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Luoghi di vita industriosa

Un libro racconta fabbrica e villaggio operaio di Crespi d’Adda

Luoghi d’industria. Spazi d’impresa. Territori della memoria ancora viva. L’Italia industriale (e non solo quella), è percorsa da numerosi siti che hanno caratteristiche di “santuari” dell’ingegno umano ma che sono anche occasioni per imparare un presente fatto anche di un passato di lavoro e di fatica, istruttivo e importante. Segni tangibili di una cultura d’impresa che solo apparentemente è morta. Uno di questi luoghi è il sito di Crespi d’Adda fondato da Cristoforo Benigno Crespi nel 1878, inserito ancora in attività nell’elenco dei siti Patrimonio mondiale dell’umanità dal 1995 e, dopo diversi avvicendamenti industriali, definitivamente fermatosi con la cessazione dell’ultima attività produttiva nel 2003. L’area è però “rinata” nel 2013 con un imprenditore bergamasco che ha rilevato l’intero stabilimento, un tempo sede del Cotonificio Benigno Crespi, per ridagli vita.

Fabbrica luogo di lavoro e villaggio luogo di vita, sono i due poli attorno ai quali Crespi d’Adda è stato pensato, costruito e gestito e che adesso viene raccontato da

“Crespi d’Adda. Storia di una impresa” scritto da Giorgio Ravasio: un libro di una cinquantina di pagine dense di testo e soprattutto di immagini.

Il filo del racconto è la storia di un esperimento urbano e industriale che ha tentato (anche in buona parte riuscendoci), di coniugare “armoniosamente vita e lavoro, funzionalità e bellezza, natura e architettura”, come spiega l’autore.

Libro da leggere e da sfogliare, dunque, ma soprattutto da meditare partendo dalle immagini (70) sia recenti che storiche,  queste ultime, provenienti da archivi privati e pubblici e scattate tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.

Libro che, oltre a ricordare un esperimento di cultura industriale durato oltre cento anni, costituisce anche uno strumento per consolidare la consapevolezza del nostro presente industriale. Bella la citazione che Ravasio da del gesuita Matteo Ricci il quale “sosteneva – scrive l’autore -, che la memoria è un palazzo che si costruisce un tassello alla volta ma l’edificio poi è solido e indistruttibile. Ricordare, insomma, non solo per non dimenticare ma per costruire la terra su cui poggiare i nostri piedi”.

 

Crespi d’Adda. Storia di una Impresa

Giorgio Ravasio

Associazione Crespi d’Adda, Tesserememoria, 2019

Un libro racconta fabbrica e villaggio operaio di Crespi d’Adda

Luoghi d’industria. Spazi d’impresa. Territori della memoria ancora viva. L’Italia industriale (e non solo quella), è percorsa da numerosi siti che hanno caratteristiche di “santuari” dell’ingegno umano ma che sono anche occasioni per imparare un presente fatto anche di un passato di lavoro e di fatica, istruttivo e importante. Segni tangibili di una cultura d’impresa che solo apparentemente è morta. Uno di questi luoghi è il sito di Crespi d’Adda fondato da Cristoforo Benigno Crespi nel 1878, inserito ancora in attività nell’elenco dei siti Patrimonio mondiale dell’umanità dal 1995 e, dopo diversi avvicendamenti industriali, definitivamente fermatosi con la cessazione dell’ultima attività produttiva nel 2003. L’area è però “rinata” nel 2013 con un imprenditore bergamasco che ha rilevato l’intero stabilimento, un tempo sede del Cotonificio Benigno Crespi, per ridagli vita.

Fabbrica luogo di lavoro e villaggio luogo di vita, sono i due poli attorno ai quali Crespi d’Adda è stato pensato, costruito e gestito e che adesso viene raccontato da

“Crespi d’Adda. Storia di una impresa” scritto da Giorgio Ravasio: un libro di una cinquantina di pagine dense di testo e soprattutto di immagini.

Il filo del racconto è la storia di un esperimento urbano e industriale che ha tentato (anche in buona parte riuscendoci), di coniugare “armoniosamente vita e lavoro, funzionalità e bellezza, natura e architettura”, come spiega l’autore.

Libro da leggere e da sfogliare, dunque, ma soprattutto da meditare partendo dalle immagini (70) sia recenti che storiche,  queste ultime, provenienti da archivi privati e pubblici e scattate tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.

Libro che, oltre a ricordare un esperimento di cultura industriale durato oltre cento anni, costituisce anche uno strumento per consolidare la consapevolezza del nostro presente industriale. Bella la citazione che Ravasio da del gesuita Matteo Ricci il quale “sosteneva – scrive l’autore -, che la memoria è un palazzo che si costruisce un tassello alla volta ma l’edificio poi è solido e indistruttibile. Ricordare, insomma, non solo per non dimenticare ma per costruire la terra su cui poggiare i nostri piedi”.

 

Crespi d’Adda. Storia di una Impresa

Giorgio Ravasio

Associazione Crespi d’Adda, Tesserememoria, 2019

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