Non solo Industria 4.0
Le nuove tecnologie non sono sufficienti per per il futuro della manifattura
Si fa presto a dire “Industria 4.0”. Poi però occorre attuarla e, soprattutto, riempirla di contenuti e di persone. Senza dimenticare il contesto, vicino e lontano, nel quale “Industria 4.0” si applica. Insomma, il nuovo modello industriale è certamente da prendere in serie considerazione e da seguire, ma occorre non fermarsi lì.
È di fatto da questa posizione che Sesto Viticoli si è mosso per scrivere “Verso un manifatturiero italiano 4.0. Ricerca tecnologia e non solo”. Il senso del libro è nel sottotitolo: “Ricerca tecnologia e non solo”. Lo svolgimento del ragionamento conduce a riconoscere come il settore manifatturiero ricopra certamente un ruolo centrale sia nelle economie avanzate sia in quelle in via di sviluppo, e che un suo futuro sia concepibile ormai solo nell’ottica del modello “Industria 4.0”. Il problema, secondo Viticoli, nasce da qui in avanti.
Il dibattito oggi in corso – viene spiegato nelle prime pagine del libro –, è dominato dall’importanza di introdurre le Tecnologie Digitali (IoT, Big Data, Intelligenza Artificiale, Cloud, Automazione avanzata e via discorrendo), all’interno dei processi e delle organizzazioni aziendali, quasi come se una particolare dotazione tecnologica risolvesse da sola l’insieme dei problemi e delle sfide, oltre che dei ritardi, che si sono accumulati nel sistema industriale nazionale oltre che nel corso della crisi.
Per Viticoli ci vuole anche dell’altro. E prima di tutto una visione più ampia della situazione dei possibili sviluppi. Il libro quindi parte da una analisi di “cosa succede nel mondo” per poi passare alle linee per “costruire un futuro” e quindi agli strumenti tecnologici a disposizione. Il salto di qualità avviene subito dopo. Viticoli esamina la necessità di adeguamento delle organizzazioni della produzione a “Industria 4.0”, di formazione e di creazione di reti d’impresa, di capacità di trasferimento tecnologico oltre che di trasformazione delle relazioni fra pubblico e privato.
Per avvalorare il tutto, l’autore ha raccolto una serie di testimonianze dirette raccolta in organizzazioni pubbliche e private come Fca, Ericsson, Farmindustria, Fincantieri, LFoundry, Pirelli, Thales Alenia Space, Telecom, Cnr, Enea, Scuola Normale Pisa.
Il libro di Viticoli è importante perché racconta bene cosa sta accadendo e soprattutto perché guarda a “Industria 4.0” non come ad una formula magica ma come “un’evoluzione di un tessuto di competenze e cultura già esistenti da reimpostare e finalizzare in un arco temporale congruo”.
“Industria 4.0” come un cammino, quindi, da compiere tutti e non solo con le tecnologie. Fatto culturale prima che tecnico.
Verso un manifatturiero italiano 4.0. Ricerca tecnologia e non solo
Sesto Viticoli
Guerini, 2017
Le nuove tecnologie non sono sufficienti per per il futuro della manifattura
Si fa presto a dire “Industria 4.0”. Poi però occorre attuarla e, soprattutto, riempirla di contenuti e di persone. Senza dimenticare il contesto, vicino e lontano, nel quale “Industria 4.0” si applica. Insomma, il nuovo modello industriale è certamente da prendere in serie considerazione e da seguire, ma occorre non fermarsi lì.
È di fatto da questa posizione che Sesto Viticoli si è mosso per scrivere “Verso un manifatturiero italiano 4.0. Ricerca tecnologia e non solo”. Il senso del libro è nel sottotitolo: “Ricerca tecnologia e non solo”. Lo svolgimento del ragionamento conduce a riconoscere come il settore manifatturiero ricopra certamente un ruolo centrale sia nelle economie avanzate sia in quelle in via di sviluppo, e che un suo futuro sia concepibile ormai solo nell’ottica del modello “Industria 4.0”. Il problema, secondo Viticoli, nasce da qui in avanti.
Il dibattito oggi in corso – viene spiegato nelle prime pagine del libro –, è dominato dall’importanza di introdurre le Tecnologie Digitali (IoT, Big Data, Intelligenza Artificiale, Cloud, Automazione avanzata e via discorrendo), all’interno dei processi e delle organizzazioni aziendali, quasi come se una particolare dotazione tecnologica risolvesse da sola l’insieme dei problemi e delle sfide, oltre che dei ritardi, che si sono accumulati nel sistema industriale nazionale oltre che nel corso della crisi.
Per Viticoli ci vuole anche dell’altro. E prima di tutto una visione più ampia della situazione dei possibili sviluppi. Il libro quindi parte da una analisi di “cosa succede nel mondo” per poi passare alle linee per “costruire un futuro” e quindi agli strumenti tecnologici a disposizione. Il salto di qualità avviene subito dopo. Viticoli esamina la necessità di adeguamento delle organizzazioni della produzione a “Industria 4.0”, di formazione e di creazione di reti d’impresa, di capacità di trasferimento tecnologico oltre che di trasformazione delle relazioni fra pubblico e privato.
Per avvalorare il tutto, l’autore ha raccolto una serie di testimonianze dirette raccolta in organizzazioni pubbliche e private come Fca, Ericsson, Farmindustria, Fincantieri, LFoundry, Pirelli, Thales Alenia Space, Telecom, Cnr, Enea, Scuola Normale Pisa.
Il libro di Viticoli è importante perché racconta bene cosa sta accadendo e soprattutto perché guarda a “Industria 4.0” non come ad una formula magica ma come “un’evoluzione di un tessuto di competenze e cultura già esistenti da reimpostare e finalizzare in un arco temporale congruo”.
“Industria 4.0” come un cammino, quindi, da compiere tutti e non solo con le tecnologie. Fatto culturale prima che tecnico.
Verso un manifatturiero italiano 4.0. Ricerca tecnologia e non solo
Sesto Viticoli
Guerini, 2017