Mercati esteri, vince la “gestione culturale” d’impresa
Si sa: le imprese devono correre nel mondo per sopravvivere. Alle prese con congiunture complesse, le aziende – direttamente o indirettamente – sono costrette ad esplorare mercati che non sono più dietro l’angolo. L’assunto pare essere ormai accettato. Meno compresa – e accettata -, è però una condizione immediatamente seguente: nel momento in cui si parte cambia tutto, anche la cultura aziendale. Perché capire cosa si affronta dal punto di vista culturale quando si va all’estero è fondamentale: la base del successo.
Il lavoro di Diwakar Singh della Gujarat University, apparso qualche giorno fa sul Journal of Mechanical and Civil Engineering, è utile per comprendere meglio questo aspetto della gestione d’impresa comune alle grandi realtà così come alle piccole.
“Managing Cross-cultural Diversity: Issues and Challenges in Global Organizations” fornisce uno schema chiaro delle relazioni fra globalizzazione, imprese e aspetti culturali della gestione.
“I progressi nel campo delle tecnologie dell’informazione e la liberalizzazione del commercio e degli investimenti – dice l’autore -, hanno aumentato la facilità e la velocità con cui le aziende possono gestire le loro operazioni globali. A causa della globalizzazione, molte aziende operano in più di un paese”.
Oltre che quella di nuovi mercati, tutto ciò provoca però un’altra esperienza nelle imprese. “Questo attraversamento dei confini geografici delle società – dice ancora Singh -, fa nascere organizzazioni multiculturali dove dipendenti di più di un paese stanno lavorando insieme”. Il risultato? Ancora oggi – dopo anni di globalizzazione -, le imprese da un lato scoprono la redditività di situazioni di questo genere, ma, dall’altro, rilevano anche tutte le difficoltà di avviare relazioni con altri paesi. “Il business globale – dice la ricerca -, è influenzato da una serie di fattori come le differenze ambientali socio-economiche, culturali, giuridiche e politiche. Entrano in gioco anche svariati rischi culturali e finanziari oltre che politici”.
Da tutto questo una necessità: occorrono mappe chiare per non perdersi. Singh, quindi, fornisce un percorso a punti importante per tenere conto di tutti gli aspetti interculturali che un’impresa può incontrare andando all’estero. Ma soprattutto la ricerca arriva ad una conclusione più generale. Nella globalizzazione vincono quelle organizzazioni che hanno la capacità di “attrarre, trattenere e motivare le persone di diversa estrazione culturale”. Salta così in primo piano una dote rara e da sviluppare: la sensibilità del saper cogliere aspetti della gestione aziendale diversi dalla semplice produzione e ricerca di nuovi sbocchi commerciali.
Managing Cross-cultural Diversity: Issues and Challenges in Global Organizations
Diwakar Singh
MBA(HR), MA(Psy)[Gujarat University], UGC NET (Management), PGDHE(IGNOU)
IOSR Journal of Mechanical and Civil Engineering (IOSR-JMCE), e-ISSN: 2278-1684, p-ISSN: 2320-334X, PP 43-50
Si sa: le imprese devono correre nel mondo per sopravvivere. Alle prese con congiunture complesse, le aziende – direttamente o indirettamente – sono costrette ad esplorare mercati che non sono più dietro l’angolo. L’assunto pare essere ormai accettato. Meno compresa – e accettata -, è però una condizione immediatamente seguente: nel momento in cui si parte cambia tutto, anche la cultura aziendale. Perché capire cosa si affronta dal punto di vista culturale quando si va all’estero è fondamentale: la base del successo.
Il lavoro di Diwakar Singh della Gujarat University, apparso qualche giorno fa sul Journal of Mechanical and Civil Engineering, è utile per comprendere meglio questo aspetto della gestione d’impresa comune alle grandi realtà così come alle piccole.
“Managing Cross-cultural Diversity: Issues and Challenges in Global Organizations” fornisce uno schema chiaro delle relazioni fra globalizzazione, imprese e aspetti culturali della gestione.
“I progressi nel campo delle tecnologie dell’informazione e la liberalizzazione del commercio e degli investimenti – dice l’autore -, hanno aumentato la facilità e la velocità con cui le aziende possono gestire le loro operazioni globali. A causa della globalizzazione, molte aziende operano in più di un paese”.
Oltre che quella di nuovi mercati, tutto ciò provoca però un’altra esperienza nelle imprese. “Questo attraversamento dei confini geografici delle società – dice ancora Singh -, fa nascere organizzazioni multiculturali dove dipendenti di più di un paese stanno lavorando insieme”. Il risultato? Ancora oggi – dopo anni di globalizzazione -, le imprese da un lato scoprono la redditività di situazioni di questo genere, ma, dall’altro, rilevano anche tutte le difficoltà di avviare relazioni con altri paesi. “Il business globale – dice la ricerca -, è influenzato da una serie di fattori come le differenze ambientali socio-economiche, culturali, giuridiche e politiche. Entrano in gioco anche svariati rischi culturali e finanziari oltre che politici”.
Da tutto questo una necessità: occorrono mappe chiare per non perdersi. Singh, quindi, fornisce un percorso a punti importante per tenere conto di tutti gli aspetti interculturali che un’impresa può incontrare andando all’estero. Ma soprattutto la ricerca arriva ad una conclusione più generale. Nella globalizzazione vincono quelle organizzazioni che hanno la capacità di “attrarre, trattenere e motivare le persone di diversa estrazione culturale”. Salta così in primo piano una dote rara e da sviluppare: la sensibilità del saper cogliere aspetti della gestione aziendale diversi dalla semplice produzione e ricerca di nuovi sbocchi commerciali.
Managing Cross-cultural Diversity: Issues and Challenges in Global Organizations
Diwakar Singh
MBA(HR), MA(Psy)[Gujarat University], UGC NET (Management), PGDHE(IGNOU)
IOSR Journal of Mechanical and Civil Engineering (IOSR-JMCE), e-ISSN: 2278-1684, p-ISSN: 2320-334X, PP 43-50