Macchine contro esseri umani?
Una tesi discussa all’Università di Urbino approfondisce e risponde ad uno degli interrogativi cruciali per la società
Automazione e digitalizzazione. E’ l’orizzonte della produzione che vuole tentare di stare sul mercato. Cammino ineluttabile, quello dell’industria 4.0, eppure non univoco. Anche se il dilemma della sfida tra i robot e gli umani rimane e trapela spesso nei dibattiti e nelle rivendicazioni del lavoro. Dilemma, tra l’altro, che torna dopo essersi presentato già all’epoca della prima rivoluzione industriale. Leggere la ricerca di Arianna Di Nardo, discussa nell’ambito del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Urbino, serve per capire meglio i contorni dell’argomento e per fornirsi di un bagaglio di informazioni utili per valutare meglio la situazione.
“Siamo umani, siamo insostituibili”, l’indagine di Di Mardo, inizia con il racconto delle sue origini e quindi dal bisogno di rispondere ad alcuni preconcetti sul futuro del lavoro, come ad esempio “i robot ci sostituiranno” oppure “in futuro verremo rimpiazzati dalle macchine, non ci sarà più lavoro per nessuno”. Prospettive cruciali per i giovani in cerca di lavoro ma anche per chi già è inserito nelle aziende. La domanda alla quale si cerca di rispondere, quindi, è semplice: è proprio vero che possiamo essere rimpiazzati dalla tecnologia?
Di Nardo cerca di trovare risposte ragionando prima attorno ai concetti di smart working e del binomio uomo-macchina e prima ancora sul grado di influenza delle nuove tecnologie sulla società e sui singoli. Successivamente, Di Nardo affronta quelle che vengono indicate come soft skills, cioè quelle caratteristiche proprie dell’essere umano che concorrono a renderlo indispensabile: intelligenza emotiva, empatia e creatività.
La conclusione della ricerca composta da Di Nardo è positiva, a patto che si riesca nel cambio di paradigma lavorativo: un salto di cultura che devono compiere in molti e che non è certo facile. Scrive l’autrice che di fronte ai cambiamenti delle tecnologie occorre avere la “consapevolezza che il progresso tecnologico non si può arrestare e che quindi è inutile competere con le macchine (…). Paradossalmente, però, sono state proprio loro a farci capire che coltivare le nostre doti umane è l’unica soluzione per affrontare al meglio le sfide del futuro”.
Arianna Di Nardo
Tesi, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Dipartimento di studi umanistici, Master di primo livello in counseling and coaching skills. Percorso formativo ed esperienziale di comunicazione efficace nei contesti professionali ed organizzativi, 2020
Una tesi discussa all’Università di Urbino approfondisce e risponde ad uno degli interrogativi cruciali per la società
Automazione e digitalizzazione. E’ l’orizzonte della produzione che vuole tentare di stare sul mercato. Cammino ineluttabile, quello dell’industria 4.0, eppure non univoco. Anche se il dilemma della sfida tra i robot e gli umani rimane e trapela spesso nei dibattiti e nelle rivendicazioni del lavoro. Dilemma, tra l’altro, che torna dopo essersi presentato già all’epoca della prima rivoluzione industriale. Leggere la ricerca di Arianna Di Nardo, discussa nell’ambito del Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Urbino, serve per capire meglio i contorni dell’argomento e per fornirsi di un bagaglio di informazioni utili per valutare meglio la situazione.
“Siamo umani, siamo insostituibili”, l’indagine di Di Mardo, inizia con il racconto delle sue origini e quindi dal bisogno di rispondere ad alcuni preconcetti sul futuro del lavoro, come ad esempio “i robot ci sostituiranno” oppure “in futuro verremo rimpiazzati dalle macchine, non ci sarà più lavoro per nessuno”. Prospettive cruciali per i giovani in cerca di lavoro ma anche per chi già è inserito nelle aziende. La domanda alla quale si cerca di rispondere, quindi, è semplice: è proprio vero che possiamo essere rimpiazzati dalla tecnologia?
Di Nardo cerca di trovare risposte ragionando prima attorno ai concetti di smart working e del binomio uomo-macchina e prima ancora sul grado di influenza delle nuove tecnologie sulla società e sui singoli. Successivamente, Di Nardo affronta quelle che vengono indicate come soft skills, cioè quelle caratteristiche proprie dell’essere umano che concorrono a renderlo indispensabile: intelligenza emotiva, empatia e creatività.
La conclusione della ricerca composta da Di Nardo è positiva, a patto che si riesca nel cambio di paradigma lavorativo: un salto di cultura che devono compiere in molti e che non è certo facile. Scrive l’autrice che di fronte ai cambiamenti delle tecnologie occorre avere la “consapevolezza che il progresso tecnologico non si può arrestare e che quindi è inutile competere con le macchine (…). Paradossalmente, però, sono state proprio loro a farci capire che coltivare le nostre doti umane è l’unica soluzione per affrontare al meglio le sfide del futuro”.
Arianna Di Nardo
Tesi, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Dipartimento di studi umanistici, Master di primo livello in counseling and coaching skills. Percorso formativo ed esperienziale di comunicazione efficace nei contesti professionali ed organizzativi, 2020