Quel capitalismo animato non solo dal profitto
L’ultimo libro di Luigino Bruni racconta delle radici dell’attuale assetto economico occidentale
Prima dell’attuale capitalismo e delle contemporanee forme di produzione e d’impresa, l’Europa ha conosciuto altri capitalismi. Assetti economici la cui conoscenza fa bene anche oggi a chi – imprenditore o manager -, deve ogni giorno occuparsi di impresa, mercato, profitto e responsabilità sociale delle proprie azioni economiche. Soprattutto quando si pone attenzione al fatto che i capitalismi di un tempo sono stati animati e ispirati da qualcosa di più grande e complesso del puro interesse economico delle merci.
Di tutto questo si occupa l’ultimo libro di Luigino Bruni (professore di economia politica alla Lumsa di Roma), che racconta genesi e sviluppo di quella particolare forma di capitalismo che tanta parte ebbe nello sviluppo economico di qualche secolo fa.
“Capitalismo meridiano. Alle radici dello spirito mercantile tra religione e profitto”, racconta come nel corso delle ultime fasi del Medioevo sia stato generato una sorta di “grande codice dell’economia di mercato” che successivamente con la Riforma protestante si biforcherà in un capitalismo nordico, erede di Lutero e Calvino, e in uno meridiano, figlio dei mercatores toscani e di san Francesco. Qualcosa di molto particolare e complesso, che in qualche modo ha continuato l’umanesimo civile dei secoli precedenti ma che in qualcosa d’altro se ne è invece allontanato.
Bruni, con un linguaggio al quale occorre stare molto attenti per non perderne nessuna sfumatura, racconta evoluzione e tratti caratteristici di questa forma di fare impresa e mercato. In particolare, come si è detto, il volume (circa 200 pagine), racconta la genesi del capitalismo meridiano evidenziandone gli aspetti comunitari, meticci e relazionali, maschili ma con inaspettate presenze femminili; con uno sguardo speciale all’intreccio tra lo spirito dei mercanti e quello dei frati mendicanti. Dopo un brillante primo capitolo di sintesi, Bruni affronta quindi i punti fondamentali della vicenda con approfondimenti peculiari che (con ragione) lui stesso indica come quelli forse più interessanti di tutto il libro. Soffermandosi su passaggi fondamentali come l’economia francescana, le controversie su alcuni concetti cardine dell’economia (di allora come di oggi), i tratta specifici della “civil mercatura”, Bruni arriva fino all’epoca della Controriforma quando, come si è detto, verrà data origine a forme differenti di capitalismo.
Libro breve ma denso, da leggere con attenzione, l’ultima fatica letteraria di Luigino Bruni è un prezioso strumento di conoscenza anche per chi, oggi, si ritrova nel mezzo delle tempeste economiche attuali. Scrive in un passaggio l’autore: “L’economia europea è nata da uno spirito più grande dello spirito delle merci, e se perde questo spirito eccedente rischia seriamente di spegnersi”.
Capitalismo meridiano. Alle radici dello spirito mercantile tra religione e profitto
Luigino Bruni
Il Mulino, 2022
L’ultimo libro di Luigino Bruni racconta delle radici dell’attuale assetto economico occidentale
Prima dell’attuale capitalismo e delle contemporanee forme di produzione e d’impresa, l’Europa ha conosciuto altri capitalismi. Assetti economici la cui conoscenza fa bene anche oggi a chi – imprenditore o manager -, deve ogni giorno occuparsi di impresa, mercato, profitto e responsabilità sociale delle proprie azioni economiche. Soprattutto quando si pone attenzione al fatto che i capitalismi di un tempo sono stati animati e ispirati da qualcosa di più grande e complesso del puro interesse economico delle merci.
Di tutto questo si occupa l’ultimo libro di Luigino Bruni (professore di economia politica alla Lumsa di Roma), che racconta genesi e sviluppo di quella particolare forma di capitalismo che tanta parte ebbe nello sviluppo economico di qualche secolo fa.
“Capitalismo meridiano. Alle radici dello spirito mercantile tra religione e profitto”, racconta come nel corso delle ultime fasi del Medioevo sia stato generato una sorta di “grande codice dell’economia di mercato” che successivamente con la Riforma protestante si biforcherà in un capitalismo nordico, erede di Lutero e Calvino, e in uno meridiano, figlio dei mercatores toscani e di san Francesco. Qualcosa di molto particolare e complesso, che in qualche modo ha continuato l’umanesimo civile dei secoli precedenti ma che in qualcosa d’altro se ne è invece allontanato.
Bruni, con un linguaggio al quale occorre stare molto attenti per non perderne nessuna sfumatura, racconta evoluzione e tratti caratteristici di questa forma di fare impresa e mercato. In particolare, come si è detto, il volume (circa 200 pagine), racconta la genesi del capitalismo meridiano evidenziandone gli aspetti comunitari, meticci e relazionali, maschili ma con inaspettate presenze femminili; con uno sguardo speciale all’intreccio tra lo spirito dei mercanti e quello dei frati mendicanti. Dopo un brillante primo capitolo di sintesi, Bruni affronta quindi i punti fondamentali della vicenda con approfondimenti peculiari che (con ragione) lui stesso indica come quelli forse più interessanti di tutto il libro. Soffermandosi su passaggi fondamentali come l’economia francescana, le controversie su alcuni concetti cardine dell’economia (di allora come di oggi), i tratta specifici della “civil mercatura”, Bruni arriva fino all’epoca della Controriforma quando, come si è detto, verrà data origine a forme differenti di capitalismo.
Libro breve ma denso, da leggere con attenzione, l’ultima fatica letteraria di Luigino Bruni è un prezioso strumento di conoscenza anche per chi, oggi, si ritrova nel mezzo delle tempeste economiche attuali. Scrive in un passaggio l’autore: “L’economia europea è nata da uno spirito più grande dello spirito delle merci, e se perde questo spirito eccedente rischia seriamente di spegnersi”.
Capitalismo meridiano. Alle radici dello spirito mercantile tra religione e profitto
Luigino Bruni
Il Mulino, 2022