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Molteplici narrazioni

Un libro sulla transmedialità conduce chi legge ai confini della narrazione (anche per le imprese)

Narrazione totale. Per tutti e per tutto. Si tratta della nuova modalità del raccontare utilizzando, per una stessa storia, più mezzi di comunicazione il cui effetto è maggiore della somma delle singole parti. È quello che, nel gergo degli addetti ai lavori, viene indicato come transmedia storytelling e che, detto in linguaggio comprensibile, potrebbe essere tradotto come racconto che travalica i confini dei singoli strumenti narrativi che è possibile adoperare. Non solo parola scritta ma anche immagine e quindi colore, magari anche suono e poi ancora movimento, tatto e via dicendo. Con il transmedia storytelling si arriva ai confini attuali (forse ultimi) della narrazione. Tecnica da comprendere bene prima di cimentarsi nel suo uso.

Leggere “Transmedia experience. Dallo storytelling alla narrazione totale” scritto da Francesco Gavatorta e Riccardo Milanesi (entrambi insegnanti ed esperti di tecniche innovative nella comunicazione) è già un’esperienza e lo è ancora di più proprio per l’argomento che tratta. Fin dall’inizio del libro ci si rende conto di camminare lungo sentieri nuovi quando, per far capire di cosa si scrive, si racconta del calcio totale e di Star Wars. Approccio corretto per arrivare, in poche pagine alla carta d’identità di una tecnica di narrazione che non è facile da cogliere e lo è ancora meno da adoperare. Argomento la cui esplicitazione e applicazione devono comunque basarsi su tecniche precise. Per questo, gli autori nelle prime pagine spiegano: “Transmediale è un aggettivo preciso, che configura meccaniche e legami e che, contemporaneamente, è in grado di accogliere applicazioni che vanno al di là della semplice restituzione di una storia”. Nulla, cioè, viene lasciato al caso nell’uso delle nuove forme di narrazione, tenendo conto che, come scrivo i due autori, “nella narrazione transmediale (…) ogni medium dà un contributo unico allo sviluppo di un unico universo narrativo”.

Il libro inizia così con l’affrontare il tema del “costruire mondi” per passare poi a quello del “progettare narrazioni” e quindi all’operatività (anche in azienda) dell’organizzazione narrativa transmediale che, appunto, è tecnica che deve arrivare a trasmettere sensazioni oltre che informazioni. Tutto si conclude poi con una domanda: esiste un futuro transmediale? Gavatorta e Milanesi scrivono in modo assolutamente piacevole e comprensibile (seppur utilizzando una quantità imponente di vocaboli tecnici), e ciò che scrivono va letto e meditato, anche se non si è obbligati ad essere sempre d’accordo con quanto si legge.

Bello il riferimento alle “Lezioni americane” di Italo Calvino che, nel 1985, parlava già di “molteplicità” e cioè, in fin dei conti, di quanto oggi è la transmedialità. Un’anticipazione alla quale Gavatorta e Milanesi onestamente e doverosamente riconoscono un gran merito scrivendo: “La narrazione transmediale si traduce in una molteplicità di prospettive”.

Transmedia experience. Dallo storytelling alla narrazione totale

Francesco Gavatorta, Riccardo Milanesi

Franco Angeli, 2020

Un libro sulla transmedialità conduce chi legge ai confini della narrazione (anche per le imprese)

Narrazione totale. Per tutti e per tutto. Si tratta della nuova modalità del raccontare utilizzando, per una stessa storia, più mezzi di comunicazione il cui effetto è maggiore della somma delle singole parti. È quello che, nel gergo degli addetti ai lavori, viene indicato come transmedia storytelling e che, detto in linguaggio comprensibile, potrebbe essere tradotto come racconto che travalica i confini dei singoli strumenti narrativi che è possibile adoperare. Non solo parola scritta ma anche immagine e quindi colore, magari anche suono e poi ancora movimento, tatto e via dicendo. Con il transmedia storytelling si arriva ai confini attuali (forse ultimi) della narrazione. Tecnica da comprendere bene prima di cimentarsi nel suo uso.

Leggere “Transmedia experience. Dallo storytelling alla narrazione totale” scritto da Francesco Gavatorta e Riccardo Milanesi (entrambi insegnanti ed esperti di tecniche innovative nella comunicazione) è già un’esperienza e lo è ancora di più proprio per l’argomento che tratta. Fin dall’inizio del libro ci si rende conto di camminare lungo sentieri nuovi quando, per far capire di cosa si scrive, si racconta del calcio totale e di Star Wars. Approccio corretto per arrivare, in poche pagine alla carta d’identità di una tecnica di narrazione che non è facile da cogliere e lo è ancora meno da adoperare. Argomento la cui esplicitazione e applicazione devono comunque basarsi su tecniche precise. Per questo, gli autori nelle prime pagine spiegano: “Transmediale è un aggettivo preciso, che configura meccaniche e legami e che, contemporaneamente, è in grado di accogliere applicazioni che vanno al di là della semplice restituzione di una storia”. Nulla, cioè, viene lasciato al caso nell’uso delle nuove forme di narrazione, tenendo conto che, come scrivo i due autori, “nella narrazione transmediale (…) ogni medium dà un contributo unico allo sviluppo di un unico universo narrativo”.

Il libro inizia così con l’affrontare il tema del “costruire mondi” per passare poi a quello del “progettare narrazioni” e quindi all’operatività (anche in azienda) dell’organizzazione narrativa transmediale che, appunto, è tecnica che deve arrivare a trasmettere sensazioni oltre che informazioni. Tutto si conclude poi con una domanda: esiste un futuro transmediale? Gavatorta e Milanesi scrivono in modo assolutamente piacevole e comprensibile (seppur utilizzando una quantità imponente di vocaboli tecnici), e ciò che scrivono va letto e meditato, anche se non si è obbligati ad essere sempre d’accordo con quanto si legge.

Bello il riferimento alle “Lezioni americane” di Italo Calvino che, nel 1985, parlava già di “molteplicità” e cioè, in fin dei conti, di quanto oggi è la transmedialità. Un’anticipazione alla quale Gavatorta e Milanesi onestamente e doverosamente riconoscono un gran merito scrivendo: “La narrazione transmediale si traduce in una molteplicità di prospettive”.

Transmedia experience. Dallo storytelling alla narrazione totale

Francesco Gavatorta, Riccardo Milanesi

Franco Angeli, 2020

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