sulla distribuzione di ricchezza. Oro attualismo, dunque.
Ne emerge una storia notevole, ma anche e soprattutto una vicenda nella quale è fitto l’intreccio fra economia e umanità, fra produzione e uso della stessa, fra ricchezza e povertà. Dote rara nei “tecnici”, quella della chiarezza e limpidezza con le quali Rossi ha scritto “Oro”, fanno di questo libro una preziosità da leggere d’un fiato. Una buona storia per una buona cultura d’impresa.
Oro
Salvatore Rossi
Il Mulino, 2018
L’ultimo libro di Salvatore Rossi racconta una storia che imprenditori e manager devono conoscere
La buona cultura d’impresa si nutre anche di buona storia. Non arida erudizione, ma fonte di indicazioni sul passato per capire meglio il presente, agire con maggiore attenzione, gestire la propria organizzazione produttiva con accorta saggezza, guardare al ruolo dell’impresa al di là dei numeri rossi e neri di bilancio. Necessità per tutti, la conoscenza storica dei fatti dell’economia è ancora più importante per imprenditori e manager. Leggere “Oro” di Salvatore Rossi (attuale Direttore generale di Banca d’Italia), è quindi un atto doveroso per chi vuole capire di più dell’economia di oggi, ma anche qualcosa da fare con il gusto di conoscere temi che influenzano la vita un po’ di tutti, anche se pochi se ne accorgono.
Rossi è un economista capace di raccontare e far capire quello che racconta. Il ragionamento ruota attorno al significato dell’oro nella storia e nell’economia del passato oltre che di oggi. Partendo da una constatazione. L’oro si lega a un sentimento ancestrale: la fiducia che sempre e ovunque, nel presente e nel futuro, potrà essere scambiato. E non solo. L’oro è da sempre simbolo di ricchezza, bellezza, divinità, potere. Ma anche di risparmio e di scambio. Chi lo possiede lo conserva al sicuro in scrigni, casseforti, forzieri e caveaux. Anche oggi, nell’era della digitalizzazione delle nostre vite. Rossi si chiede perché. E cerca di rispondere a questa domanda partendo da una constatazione: l’oro è un mistero che resiste da seimila anni. Oggi, nell’era del denaro di carta e del denaro virtuale, l’oro dovrebbe apparirci anacronistico. Eppure non è dimenticato affatto da chi cerca un porto sicuro per i propri risparmi. A cominciare dagli Stati e dalle banche centrali, questo metallo resta il bene-rifugio per eccellenza, perno delle economie e dei sistemi monetari.
Per spiegare e far comprendere, Rossi inizia dalle persone (con il racconto affascinante e drammatico di quanto accadde in Banca d’Italia nel ’43), per poi continuare sempre a scrivere dei legami fra oro e persone oltre che con le forme economiche che queste hanno costruito nel tempo e permettendosi digressioni importanti come quella sulla produzione e sulla distribuzione di ricchezza. Oro attualismo, dunque.
Ne emerge una storia notevole, ma anche e soprattutto una vicenda nella quale è fitto l’intreccio fra economia e umanità, fra produzione e uso della stessa, fra ricchezza e povertà. Dote rara nei “tecnici”, quella della chiarezza e limpidezza con le quali Rossi ha scritto “Oro”, fanno di questo libro una preziosità da leggere d’un fiato. Una buona storia per una buona cultura d’impresa.
Oro
Salvatore Rossi
Il Mulino, 2018