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Oltre l’apparenza

Un piccolo libro sulla necessità di non fermarsi ad un’unica storia, dice molto anche alla buona cultura d’impresa

Abituarsi a guardare sempre oltre l’apparenza. Anzi di più, cercare sempre più storie della stessa storia. Essere attenti a ciò che è dietro il quadro. Perché la realtà che si vede, quasi sempre non è la sola. Vale per tutti. E’ questione di libertà e consapevolezza, di voglia di capire di più e meglio. Per agire con più efficacia, magari. Atteggiamento attento alle ragioni degli altri e ai motivi (numerosi) per i quali si creano situazioni, ambienti e contesti, la capacità di non fermarsi di fronte ad una sola interpretazione di quanto accade (un’unica storia, appunto), è qualità necessaria e da coltivare. Da parte di tutti.

Per questo è importante, oltre che bello, leggere “Il pericolo di un’unica storia”, scritto da Chimamanda Ngozi Adichie e appena tradotto in Italia. Libro apparentemente lontano dalla cultura d’impresa e dalla buona organizzazione della produzione, questo piccolo testo (meno di 20 pagine effettivamente da leggere), è invece lettura da consigliare a tutti. Anche a chi, appunto, ogni giorno deve confrontarsi con la gestione di un’organizzazione della produzione. L’attenzione a quanto c’è dietro e dentro ciò che si vede oppure si crede, in fin dei conti, è utile anche a chi deve, per esempio, decidere di un prodotto oppure di un mercato.

Il messaggio della scrittrice nigeriana, è semplice: mettere in guardia dal rischio che corriamo ogni volta che semplifichiamo, vedendo la realtà attraverso un unico punto di vista. Si tratta, detto in altro modo, del pericolo di un’unica storia e cioè del pericolo dell’appiattimento culturale, di una visione identitaria che cancella culture e punti di vista alternativi. Indicazione chiara, quindi, quella di Adichie, che vale per ogni situazione. E che apre la mente all’attenzione di ogni particolare, ogni informazione, ogni particella della realtà che diventa utile per la comprensione dell’altro, degli altri, delle situazioni che vengono generate e che, se ci si fermasse all’apparenza, ad una sola versione, verrebbero irrimediabilmente perse.

Il libro di Adichie si legge d’un fiato – è scritto bene e tradotto bene -, ha la forma di un breve racconto, un discorso ad alta voce fatto in pubblico, qualcosa che si dice passeggiando. Si capisce subito il messaggio. Eppure si tratta di un libro che vale la “fatica” di essere riletto.

“Molte storie sono importanti”, scrive Adichie che aggiunge: “Le storie sono state usate per espropriare e per diffamare. Ma le storie si possono usare anche per dare forza e umanizzare. Le storie possono spezzare la dignità di un popolo. Ma le storie possono anche riparare quella dignità spezzata”.

 

Il pericolo di un’unica storia
Chimamanda Ngozi Adichie
Einaudi, 2020

Un piccolo libro sulla necessità di non fermarsi ad un’unica storia, dice molto anche alla buona cultura d’impresa

Abituarsi a guardare sempre oltre l’apparenza. Anzi di più, cercare sempre più storie della stessa storia. Essere attenti a ciò che è dietro il quadro. Perché la realtà che si vede, quasi sempre non è la sola. Vale per tutti. E’ questione di libertà e consapevolezza, di voglia di capire di più e meglio. Per agire con più efficacia, magari. Atteggiamento attento alle ragioni degli altri e ai motivi (numerosi) per i quali si creano situazioni, ambienti e contesti, la capacità di non fermarsi di fronte ad una sola interpretazione di quanto accade (un’unica storia, appunto), è qualità necessaria e da coltivare. Da parte di tutti.

Per questo è importante, oltre che bello, leggere “Il pericolo di un’unica storia”, scritto da Chimamanda Ngozi Adichie e appena tradotto in Italia. Libro apparentemente lontano dalla cultura d’impresa e dalla buona organizzazione della produzione, questo piccolo testo (meno di 20 pagine effettivamente da leggere), è invece lettura da consigliare a tutti. Anche a chi, appunto, ogni giorno deve confrontarsi con la gestione di un’organizzazione della produzione. L’attenzione a quanto c’è dietro e dentro ciò che si vede oppure si crede, in fin dei conti, è utile anche a chi deve, per esempio, decidere di un prodotto oppure di un mercato.

Il messaggio della scrittrice nigeriana, è semplice: mettere in guardia dal rischio che corriamo ogni volta che semplifichiamo, vedendo la realtà attraverso un unico punto di vista. Si tratta, detto in altro modo, del pericolo di un’unica storia e cioè del pericolo dell’appiattimento culturale, di una visione identitaria che cancella culture e punti di vista alternativi. Indicazione chiara, quindi, quella di Adichie, che vale per ogni situazione. E che apre la mente all’attenzione di ogni particolare, ogni informazione, ogni particella della realtà che diventa utile per la comprensione dell’altro, degli altri, delle situazioni che vengono generate e che, se ci si fermasse all’apparenza, ad una sola versione, verrebbero irrimediabilmente perse.

Il libro di Adichie si legge d’un fiato – è scritto bene e tradotto bene -, ha la forma di un breve racconto, un discorso ad alta voce fatto in pubblico, qualcosa che si dice passeggiando. Si capisce subito il messaggio. Eppure si tratta di un libro che vale la “fatica” di essere riletto.

“Molte storie sono importanti”, scrive Adichie che aggiunge: “Le storie sono state usate per espropriare e per diffamare. Ma le storie si possono usare anche per dare forza e umanizzare. Le storie possono spezzare la dignità di un popolo. Ma le storie possono anche riparare quella dignità spezzata”.

 

Il pericolo di un’unica storia
Chimamanda Ngozi Adichie
Einaudi, 2020

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