Moderne imprese medievali
L’impresa e l’imprenditorialità non sono nate dalla Rivoluzione Industriale. La tesi non è nuova, ma tuttavia è poco praticata. Questione di fascino, forse, ma il mito della rivoluzione che dall’Inghilterra cambiò il modo di produrre (e quindi il mondo), attraverso la divisione del lavoro e il vapore continua a resistere. Prima, seguendo l’idea diffusa della Rivoluzione Industriale “madre” dell’imprenditorialità moderna, al massimo, c’erano commerci e banchieri, artigiani, artisti ma non certo gente che poteva già con ragione definirsi imprenditore.
Eppure, a quanto sembra, non è così. Questa, almeno, è la tesi di Mark Casson (del Department of Economics, University of Reading), e Catherine Casson (della School of History and Cultures, University of Birmingham). I due ricercatori hanno esposto, nel loro “The history of entrepreneurship: Medieval origins of a modern phenomenon” appena pubblicato, l’idea che occorra far risalire l’origine dell’imprenditorialità e della cultura d’impresa a molto prima della rivoluzione industriale.
L’impresa moderna, in altre parole, sarebbe nata nel periodo medievale tra il 1250 e il 1500, quando è nato lo Stato moderno. Una tesi che, anch’essa, affascina spostando indietro nel tempo l’orologio della storia. Tra il 1250 e il 1500 – raccontano -, le chiese, i commercianti ed i membri delle corti reali erano tutti impegnati in attività “che hanno dimostrato le caratteristiche imprenditoriali di innovazione, assunzione di rischi e di giudizio”. Esattamente ciò che fa, ancora oggi, qualsiasi imprenditore che si rispetti.
E per “provare” la teoria l’articolo pone alcuni esempi come quelli delle attività del priore di Tynemouth e la carriera del mercante di lana William de la Pole. Personaggi non di primo piano – e proprio per questo forse più importanti per la storia economica e la cultura d’impresa -, che con la loro attività, le loro decisioni di gestione di un convento e di un’azienda di commercio tessile, hanno rappresentato, come molti altri, i precursori dell’imprenditorialità moderna.
I due autori inglesi concludono: “Focalizzando l’attenzione sui singoli individui piuttosto che sulle imprese, è possibile spingere indietro la studio dell’imprenditorialità al di là della rivoluzione industriale e del commercio per arrivare al periodo che ha visto le origini dello Stato moderno”. Come dire: l’impresa, la sua cultura e il suo modo di agire nascono non solo da grandi avvenimenti storici, ma anche e soprattutto dall’accumulo di azioni singole, fatti minuti, granelli di sapienza produttiva che gradualmente prendono forma.
The history of entrepreneurship: Medieval origins of a modern phenomenon
Mark Casson, Catherine Casson
Business History, febbraio 2014
L’impresa e l’imprenditorialità non sono nate dalla Rivoluzione Industriale. La tesi non è nuova, ma tuttavia è poco praticata. Questione di fascino, forse, ma il mito della rivoluzione che dall’Inghilterra cambiò il modo di produrre (e quindi il mondo), attraverso la divisione del lavoro e il vapore continua a resistere. Prima, seguendo l’idea diffusa della Rivoluzione Industriale “madre” dell’imprenditorialità moderna, al massimo, c’erano commerci e banchieri, artigiani, artisti ma non certo gente che poteva già con ragione definirsi imprenditore.
Eppure, a quanto sembra, non è così. Questa, almeno, è la tesi di Mark Casson (del Department of Economics, University of Reading), e Catherine Casson (della School of History and Cultures, University of Birmingham). I due ricercatori hanno esposto, nel loro “The history of entrepreneurship: Medieval origins of a modern phenomenon” appena pubblicato, l’idea che occorra far risalire l’origine dell’imprenditorialità e della cultura d’impresa a molto prima della rivoluzione industriale.
L’impresa moderna, in altre parole, sarebbe nata nel periodo medievale tra il 1250 e il 1500, quando è nato lo Stato moderno. Una tesi che, anch’essa, affascina spostando indietro nel tempo l’orologio della storia. Tra il 1250 e il 1500 – raccontano -, le chiese, i commercianti ed i membri delle corti reali erano tutti impegnati in attività “che hanno dimostrato le caratteristiche imprenditoriali di innovazione, assunzione di rischi e di giudizio”. Esattamente ciò che fa, ancora oggi, qualsiasi imprenditore che si rispetti.
E per “provare” la teoria l’articolo pone alcuni esempi come quelli delle attività del priore di Tynemouth e la carriera del mercante di lana William de la Pole. Personaggi non di primo piano – e proprio per questo forse più importanti per la storia economica e la cultura d’impresa -, che con la loro attività, le loro decisioni di gestione di un convento e di un’azienda di commercio tessile, hanno rappresentato, come molti altri, i precursori dell’imprenditorialità moderna.
I due autori inglesi concludono: “Focalizzando l’attenzione sui singoli individui piuttosto che sulle imprese, è possibile spingere indietro la studio dell’imprenditorialità al di là della rivoluzione industriale e del commercio per arrivare al periodo che ha visto le origini dello Stato moderno”. Come dire: l’impresa, la sua cultura e il suo modo di agire nascono non solo da grandi avvenimenti storici, ma anche e soprattutto dall’accumulo di azioni singole, fatti minuti, granelli di sapienza produttiva che gradualmente prendono forma.
The history of entrepreneurship: Medieval origins of a modern phenomenon
Mark Casson, Catherine Casson
Business History, febbraio 2014