Manager da combattimento?
Bistrattati guerrieri alle prese con un destino più grande e potente di loro; soli, nemici di tutti, chiusi in un’immagine molto spesso lontana della realtà, in cerca di un riscatto che ne faccia conoscere la loro vera natura. Potrebbe essere il ritratto, valido in moltissimi casi, dei manager d’impresa italiani, alle prese con una crisi che non è finita e con la voglia di riscattare non solo se’ stessi ma anche le aziende per cui lavorano. Ritratto forte, con il quale si può anche non essere d’accordo, ma che emerge da “Risorse sovraumane. Autoritratto dei manager italiani di oggi”, scritto a quattro mani da Monica Fabris, Emma Villa e in procinto di uscire nelle librerie.
Si tratta di un libro voluto da Federmanager per capire meglio la natura della categoria oggi e, soprattutto, per fare giustizia di troppi stereotipi sull’argomento.
Di fatto un libro “di parte”, ma interessante, importante e tutto da leggere e che cerca di rispondere ad una serie di interrogativi sull’autopercezione dei manager italiani, sui valori, stili di vita, modi di pensare e lavorare nei quali questi si riconoscono dopo una crisi che li ha colpiti duramente e insieme ne richiede ancor più le competenze per rilanciare la competitività delle imprese.
Il lavoro inizia in maniera inconsueta osservando a fondo, come antropologi, una gruppo ristretto di manager e poi, sulla base dei primi risultati, allargando l’osservazione ad una campione molto più ampio tramite un questionario. Chiude il tutto una serie di quattro interviste sui manager italiani a Giorgio Squinzi, Susanna Camusso, Angelo Bagnasco, Giulio Sapelli.
La conclusione del volume è che occorre dimenticare l’immagine del manager individualista, egoista, interessato solo al potere e ai soldi, uno che si sente un privilegiato e non esce dai recinti mentali della propria azienda. Oggi – spiegano i due autori -, i manager italiani si sentono piuttosto portatori di una nuova cultura centrata sul merito e sulla responsabilità; dei combattenti – appunto -, che mettono in campo strumenti e doti personali per dare un contributo decisivo al paese; delle persone in carne ed ossa mosse da passioni e aspirazioni.
Nell’introduzione al volume c’è un passo significativo: “La gerarchia valoriale restituita oggi dai manager evidenzia un netto ribaltamento rispetto al passato: le dimensioni etiche e doveristiche vengono anteposte a quelle materialistiche e di status un tempo predominanti. Si genera così un circolo virtuoso del tutto nuovo tra manager, aziende e società a partire dai valori della persona”.
“Risorse sovraumane” è da leggere con attenzione e accortezza, ma è una istantanea interessante da esplorare.
Risorse sovraumane. Autoritratto dei manager italiani di oggi
Monica Fabris, Emma Villa
Franco Angeli, luglio 2014
Bistrattati guerrieri alle prese con un destino più grande e potente di loro; soli, nemici di tutti, chiusi in un’immagine molto spesso lontana della realtà, in cerca di un riscatto che ne faccia conoscere la loro vera natura. Potrebbe essere il ritratto, valido in moltissimi casi, dei manager d’impresa italiani, alle prese con una crisi che non è finita e con la voglia di riscattare non solo se’ stessi ma anche le aziende per cui lavorano. Ritratto forte, con il quale si può anche non essere d’accordo, ma che emerge da “Risorse sovraumane. Autoritratto dei manager italiani di oggi”, scritto a quattro mani da Monica Fabris, Emma Villa e in procinto di uscire nelle librerie.
Si tratta di un libro voluto da Federmanager per capire meglio la natura della categoria oggi e, soprattutto, per fare giustizia di troppi stereotipi sull’argomento.
Di fatto un libro “di parte”, ma interessante, importante e tutto da leggere e che cerca di rispondere ad una serie di interrogativi sull’autopercezione dei manager italiani, sui valori, stili di vita, modi di pensare e lavorare nei quali questi si riconoscono dopo una crisi che li ha colpiti duramente e insieme ne richiede ancor più le competenze per rilanciare la competitività delle imprese.
Il lavoro inizia in maniera inconsueta osservando a fondo, come antropologi, una gruppo ristretto di manager e poi, sulla base dei primi risultati, allargando l’osservazione ad una campione molto più ampio tramite un questionario. Chiude il tutto una serie di quattro interviste sui manager italiani a Giorgio Squinzi, Susanna Camusso, Angelo Bagnasco, Giulio Sapelli.
La conclusione del volume è che occorre dimenticare l’immagine del manager individualista, egoista, interessato solo al potere e ai soldi, uno che si sente un privilegiato e non esce dai recinti mentali della propria azienda. Oggi – spiegano i due autori -, i manager italiani si sentono piuttosto portatori di una nuova cultura centrata sul merito e sulla responsabilità; dei combattenti – appunto -, che mettono in campo strumenti e doti personali per dare un contributo decisivo al paese; delle persone in carne ed ossa mosse da passioni e aspirazioni.
Nell’introduzione al volume c’è un passo significativo: “La gerarchia valoriale restituita oggi dai manager evidenzia un netto ribaltamento rispetto al passato: le dimensioni etiche e doveristiche vengono anteposte a quelle materialistiche e di status un tempo predominanti. Si genera così un circolo virtuoso del tutto nuovo tra manager, aziende e società a partire dai valori della persona”.
“Risorse sovraumane” è da leggere con attenzione e accortezza, ma è una istantanea interessante da esplorare.
Risorse sovraumane. Autoritratto dei manager italiani di oggi
Monica Fabris, Emma Villa
Franco Angeli, luglio 2014