Quale innovazione? E dove?
Un articolo, apparso su Impresa sociale, analizza apparato teorico e casi pratici dei nuovi approcci a politiche innovative capaci di rispondere alle nuove sfide dell’oggi
Imprese e attori sociali devono confrontarsi sempre di più con una situazione non solo complessa ma anche in continuo cambiamento. Adesso è certamente la pandemia da Covid-19 la “causa” più importante della complessità; ma già prima altre spinte verso la complicazione della situazioni avevano fatto la loro parte. Occorrono politiche nuove e impegni rinnovati da parte di tutti. Sfida nella sfida, dunque, che Mario Calderini e Francesco Gerli (entrambi del Politecnico di Milano), colgono con un loro contributo apparso in uno degli ultimi numeri di Impresa sociale.
“Innovazione, sfide sociali e protagonismo dell’imprenditoria ad impatto. Un ripensamento degli ecosistemi d’innovazione per una nuova generazione di politiche” è un articolo di ricerca complesso, che affronta un tema ancora in mutamento e che deve essere letto con attenzione.
La considerazione di partenza di Calderini e Gerli è che “la pandemia globale del virus Covid-19 e la crisi, dalla forte caratterizzazione sistemica, che essa ha generato costituiscono una delle grandi sfide sociali ed ambientali con cui anche le politiche dell’innovazione e della tecnologia sono chiamate a confrontarsi”. Anzi di più, perché per i due autori spiegano subito che la necessità di affrontare quelle che si chiamano “grandi sfide” appare “ancor di più un imperativo urgente nel contesto contemporaneo post-pandemico”.
Calderini e Gerli, ragionano quindi sulla base della più recente letteratura partendo dal considerare i fallimenti, le “grand-challenges” (le grandi sfide, appunto) e una sfida aggiuntiva: la direzione territoriale per l’innovazione. Per rispondere adeguatamente al cambiamento, una delle prospettive di lavoro è proprio la radicalizzazione dell’innovazione sul territorio. Vengono quindi esaminati alcuni approcci teorici rivolti alla comprensione di quella che viene definita come “imprenditorialità orientata all’impatto” (positivo) e quindi si passa ad esaminare quali possano essere le caratteristiche di un “ecosistema d’innovazione” in grado di generare un impatto di questo genere su un determinato territorio.
L’indagine di Calderini e Gerli, quindi, si conclude con due casi studio: il Mind (Milano Innovation District) e il Torino Social Impact.
Leggere quanto scritto dai due ricercatori del Politecnico milanese non è cosa facile, ma può essere cosa utile nel momento in cui si voglia passare da uno sguardo sui fatti ad una loro comprensione più profonda.
Mario Calderini, Francesco Gerli (Politecnico di Milano)
Impresa sociale, 3, 2020, pagg. 10-19
Un articolo, apparso su Impresa sociale, analizza apparato teorico e casi pratici dei nuovi approcci a politiche innovative capaci di rispondere alle nuove sfide dell’oggi
Imprese e attori sociali devono confrontarsi sempre di più con una situazione non solo complessa ma anche in continuo cambiamento. Adesso è certamente la pandemia da Covid-19 la “causa” più importante della complessità; ma già prima altre spinte verso la complicazione della situazioni avevano fatto la loro parte. Occorrono politiche nuove e impegni rinnovati da parte di tutti. Sfida nella sfida, dunque, che Mario Calderini e Francesco Gerli (entrambi del Politecnico di Milano), colgono con un loro contributo apparso in uno degli ultimi numeri di Impresa sociale.
“Innovazione, sfide sociali e protagonismo dell’imprenditoria ad impatto. Un ripensamento degli ecosistemi d’innovazione per una nuova generazione di politiche” è un articolo di ricerca complesso, che affronta un tema ancora in mutamento e che deve essere letto con attenzione.
La considerazione di partenza di Calderini e Gerli è che “la pandemia globale del virus Covid-19 e la crisi, dalla forte caratterizzazione sistemica, che essa ha generato costituiscono una delle grandi sfide sociali ed ambientali con cui anche le politiche dell’innovazione e della tecnologia sono chiamate a confrontarsi”. Anzi di più, perché per i due autori spiegano subito che la necessità di affrontare quelle che si chiamano “grandi sfide” appare “ancor di più un imperativo urgente nel contesto contemporaneo post-pandemico”.
Calderini e Gerli, ragionano quindi sulla base della più recente letteratura partendo dal considerare i fallimenti, le “grand-challenges” (le grandi sfide, appunto) e una sfida aggiuntiva: la direzione territoriale per l’innovazione. Per rispondere adeguatamente al cambiamento, una delle prospettive di lavoro è proprio la radicalizzazione dell’innovazione sul territorio. Vengono quindi esaminati alcuni approcci teorici rivolti alla comprensione di quella che viene definita come “imprenditorialità orientata all’impatto” (positivo) e quindi si passa ad esaminare quali possano essere le caratteristiche di un “ecosistema d’innovazione” in grado di generare un impatto di questo genere su un determinato territorio.
L’indagine di Calderini e Gerli, quindi, si conclude con due casi studio: il Mind (Milano Innovation District) e il Torino Social Impact.
Leggere quanto scritto dai due ricercatori del Politecnico milanese non è cosa facile, ma può essere cosa utile nel momento in cui si voglia passare da uno sguardo sui fatti ad una loro comprensione più profonda.
Mario Calderini, Francesco Gerli (Politecnico di Milano)
Impresa sociale, 3, 2020, pagg. 10-19